Il ricordo di Luca per le nuove sfide della ricerca (tratto da Agenda Coscioni)
"Il 20 febbraio 2006 moriva mio figlio Luca Coscioni. Dopo quattro anni di silenzio assoluto ad Orvieto nella sua città natale abbiamo avuto una timida proposta dal nuovo sindaco Tony Concina di dare nome ad una via in memoria di Luca Coscioni. Quasi a non evocare la sofferenza di questa morte i miei concittadini hanno sempre evitato di parlare di Luca. Avrei voluto che fosse accaduto il contrario, sia durante la malattia che dopo la morte. Quando cercavo di spiegare la malattia, la ricerca scientifica, il rapporto con il Partito Radicale e l'importanza di ciò che stava facendo l'interesse diminuiva. Le domande divenivano banali: "come mangia,parla ,cammina, e si sposa?...". Niente di più.
E' stato molto criticato per aver scelto i Radicali che invece sono stati gli unici a capire la grandezza del suo dramma e coraggiosamente lo hanno aiutato non solo come partito politico ma come gruppo di persone sensibili al disperato appello battendosi con lui per la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali. Solamente loro non hanno tolto speranza , anzi lo hanno protetto , aiutato , incoraggiato e sostenuto in tutto il suo percorso. Luca diceva sempre:"Io mi servo dei radicali non loro di me !" So che era molto amato e benvoluto nel nostro paese, ma i cittadini non hanno avuto la forza e la voglia di sostenerlo, non lo hanno voluto riconosce come personaggio politico ,non hanno compreso l'enorme battaglia umanitaria di cui si stava facendo carico . Si sono voluti fermare al ricordo di quello che era stato, rifiutando il presente non hanno colto la straordinaria occasione di un grande cambiamento che avrebbero potuto fare insieme a lui . Né prima né dopo la sua morte. Durante la malattia hanno avuto paura di vedere il cambiamento e la sofferenza che stava trasformando il suo fisico e dopo non hanno capito la grandezza del progetto Associazione Luca Coscioni .
Sono pochissimi gli iscritti orvietani a questa associazione e questo secondo me non è una grande manifestazione di amore verso questo giovane uomo che ha dato la sua vita cercando di stimolare l'interesse pubblico attraverso la politica per la ricerca scientifica . Lui sapeva bene che non si sarebbe salvato; la famosa frase : "dal corpo dei malati al cuore della politica " racconta tutto il suo pensiero . Ancora più difficile è stato il confronto a livello nazionale in politica , sia a destra che a sinistra, che con la Chiesa Cattolica trasformandosi inevitabilmente in aspra battaglia . A questo proposito vorrei chiedere al Papa e a tutti i rappresentanti della Chiesa di ascoltare e di vedere il pianto e la disperazione di una madre, di un padre e di una sorella per la morte prematura del proprio caro malato di sclerosi laterale amiotrofica.
Vorrei vedere e sentire il pianto e la disperazione dei parenti per la morte degli embrioni sovrannumerari della procreazione assistita, considerati persone dalla Chiesa Cattolica. Luca voleva fare ricerca su questi comunque destinati a morire naturalmente. Vorrei chiedere a Giuliano Ferrara che cosa farebbe se si ammalasse "degli acciacchi "di Luca Coscioni, come scrisse in un articolo del suo giornale Il Foglio, e si trovasse con la sclerosi nella condizione di rimanere schiacciato da un masso gigante sul suo corpo dove si possono muovere solo gli occhi , si può mangiare solo con un tubo infilato nello stomaco, dove le tue funzioni intestinali e vescicali sono azionate meccanicamente . Gli chiederei se volesse considerare la sclerosi laterale amiotrofica solamente come un "acciacco". Un bravo giornalista non può fare ironia sulla disperazione dei malati . Ricordo che l'onorevole Bottiglione durante una trasmissione televisiva dove Luca era stato invitato gli consigliò di rassegnarsi alla malattia e di pregare Dio ; vorrei chiedere a Buttiglione se si fosse veramente calato nella posizione di mio figlio e credo che se avesse lui stesso contratto la sclerosi laterale come prima cosa si sarebbe avvalso della scienza per curarsi e poi affidato alle mani del suo Dio.
In quella sede Santoro non concesse a Luca una risposta . Io so cosa Luca avrebbe voluto dire : "Lei è libero di pregare Dio ma lasci libero me di scegliere di curarmi attraverso la ricerca scientifica." Vorrei chiedere alla Chiesa Cattolica quanto sia giusto e umano pregare per un miracolo di un malato di SLA e lasciare morire altri sei mila persone affette dalla stessa malattia . Quando mi è stato proposto di ricordare Luca attraverso il I° MEMORIAL LUCA COSCIONI sono stata felice perché conoscendo mio figlio che amava tutti gli sport , amava i giovani, amava la vita ed i particolare la maratona "nel percorrere la maratona c'è tutta una vita, lungo quei chilometri non c'è solo una competizione sportiva c'è molto di più. Lungo quei chilometri si nasce e si muore, si odia e si ama si spera e si dispera si piange e si ride passo dopo passo chilometro dopo chilometro fino al traguardo ." La maratona più grande a cui ha partecipato Luca, non più sulle sue gambe , è stata quella della vita e quella maratona l'ha vinta ma non è stato premiato come meritava. E' proprio vero che Luca Coscioni è stato un uomo che ha corso oltre il rumore dei suoi propri passi."
fonte: Agenda Coscioni