opinioni

Sottoponiamo a referendum comunale l'ipotesi del patto civico per Orvieto

lunedì 15 febbraio 2010
di Aramo Ermini

...di modo che i cittadini siano e rimangano i soggetti della Politica. Il bene di una collettività deve sempre venire prima degli interessi particolari, così il bene del Comune di Orvieto, cioè della comunità di cittadini che lo sostanzia, deve essere il criterio assoluto di ogni scelta dell'Amministrazione Comunale. Il dibattito attuale sulla necessità di un Fronte Civico per salvare Orvieto dal disastro finanziario e dal possibile commissariamento pone però la necessità di alcune considerazioni e domande.

Il fronte civico viene presentato come l'unica alternativa che può salvare Orvieto, ma è proprio così? L'attuale Giunta Comunale è scaturita da elezioni competitive tra due opposti schieramenti ( centro-destra e centro-sinistra ), gli elettori del Comune sono stati chiamati a scegliere quale dei due schieramenti li avrebbe governati ed hanno espresso la loro preferenza. Altra questione è poi che non si è costituita una maggioranza consiliare organica alla giunta. Si è così attuato così un modello democratico: più partiti si sono presentati agli elettori ed essi hanno espresso la loro scelta, ha senso ora dire che si può fare a meno di tale deliberazione elettorale... e allora governiamo tutti insieme?

Il modello democratico è frutto della sapienza millenaria dell'Occidente: la competizione tra schieramenti alternativi, il voto elettorale, la maggioranza e la minoranza... permettono che i vari interessi siano rappresentati e scelti e che vi sia un bilanciamento dei poteri così come un controllo dell'un potere sull'altro. Ciò rientra anche nel principio della separazione dei poteri. Che dire, come nel caso del Fronte Civico, dello schieramento politico che è stato responsabile del disastro finanziario del Comune, chiamato ad essere co-parte nel risanamento del disastro stesso? Credo che nella passata amministrazione comunale vi siano stati anche galantuomini, ma se anche dei galantuomini hanno disastrato il Comune, a maggior ragione c'è bisogno di controllo, quindi di una maggioranza che governa e di una opposizione, per evitare, con più forza, scelte sbagliate e logiche compromissorie e di spartizione.

Si cerca di giustificare ideologicamente la necessità del Fronte civico, tirando in ballo la storia cittadina con la contesa tra Guelfi e Ghibellini, Pietro Parenzo..., a proposito ed a sproposito. Non si deve confondere però un sano modello democratico con i suoi vinti e i suoi vincitori e le sue dinamiche con una guerra fratricida. Aver una Maggioranza ed una Opposizione non è guerra fratricida è Democrazia! Attuare una scelta di fronte civico senza consultare i cittadini elettori, passando sopra la volontà da loro espressa, anzi andando contro la volontà da loro espressa, come nel nostro caso, non è democrazia, vuol dire considerare i cittadini soggetti passivi, spettatori della politica, che continua ad essere fatta dagli addetti ai lavori nelle loro riunioni.

C'è la forte necessità invece che i cittadini si riappropino della Politica, cioè delle cose che riguardano la loro Polis e decidano per esse. Non so se l'ipotesi di Fronte civico possa essere l'unica realistica per supplire alla mancanza di una maggioranza consiliare, (perché non pensare anche a possibilità di elezioni anticipate - che forse tutte due le forze temono - ), ma se quella del fronte civico fosse la scelta migliore, che almeno tale cambiamento politico sia sottoposto a Referendum Comunale, cioè al giudizio dei cittadini elettori.

In una comunità medio piccola come la nostra potrebbe essere un interessante esperimento di democrazia diretta. Chissà se, nel tempo, una cittadinanza attiva e partecipe, piuttosto che una popolazione che subisce le decisioni, come la nostra è abituata ad essere, possa essere vantaggiosa anche in termini economici oltre che culturali e politici?