opinioni

Orvieto èvviva?

mercoledì 16 dicembre 2009
di Nello Riscaldati

Dicembre ci regala "una tantum" un breve pomeriggio di ottobre. Piccioni educati e che nemmeno ti beccano le scarpe. Schiace di S.Andrea asciutte e "toh! mi voglio rovinare!" anche pulite.
Ci contiamo. Siamo in sette. Il numero ci piace e decidiamo di dar corpo ad un progetto che coviamo da tempo. Un'associazione informale per poter dire ci siamo anche noi, senza tessere, senza quote, senza carte scritte né firmate. E' solo la nostra. Oggi sette, domani uno, dopodomani settanta, chissà. L'importante è che sopravviva l'idea. Il nome lo propongo subito io, perché ce l'ho in testa da qualche anno. Si chiamerà "Orvieto èvviva?", con l'accento all' inizio e l' interrogativo alla fine, e questo perché tutti ci troviamo subito d'accordo sullo scopo del nostro esistere, naturalmente fondato sull'amore per la città, scopo che è appunto quello, partendo da uno stato di dubbio metodico cartesiano, di raccogliere notizie, di rendere pubbliche le nostre valutazioni su quanto accade, di controllare spesso lo stato di salute del Tufo e dintorni, di renderci conto della consistenza delle sue funzioni vitali e di denunciare al popolo e al Comune qualsiasi eventuale sintomo indicante un progressivo obnubilamento del sensorio del Tufo suddetto, propedeutico ad una probabile perdita di coscienza del medesimo con possibile male augurata esitazione verso quello stato di coma stuporoso che alcuni già credono di intravvedere mentre noi ancora no.

Non parleremo più in termini professionali. Rompono le palle a chi legge e sanno di presunzione così come accade per le citazioni latine od inglesi senza corrispondenti traduzioni a lato che le rendano comprensibili a tutti.

Riflettiamo per un momento come nessuno di noi si sia mai seduto su di una poltrona, fatte salve quelle di casa, e né sia stato mai presidente, vicepresidente, direttore, assessore, consigliere e via dicendo di nulla, Con soddisfazione ci rendemmo conto di essere tutti "nuovi".
Ci guardiamo intorno. Siamo solo sette, ma l'idea ha le porte spalancate. Accoglie cioè chiunque abbia voglia di entrare e lo lascia libero di uscire quando e se vorrà. Uno sbuffo di aria fresca ci riempie i polmoni.

Intanto, man mano che il cielo si colora di tramonto, la Piazza si va animando.

Dall'arco oscuro della Misericordia ecco profilarsi guardinga la sagoma del baffuto e canuto Pier delle Vigne (nome d'arte), preceduto da fanti e cavalieri armati di spade e di bastoni, mentre dal Corso, quasi d'intesa, si muovono puntuali, ma avanzando con lentezza professionale, i "Carri" di Viareggio forniti di coppe e di denari.

Dalle penombre dell'arco di Piazza emerge, solitaria e furtiva, la figura di Gervasio Lombardacci (nome d'arte anche questo ma di notevole effetto).
Solitaria figura appunto, perché Gervasio Lombardacci è rimasto proprio solo e non ha nemmeno una scartina di scorta. Del fatto che sia furtiva invece il motivo ancora non si sa anche perché non stiamo parlando di una lacrima ma di molte.
La suddetta figura sosta poi per un attimo, scruta sospettosa intorno e quindi s'avvia, muro muro, verso l'ascensore del Comune.

Due o tre presenze indistinte seminascoste da un arco, ma che più tardi veniamo a sapere essere ex detentori di fette di potere ormai già avanti negli anni, discutono sul se, sul come e sul quando tentare di forare il muro di gomma per rientrare in possesso almeno di una fettina di quel potere.
Un futuro popolato di giardinetti con alberi secchi, di giornali vecchi e di interminabili conversazioni sul tema "quando c'eravamo noi, allora si che,...", è veramente una prospettiva atroce per un politico anche di mezza tacca.
Ma Orvieto è certamente ancora in condizione di dare il meglio di questo peggio.

Passa poi il Sindaco, canuto anch'esso, ma ancora piè veloce, non grave d'anni, ma carco di pensieri questo sì. Abbiamo la fortuna di carpirne al volo uno così formulato: "Il presente sarebbe pieno di ogni possibile avvenire se il passato non vi proiettasse la sua storia!"

Notevole, veramente notevole. Tiè!

Nel frattempo l'araldo di Pier delle Vigne, avanza fino alla metà della Piazza, proprio sotto l'albero di Natale ancora nudo e, dopo un rullo di tamburo, legge il seguente proclama:

"Tutti i cittadini sono invitati, prima del calar del sole, ad attaccare le palle all'albero!"

Dopo un secondo da una finestra imprecisata una voce femminile urlò:

"E allora cominciasse lue,...!"

Nessuno rispose e nella Piazza tornò il consueto silenzio. In cielo non volava un uccello. In giro non si vedeva l'ombra di un uomo. Di conseguenza l'albero restò nudo e l'araldo inascoltato.

Dalle schiace di S. Andrea i sette dell' "Orvieto èvviva?" decisero per comodità, e per darsi delle arie, di assumere i nomi dei Sette Savi della Grecia Antica. I lettori scuseranno la presunzione ma, in fondo, si tratta di un gioco al quale le schiace si prestano in modo particolare. E poi non sono pochi gli orvietani che vestono delle vesti non loro appropriate senza sapere nemmeno se lo sanno o non lo sanno.

Esordì Chilone di Lacedemona, il filosofo, che aveva già legato la sua fama alla definizione delle tre cose più difficili da sopportare per un uomo, e cioè: il saper conservare un segreto, il saper impiegare bene il proprio tempo e il saper sopportare le ingiurie senza reagire. Di simili argomenti lui trattava all' incirca intorno al 570 a.C.
Sarà stato felice? Mah!

Quella sera così parlò dalle schiace di S. Andrea:

-Esistono alcune persone, simili a noi per apparenza e modi, le quali, qualsiasi strumento usino per esprimersi nel tentativo di comunicare qualcosa, ci appaiono spesso come troppo intralciate da loro stesse.
Chissà, forse per difficoltà nell' usare la parola o la penna, forse perché limitati dalle ombre e dalle penombre di sopravvissuti paraventi ideologici, forse per ignoranza di alcuni elementi del percorso o del quadro, forse perché si muovono a fatica nelle fanghiglia di parole e frasi da loro gia dette e ripetute miriadi di volte intorno a miriadi di tavoli o in pubbliche assemblee credendo, e forse anche in buona fede, di esprimere e proporre ogni volta soluzioni nuove.
Costoro in verità molto si affaticano cimentandosi invano nell'arduo tentativo di dissodare un terreno che proprio per causa loro diventa ogni giorno più sterile.-

Ai piedi delle schiace s'è intanto formato un capannello costituito da elementi di solito parcheggiati da Montanucci, da bighelloni migranti da Piazza al Duomo e viceversa, dagli abituèe delle rare panchine di S. Andrea, da donne e donnette uscite da Pierino con la busta della spesa e da fumatori i quali, appena fuori dal tabaccaio, aprono con senso di pregustazione il pacchetto di sigarette appena acquistato. Costoro se ne stanno tutti con il naso all'insù forse immaginando che sia in atto una specie di teatrino come a volte del resto se ne vedono per le vie di Orvieto nella bella stagione.

A Chilone rispose Solone ateniese, il saggio per eccellenza. Legislatore, moderatore e giudice. Immenso fu il lutto quando, nel 559 a.C., se ne partì da questo mondo lasciando orfana Atene, la Grecia e il Mondo Antico:

-E bene dicesti, Chilone, e sono certo che non me ne vorrai se aggiungo, per conferire maggior luce al tuo argomentare, che il fine dell'affaticarsi di costoro è di solito quello di esortare gli animi alla salvezza della Patria vista sempre in imminente pericolo di perdere la libertà per colpa di un loro nemico. Esortazioni simili nella forma ma cosi diverse nella sostanza tra loro che nessuna di esse sortirebbe l'effetto prefissosi anche perché la Patria viene troppo spesso confusa con il proprio paese se non addirittura con le proprie case e i propri armenti.-

Uno degli astanti si ricordò di quanto Guareschi ebbe a scrivere nel primo numero di "Candido" del 15 Dicembre 1945 circa la mania degli italiani di voler salvare ad ogni costo l'Italia tanto che ritenne opportuna la proposta di affiggere cartelli nei luoghi pubblici con su scritto "Vietato sputare per terra e salvare l'Italia".
Nell'ascoltare tali novità un altro degli astanti suggerì a sua volta di esporre targhe, sempre nei luoghi pubblici, con su scritto "Vietato fumare e dare consigli al Sindaco".
E questo a voler significare no a patti sottobanco, a governissimi, e ad atti contro il volere dell'elettorato.

Al che Solone aggiunge questa riflessione:

-Tanto più che negli affari, specie in quelli di grande importanza è impossibile piacere a tutti. E poi l'eletto a governare la cosa pubblica il quale, nel tempo a lui concesso, si dimostrasse non all'altezza del suo compito, può, anzi deve essere cacciato dalla città.-

E a maggior conforto interviene Biante di Priene, il più vecchio, che ammonisce ed insegna:

-Agli uomini va ricordato che il desiderare le cose impossibili è una malattia dell'anima. Conosci te stesso e fai quello in cui credi.-

Da sotto un tipo con il volto invaso e arruffato da barba e capelli interloquì:

-Guardi che il problema è un altro,...!.-

Ma non potè terminare la frase perché fu allontanato di peso,...(e pesava, e come se pesava,...!)!

Talete di Mileto, altro Savio, geomètra e matematico, prototipo dello scienziato distratto, questa volta non inciampa e non cade nella buca ma, pur non intervenendo direttamente nel dibattito, guardandosi un po' intorno si accorge che a Ciconìa la segnaletica orizzontale è pressochè sparita del tutto con grave pericolo per chiunque transiti su quelle strade veloci. Lo stesso vale per la strada delle Conce di recente sistemata.
E così tutto quello che ha constatato il filosofo dichiara.

In tal modo Talete rende nota la cosa al popolo e al Comune affinchè chi ne ha il compito ed il potere appena possibile provveda in merito. In fondo anche lui è uno dei componenti di "Orvieto èvviva?" e, pur essendo un grande, non si vergogna di trattare argomenti così terra terra.
Per ora hanno tutti volato basso ma il cielo sopra la città è sconfinato ed è cosa nota che il pilota prudente prende quota con gradualità. D' altra parte nella memoria di tutti è ben presente e maestra la storia di Icaro.

I Savi che non hanno ancora parlato e cioè Cleobulo, Periandro e Pìttaco, diranno la loro la prossima volta.

Buone Feste sottocosto e un augurio a tutti coloro ai quali non li fa nessuno!!