opinioni

Giornalismo, Politica e Democrazia. In concreto

giovedì 13 dicembre 2007
di Davide Orsini
In questi ultimi giorni si è fatto un gran parlare di Forza Nuova ad Orvieto. Molti commentatori dicono che meno se ne parla e meglio è. In fondo si tratterebbe di cinque ragazzetti che giocano a fare i cattivi. Un secondo argomento è che FN avrebbe tutto il diritto di fare politica sul territorio perché tutte le idee in democrazia devono essere rispettate. C’è poi un terzo argomento ancora: FN è il sintomo che ad Orvieto c’è un forte disagio sociale. Invece di scagliarci contro i neo-fascisti dovremmo pensare di più ai mali veri della città. Io non sono d’accordo con le prime due posizioni e lo sono soltanto parzialmente con l’ultima. Cercherò di mettere in luce le mie ragioni facendo riferimento ad alcuni aspetti concreti della vicenda. Dell’obiettività Roberto Conticelli mi perdonerà se mi “appoggerò” al suo editoriale Forza Nuova, Niente Nuove, pubblicato su Tuttorvieto dieci giorni fa, per esporre le mie argomentazioni. Conticelli afferma che FN è roba vecchia e che sostanzialmente rappresenta il rovescio della medaglia dell'estremismo di sinistra. Per questa ragione – dice sempre Conticelli - FN sarebbe poco interessante e fondamentalmente innocua. Concordo con la prima affermazione. Per il resto mi pare che Conticelli sbagli due volte. E cercherò di dire perché. Cito lo stesso Conticelli: “Resta la tua scelta, egregio direttore (Lattanzi ndr.), l'aver concesso spazio a questi nuovi che poi tanto nuovi non sembrano: hai fatto bene. Come fai bene a far parlare gli altri, quelli collocati sull'opposta barricata: finché si rimane nel regno delle idee, le idee vanno fatte circolare perché ciascuno possa formarsi la propria opinione”. Qui nasce l’equivoco e il giornalista abdica alla sua responsabilità di operatore dell’informazione. La presunta obiettività e l'equilibrio del giornalista coscienzioso sono virtù invidiabili. Non quando queste sono fraintese. L'obiettività non esiste. Mi spiego. Anche quando la/il giornalista racconta un fatto accaduto, limitandosi alla descrizione, la più scevra da ogni abbellimento narrativo, decide di farlo. Decide che quel fatto, per qualsiasi motivo, è più importante di altri. E decidendo sull'importanza di ciò che vive ed accade intorno a lei/lui la/il giornalista compie un atto volontario. La rappresentazione della realtà, anche quella che passa per un trafiletto di un giornale locale, intercetta gli occhi del lettore. Il quale legge di una certa realtà e non di altra, magari raccontata da un altro giornale. Scegliere cosa raccontare è un atto politico che nemmeno la (il) più disinfettata (o) delle (dei) giornaliste (i) può evitare, a meno che non decida di non contrarre il morbo smettendo di esercitare la sua professione. Sulla libertà di espressione Roberto Conticelli, il giornalista, afferma che Claudio Lattanzi (il giornalista) avrebbe fatto bene ad ospitare sul “suo” giornale il blog ed i comunicati di FN in quanto quest’ultimo avrebbe esercitato il suo diritto-dovere di dar conto di tutte le posizioni, con puro spirito democratico. Insomma in ballo ci sarebbe la libertà di espressione di tutti. Se censurassimo le posizioni più estreme ed inaccettabili, potremo essere sicuri che ciò non accada in seguito ad ognuno di noi? Questa è anche la posizione di autorevoli esponenti per la protezione dei diritti civili in America (vedere il sito dell’American Civil Liberties Union). La libertà – dicono alcuni esponenti dell’ACLU - non vai mai limitata anche quando questa significa essere liberi di offendere e di incitare all’odio. Dopo lunghe battaglie legali e scontri politici, durante gli anni ottanta del secolo scorso negli stessi Stati Uniti si è arrivati ad istituire il reato di “Hate speech”, cioè di istigazione all’odio verso gruppi che si ritengono inferiori per ragioni politiche, religiose, di orientamento sessuale. La libertà di espressione di questo tipo di discorsi non viene tutelata dal Primo Emendamento della Costituzione U.S.A. Dal 1988 in poi molte università americane si sono dotate di un regolamento in base al quale non sono consentiti volantinaggi, comizi, e altre forme di espressione che contengano frasi ingiuriose o di carattere discriminatorio. Come per tutti i fenomeni complessi – e l’equilibrio fra libertà di pensiero e di espressione e non discriminazione certamente lo è – non esistono posizioni univoche né una risposta giusta sempre e comunque. Infatti negli U.S.A. i processi che hanno per oggetto la difesa e la limitazione della libertà di espressione sono innumerevoli ed i loro esiti vengono stabiliti volta per volta valutando le situazioni concrete. Se ci fermassimo a valutare il principio della libertà di espressione in astratto, nessuno, credo, avrebbe problemi a sottoscriverlo. Ma è nei dettagli che si trova il senso dei principi universali. Dai principi universali ai fatti quotidiani Trovo piuttosto singolare che giornalisti di lungo corso non valutino il peso che hanno le parole. Parole e slogan come: “Immigrati=droga=criminalità” e “Immigrati a mare”... Per non parlare dei commenti alle notizie che vengono postati sui giornali locali e sul blog di FN. C’è chi si firma “Leon Degrelle”, uno dei più grandi criminali del nazismo. C’è pure chi senza metafore dice “Comunisti ed extra comunitari RAUS”. C’è anche qualcuno che, firmando il suo commento alla manifestazione di Orvieto del 1 Dicembre, si rivolge al fenomeno immigrazione prospettando che “LA SOLA SOLUZIONE E' FERMARE L'INVASIONE, QUESTA E' L'ALTRA FACCIA DELLA GLOBALIZZAZIONE - LA SOLA SOLUZIONE E' FERMARE L'INVASIONE, QUESTO E' UN ATTENTATO ALLA NOSTRA NAZIONE!” e poi prende commiato dalla comunità dei bloggers scrivendo “Sieg Heil”, il saluto nazista reso celebre durante i raduni di massa a Norimberga (tutto stampato, dunque inutile rimuovere le frasi in fretta ed in furia). Mi pare che le frasi citate sopra non possano essere classificate come argomentazioni politiche, ma come istigazioni all’odio. Hanno tali manifestazioni di violenza una legittimità politica? Dovremmo valutarlo. Da un punto di vista legale ci sarebbe spazio per cominciare ad interessarcene. Ma un giornalista che non abdica alla sua responsabilità, in tutta coscienza può aspettare il pronunciamento degli organi giudiziari competenti? Oppure dovrebbe valutare egli stesso la gravità di tali parole ed intervenire con il suo metro di giudizio? Mi sarei almeno aspettato una cornice interpretativa fornita dalla redazione del giornale che ha pubblicato certi comunicati e che offre il proprio spazio. Macché, tutto sembra essere accettabile se scagliato contro il sistema politico corrotto orvietano. Io sono stato sempre ed in prima fila fra coloro che hanno lanciato critiche, anche molto dure, all’attuale modo di gestire la città. Ma questo non mi porta a strumentalizzare un gruppo di facinorosi che predicano violenza e discriminazione. Al di là dei risvolti legali, che dovremmo certamente valutare, non c’è una responsabilità politica, morale, professionale di cui tener conto? Pensavo che in uno stato democratico, l’ordine dei giornalisti esistesse per auto-regolare i parametri di comportamento degli associati. E in questo caso? Invece di parlare di principi in astratto dovremmo valutarne il significato in situazioni concrete. Della simmetria estremista Il secondo punto che Conticelli mette a fuoco è quello dell’uguaglianza di trattamento che andrebbe riservata a tutte le idee politiche. Democrazia vuole che tutte le idee debbano circolare liberamente. L’argomentazione è che siccome esistono estremismi di sinistra, allora è giusto dar voce anche a quelli di destra. A me pare che il problema risieda altrove, cioè nella legittimazione che viene data a certi messaggi. Se una persona di estrema sinistra asserisse che l’unico modo per cambiare le cose è fare la rivoluzione con mezzi violenti io, come giornalista, non ne pubblicherei i comunicati. Un conto è impedire a qualcuno di formulare le proprie opinioni, un altro conto è fornire legittimazione mediatica a certi sproloqui. Io vorrei fare in modo che gli organi giudiziari competenti valutassero la gravità di certe affermazioni ed intraprendessero le opportune azioni legali, qualora ne ravvisassero gli estremi. Tanto per esser chiari, io non ho mai pensato di impedire fisicamente o verbalmente ad alcuni gruppi di esprimersi al loro interno attraverso dei blog o altro. Se la simmetria delle posizioni estreme fosse il criterio per stabilire l’equilibrio del giornalista, allora dovremmo aspettarci che per ogni parola violenta pronunciata a sinistra se ne vada a cercare una di destra per contro-bilanciarla? Risultato: 1+1=2. Cioè una idiozia sommata ad un'altra produce due idiozie, indipendentemente dal colore. Piccola nota personale Detto ciò, forse non dovrei occuparmi di critiche strumentali che vengono scagliate da certi irreprensibili esponenti del centro-destra. Se la buttiamo sui rossi, i gialli e gli arancioni facciamo poca strada. Io sono io, con le mie idee ed argomentazioni che ho cercato di esporre brevemente in questo scritto. Non faccio parte della sinistra partitica cittadina, né della destra. Vi prego pertanto di non riferirvi al sottoscritto con generalizzazioni becere e strumentali. Siccome in democrazia ogni cittadino è libero di far politica, io, con altri, ho intrapreso una iniziativa volta a far assumere una posizione sulla vicenda a diversi gruppi politici locali. Se è per questo ho contattato anche esponenti di Forza Italia e di Alleanza Nazionale per discutere del problema. Dunque a me non possono essere imputati alcuna chiusura né un uso strumentale della vicenda. Piuttosto sarei contento se altri partiti, che finora non l’hanno fatto, prendessero ufficialmente le distanze da FN. Come cittadino ritengo che la posizione presa dal direttore Lattanzi sia sbagliata e cerco di convincere Lattanzi e gli altri di questo. Non sono fautore e sostenitore di azioni ricattatorie. Se qualcuno mi accusa di ciò dovrà dimostrarlo nelle sedi opportune. Tanto più che l’ultima telefonata avuta con il direttore di Tuttorvieto è stata ricca di epiteti e parole grosse ai miei danni. Chiedere a gruppi politici di ogni schieramento di prendere le distanze da un comportamento che io giudico lesivo della dignità personale di minoranze presenti sul territorio nazionale significa fare politica. E se permettete non ne provo affatto vergogna poiché l’Italia – fino a prova contraria - è una Repubblica democratica fondata su ideali anti-fascisti. Essere anti-fascisti non mi pare una cosa esclusiva di sinistra. Ci sono fior di cattolici, di liberali, di azionisti, di repubblicani, e tanti altri, che hanno fondato le basi della convivenza democratica di questo paese, i quali credo non provino alcuna vergogna nel manifestare ribrezzo per la barbarie dei rigurgiti fascisti. Da questo punto di vista, negli Stati Uniti il giornale di Lattanzi sarebbe stato bersagliato da critiche, telefonate di protesta, sit-in di protesta, ed appelli al boicottaggio. Altro che cartoline con la statua della libertà. Forse dovreste andarci in America prima di generalizzare per sentito dire da Giuliano Ferrara. Mi pare naturale che ci siano difensori delle posizioni del direttore di Tuttorvieto. Ma invece di inveire sarebbe meglio che argomentassero le loro posizioni. Ne gioverebbe il dialogo. Orvieto vive un momento molto delicato che è sotto gli occhi di tutti. Orvieto è una cittadina con un’alta percentuale di immigrati. In questo contesto il fenomeno FN potrebbe essere pericoloso, creare tensioni e forse violenza (quella verbale purtroppo è già stata fatta). Dovremmo noi porci questo problema? Dovremmo noi parlare del fenomeno immigrazione in modo serio? Oppure gli immigrati ci interessano soltanto quando mostrano le tette su una copertina di giornale o quando delinquono? Sarebbe troppo comodo e cinico. A Claudio Lattanzi, l’uomo, vorrei dire che qui non si tratta di una questione personale, ma prettamente politica. Siamo stati molte volte alleati ideali in certe battaglie, ma questa volta, Claudio, io credo che tu stia prendendo una “cantonata”. Comunque fai bene a continuare per la tua strada se ritieni che sia quella giusta. Io farò altrettanto.