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Perchè aderisco alla manifestazione del 4 aprile indetta dalla CGIL

mercoledì 1 aprile 2009
di Stefano Mocio

L'aggravarsi della crisi economica e sociale spinge il nostro Paese verso una fase di allarmante recessione, che colpisce duramente il sistema produttivo, i lavoratori, i precari e le famiglie. L'aumento dei cassintegrati, dei lavoratori in mobilità, dei contratti a termine non rinnovati, il crollo della domanda e la riduzione degli investimenti esemplificano i contorni di una situazione in cui si avverte con sempre maggiore peso la preoccupazione e l'angoscia di donne e uomini.

Nessuno può dirsi fuori dalla crisi e nessuno può dirsi fuori dall'obbligo della coesione. Anche a Orvieto, noi dobbiamo essere capaci di opporre il nostro lavoro, la nostra civiltà e la nostra cultura solidale agli scuotimenti di questa tempesta. Soprattutto, dobbiamo essere capaci di stringere i nostri comuni destini disincagliando le energie dalle secche delle paure, degli egoismi, delle reciproche diffidenze.

La nostra città è salda e gode di un diffuso benessere. Oggi però non è il tempo delle celebrazioni né delle difese gelose dei propri giardini perché dobbiamo saper volgere il nostro sguardo laddove l'urto della crisi produce sofferenza, disagio e marginalità. Rispetto alla sofferenza sociale dobbiamo essere intolleranti. Abbiamo tutti la comune responsabilità di far bene nell'interesse nostro e del nostro prossimo. I tempi ci chiamano ad una speciale vigilanza.

Per questo insieme di ragioni, mi sento di aderire, a titolo personale, alla manifestazione del 4 Aprile, indetta dalla CGIL, per testimoniare la forte vicinanza ai problemi del mondo del lavoro e chiedere una svolta della politica economica che consenta all'Italia di non tornare indietro e di costruire oggi le condizioni del futuro.