opinioni

Lettera trasversale alla sinistra orvietana

martedì 21 aprile 2009
di Rodolfo Ricci

Naturalmente non è il caso di farsi troppe illusioni. Nel senso che tutti abbiamo chiaro che la caduta di tanti "muri" nell'ultimo decennio ha trasformato radicalmente il panorama politico-culturale del paese e di quasi tutte le province; compreso Orvieto. Verso sud.

Faccio riferimento nello specifico a ciò che amava autodefinirsi come sinistra. Spezzettata in così tanti rivoli che oramai appare addirittura difficile capire se i diversi ruscelli hanno una propria effettiva identità oppure se invece mirano esclusivamente ad essere legittimati dal fiume che li accoglie o che li accoglierà.

Vengo al concreto: alle prossime amministrative avremo due liste contrapposte, una di centro-destra, l'altra di centro-sinistra: PDL e PD; intorno ad esse graviteranno altre liste di sostegno all'una o all'altra che hanno il preciso obiettivo di acquisire voti per i due candidati Sindaco oppure (se va male) per contrattare, con l'uno o con l'altro, la devoluzione di alcune centinaia di voti per superare il fatidico 50% in un ipotetico ballottaggio.

La questione potrebbe essere di scarso interesse nella sua disarmante ovvietà, se non fosse che i numeri danno invece a pensare; si tratta dei numeri delle precedenti elezioni del 2004.

Per maggiore chiarezza rispetto agli schieramenti, sono utili i risultati delle Europee di quell'anno: la somma dei voti di Rifondazione Comunista (8.86%), PDCI (4.91%), Socialisti (3.68%), Verdi (2,11%), dava una percentuale di quasi il 20%, superiore a quella di Alleanza Nazionale (13,75%) e persino di Forza Italia (18,11%). Quella dei DS + Margherita si attestava al 36%.

Una percentuale del 20% (che corrispondeva allora a quella di un ipotetico secondo partito della città e oggi al terzo) sarebbe decisiva -anche se decurtata dal tempo intercorso- non solo per eleggere il Sindaco, ma soprattutto per determinare ed incidere fortemente sul programma del prossimo quinquennio.

Quali sono le difficoltà perché ciò si realizzi? Si diceva che in questi 5 anni sono caduti tanti muri e tante barriere, fino alla elezione di un post-fascista alla Camera, che è successo, nel breve volgere di un biennio, ad un post-comunista.

La fine del "secolo americano" ha portato il meticcio Obama alla Casa Bianca; la Cina è diventata l'altro piatto della bilancia dell'equilibrio mondiale; l'America Latina (al contrario dell'Europa) è governata al 90% da governi di sinistra e sta per chiudersi l'epoca cinquantennale dell'embargo a Cuba.

Una grande crisi superiore a quella del 1929 avvolge il pianeta sotto l'effetto serra. I combustibili dell'era industriale stanno raggiungendo il picco e si profila l'avvento di una nuova età energetica, ovvero della catastrofe. Tanto per citare alcune minuzie.

Imperterrita la cosiddetta sinistra continua il suo tragitto. Un bricolage di sigle, stemmi e marchi che ritroveremo sulle schede elettorali, europee e locali a richiedere un'opzione all'elettore defatigato.

Ma in una piccola città di provincia, come potremo spiegarci questa frammentazione già indecifrabile a livello nazionale?

Quali sono i discrimini delle diverse posizioni ideali, programmatiche, quotidiane?

E' davvero un rebus di difficile soluzione.

Verrebbe da pensare che dopo larghe primarie a cui quasi tutti hanno partecipato cercando di influire sul risultato a proprio vantaggio, si apre ora la breve stagione del proliferare di liste che hanno l'identico obiettivo.

Senza tuttavia che vi sia, ancora una volta, un comprensibile motivo per cui l'elettorato di sinistra dovrebbe optare per l'una o per l'altra sigla.

Vorrei lanciare una estemporanea (ed aleatoria) sfida ai rappresentanti di queste compagini della sinistra: diteci, cortesemente, perché dovremmo votare voi e non gli altri. Cioè eruditeci sul perché andate divisi.

Quali ideali, sensibilità, valori, programmi vi distinguono dai vostri contigui cugini?

Oppure dobbiamo pensare che andate divisi perché avete già contrattato o state contrattando con il presunto futuro vincitore qualche posizionamento? E quindi volete vedere in che misura il vostro apporto può essere decisivo?

Nel qual caso, non vi sfugge che in molti potrebbero pensare che vale la pena votare subito per il presunto vincitore contrattando con anticipo e senza la vostra mediazione singolari favori, oppure, più correttamente, aderire senza alcun dubbio ai loro vaghi programmi. O infine astenersi senza alcuna ammissibile deroga. Il voto -come vedete- è sempre utile.

Care compagne, cari compagni,
era vero, una volta, che "il personale era il politico". Ma non andava preso così alla lettera. Anzi indicava il contrario.

Fu anche detto: "una risata vi seppellirà". E questo era un ossimoro o qualcosa di simile.

Ma riguardava quegli altri.