opinioni

Elezioni: la parola all’Oracolo

domenica 3 gennaio 2010
di Nello Riscaldati

Con l'avvicinarsi delle elezioni regionali l'Associazione informale"Orvieto èvviva?" decide di inviare uno dei suoi soci a consultare l'oracolo di Delfo circa l'esistenza e le possibilità di successo di candidati locali.
Tale faticoso compito viene affidato all'unanimità a Solone, il più saggio degli ateniesi, il quale equipaggiato con scarse e povere provviste nel tascapane e con una fiasca piena d'acqua a tracolla si muove da solo, munito di calzature di buona suola, verso le trafficate strade della Fòcide.
Uscito dall'Attica entra in Beozia, tocca Platea, Leuttra, poi Tebe, e si concede una breve sosta a Lebadea, sempre in Beozia, nei pressi dell' Oracolo di Trofonio, da taluni ruitenuto il principe degli architetti della Grecia antica, nelle vicinanze del quale sgorgano due fonti che hanno la funzione di dissetare i pellegrini che vengono a fare domande. I quali sono però avvertiti circa la diversità degli effetti dell'acqua bevuta all ‘una o all'altra delle due sorgenti.

L'una porta il nome della figlia della Discordia, sorella del Sonno e della Morte. Ha nome Lete e la sua acqua ha il potere di cancellare i ricordi e di donare l'Oblìo.
L'altra fonte porta il nome della figlia del Cielo e della Terra, Urano e Gea, ed è conosciuta come Mnemòsine (la Memoria), madre delle Nove Muse. Il padre, naturalmente, è Zeus.

Solone non rivolge domande all'Oracolo per non offendere quello di Delfo nella Fòcide dove è diretto. Luogo di ben più alto prestigio per l'avvertita presenza in esso di Gea, di Apollo Olimpio e di Diòniso Tracio.
Le risposte dell'Oracolo pronunciate dalla Pizia, sacerdotessa di Apollo, vengono redatte in versi esametri e consegnate a chi ne ha fatto richiesta dietro volontario compenso.
Lasciata Lebadea e transitando per Cheronea giunge nei pressi dell'Oracolo, che il Monte Parnaso protegge dai venti freddi del nord. Qui Solone si toglie le calzature per dare sollievo ai piedi stanchi e si mette in fila con gli altri postulanti. Giunto il suo turno consegna all'addetto un plico contenente il seguente quesito:

"In una lontana e un tempo ricca e fiorente città dell'Etruria, di molto ad occidente di Delfo e dell'Ellade, si approssima la celebrazione, appunto nei primi giorni di primavera, di un'importante consultazione elettorale. Per tale motivo alcuni cittadini venuti da quelle terre, oggi povere e irrequiete, si rivolgono, mio tramite, agli Dei presenti in questo sacro luogo per avere lumi circa la presenza di personaggi, nelle fazioni contrapposte, capaci di conseguire le vittoria e, una volta vincitori, essere in in grado di ben rappresentare la città e il territorio nell' amministrazione della cosa pubblica."

Consegnato il plico Solone si siede sotto un fico per riposare le membra esauste e dà ristoro ad un lungo digiuno con alcune olive secche e con i resti di un pane duro.

Verso sera un esponente del collegio sacerdotale dell'Oracolo consegna a Solone la risposta della Pizia, sacerdotessa di Apollo.
Solone ringrazia, offre al sacerdote le olive rimaste nella sacca e riprende la strada per Atene dove arriva qualche giorno dopo a notte inoltrata.

Di qui, per nave e per cavallo, il plico giunge ad Orvieto dove suscita qualche rumore, molte discussioni ed innumerevoli brusìi.

I responsi in verità sono oscuri come d'altra parte conviene che sia per tutti i responsi di tutti gli oracoli di questo mondo, ma i politici di più antico legno e di piu vecchia poltrona affermano di essere in grado di interpretarli correttamente dopo attento e mirato studio, altri, al contrario, si circondano di dubbi e di cautele ed evitano di pronunciarsi per non farsi nemici o perdere consensi.

Due le fazioni indicate da Solone, quattro le presenze avvertite dalla Pizia.

Per la prima fazione la sacerdotessa crede di intravedere, nell'oscurità scarsamente schiarita dai ceri e tra le ombre dei fumi degli incensi e di altre essenze odorose portate fin lì dal lontano Oriente, una figura femminile avvertita come già esperta della cosa pubblica, conosciuta nel territorio e conoscitrice del territorio. Costei, fuori dalle trappole del voto disgiunto, dovrebbe aggregare consensi. L'Oracolo, e la Pizia lo conferma, non crede nell'esistenza di altre presenze valide.

Per l'altra fazione l'oscurità delle risposte è ancora più fitta.
La Pizia avverte la presenza di tre figure, ma a causa della scarsa luce e dei fumi, solo di due riesce a formulare poche e confuse indicazioni.

L'una si delinea tra rette parallele e viene quindi interpretata come seguace di Pitagora di Samo, serio edificatore di consensi guadagnati luna dopo luna.
Subito dopo un bianco chiarore balenato per un attimo suggerisce alla Pizia la probabile presenza di un seguace di Asclepio, figlio di Apollo e della ninfa Corònide. Allievo del centauro Chirone, insieme ad Eracle, Giasone ed Achille, divenne espertissimo nell'arte medica. Fu poi fulminato da Zeus su istigazione di Plutone che lo accusò di avere appreso l'arte di richiamare in vita i morti, in tal maniera spopolando l'Ade.

La terza presenza è troppo immersa nell'oscurità e la sacerdotessa non dispone di lumi sufficienti a rischiarare l'ombra che l' avvolge e la nasconde e non le consente di emergere più di tanto forse anche a causa di una progenitura non eccelsa. Ma la Pizia assicura che la presenza c'è.

Fin qui l'enigmatico responso dell'oracolo che sarà motivo per alcuni di sudate notti insonni.

Siamo certi inoltre che in molti insorgeranno contro di esso e che altrettanti saranno i contrasti e i tentativi di demolizione. Ma "Orvieto èvviva?" ha l'obbligo di ricordare agli interessati che i responsi dell' Oracolo di Delfo, oltre che da Gea, Apollo e Diòniso, sono tutti garantiti dalla Dea Fortuna.
E, come dice il vecchio adagio,: "Chi non segue la strada indicata dalla Fortuna poco lontano va."

Intanto sono arrivate adesioni femminili ad "Orvieto èvviva?". Quando avranno raggiunto il numero di nove verrà dato loro il nome delle Muse.

E che gli Dei siano propizi con noi che con voi tutti, e preservino il vostro andare dalle unghie affilate dei predoni, sia di strada che di banca, e vi evitino di pestare il prodotto interno lordo depositato da coloro che vi hanno preceduto sul vostro aspro e difficile cammino.

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