opinioni

Dissertazioni sulla finanziaria 2007

giovedì 7 dicembre 2006
di Carmelo Pagano
Ho scelto di far sedimentare le emozioni, le irritazioni, le incomprensioni e, perché no, la rabbia, l’impotenza per l’impossibilità di un confronto con chi ci governa, prima di affrontare e soffermarmi sull’argomento di questi giorni: la finanziaria 2007. Ritengo che non sia necessario essere dei grandi economisti per capire come questa finanziaria non sia altro che un palliativo, una “pezza calda”, il solito consunto, monotono e disperato tentativo di coprire i debiti (quelli pubblici fatti dai vari governi che si sono succeduti dalla costituzione della Repubblica Italiana ad oggi) con altri debiti (leggi tasse per i cittadini). Già, perché le tasse, a mio parere, sono da considerare dei “prestiti forzati”, che il governo chiede ai cittadini e che, nella maggior parte dei casi (di solito) non saranno mai restituiti! Infatti, la liquidità di denaro derivante dall’aumento delle tasse è quell’operazione attuata dal Governo in alternativa all’emissione dei Titoli di Stato (BOT –CCT – BTP ecc.). La differenza consiste nel fatto che i Titoli di Stato, nel momento in cui sono immessi sul mercato finanziario, consentono al cittadino di scegliere se comprarli o no, sono a tutti gli effetti debiti contratti dallo Stato, pertanto dovranno ovviamente essere restituiti con i relativi interessi e nello stesso tempo, creano un ulteriore indebitamento statale. Le tasse quale imposizione del Governo, invece, debbono essere pagate obbligatoriamente dal cittadino il quale in caso contrario è considerato un evasore. Quindi, nessuna possibilità di scelta! Restiamo calmi, non ci facciamo prendere dal panico ed insieme arriviamo fino in fondo! Stavamo affermando che in sostanza le tasse, tributi pagati dai privati cittadini, serviranno esclusivamente in gran parte per coprire “le spese correnti e/o debiti” e ad erogare particolari servizi. A questo punto è da chiedersi: la prossima volta quando i nostri governanti di turno si troveranno nella stessa situazione, cosa faranno? Semplice! Ci applicheranno altre tasse o, ancora più grave ed inaccettabile, come sta facendo l’amministrazione comunale di Orvieto, metteranno in vendita alcuni degli “ immobili pubblici”. Che cosa avete detto? Quando finirà? Altrettanto semplice! Quando chi governa smetterà di far finta di non capire che per sanare i debiti bisogna tagliare le spese…fare riforme strutturali…ed aumentare le entrate con investimenti produttivi. Vediamo insieme di semplificare ciò che può sembrare complesso. La gestione dello Stato si basa su due entrate principali: le aziende statali e le tasse che dovrebbero servire a bilanciare le “spese correnti”, a finanziare gli investimenti e ad erogare servizi pubblici. Mi sembra evidente che se le aziende statali sono rese improduttive (spese) e non vengono fatti investimenti diversificati (entrate) le uniche entrate per lo Stato rimangono le tasse. Ma fino a che punto un cittadino può sopportare il continuo aumento delle stesse? Risposta: fino alla bancarotta! Pensate che stia esagerando? Vediamo di capirci con un esempio più vicino alla realtà di noi semplici cittadini. Prendiamo quindi in esame una famiglia costituita da quattro persone e supponiamo che il marito e la moglie, abbiano un lavoro fisso e non autonomo. Questa precisazione non è casuale e sarà opportuna per capire meglio dopo. Entrate mensili di 4.000,00 euro per un totale annuo di 48.000,00 euro. Lo so che vi sembrano troppi, ma considerate che è solo un esempio! Alla fine dell’anno questa “famiglia di spendaccioni” si ritrova con un bilancio passivo di 5.000,00 euro. Cosa pensate che possa fare un buon padre di famiglia? Le probabili soluzioni sono tre: tagliare le spese – chiedere un prestito in banca – aumentare le entrate. Le prime due sono in parte percorribili, la terza può attuarsi solo nel caso in cui le entrate derivino da un lavoro autonomo, sempre che, per aumentare le entrate, non si decida di lavorare in nero o, estremizzando il concetto, di andare a rubare. Un lavoratore dipendente, infatti, non ha alcuna possibilità di aumentare autonomamente le sue entrate che discendono dallo stipendio, mentre i professionisti, i commercianti, gli artigiani, gli imprenditori ecc. possono farlo aumentando il costo della propria opera/prestazione professionale (avvocati, commercialisti, medici ecc.) o, in genere, della merce che producono e vendono (imprenditori – industriali). Mi sembra fin troppo chiaro che tutto ciò crea un innalzamento dei prezzi che, insieme alle tasse, ricadranno sul bilancio della nostra famiglia che vive di solo stipendio. Torniamo quindi al nostro bilancio familiare. Se il buon padre di famiglia (Governo) di cui sopra ricorrerà al prestito (tasse) senza tagliare le spese, indubbiamente non avrà risolto il problema ma lo avrà aggravato avendo aggiunto al bilancio annuale familiare gli interessi passivi maturati. Quando la sua banca non gli concederà alcun prestito ricorrerà agli usurai. Come andrà a finire purtroppo lo sappiamo tutti fin troppo bene. Avrete notato quali similitudini ci sono tra un bilancio familiare (microeconomia) ed un bilancio del governo (macroeconomia) non senza evidenziare l’ovvia complessità di quest’ultimo. Bene…si fa per dire! Adesso vorrei chiedervi: pensate che tutto questo sia incomprensibile per chi ci governa? Che cosa avete risposto? Noo? N’ero certo! Ma allora i nostri politici perché lo fanno? Per tutelare le proprie poltrone? I propri personali interessi? I propri vantaggi sociali? I propri stipendi? Per fare i loro “inciuci”? Per gestire il potere? Per saldare i “pagherò” post campagna elettorale? No comment! Tutto è probabile? Vi lascio la libertà di scegliere una o più motivazione tra quelle citate, il risultato non credo possa cambiare molto. Se condividete quanto finora esposto non potrete esimervi dal ritenere ingiusta la finanziaria 2007 basata all’80% sull’immissione di nuove tasse e sull’aumento delle vecchie. Non mi stupisco…non ci stupiamo…non si stupiscano i nostri politici, se le varie categorie di cittadini scendono una dopo l’altra in piazza per protestare! Spero e mi auguro che ci si limiti a questo e non ci sia bisogno di altro! Si può cambiare questo modo di fare che ininterrottamente continua da circa sessant’anni? Certo! Basterebbe che i politici da noi delegati a rappresentarci e a governare fossero più onesti, moralmente integri, non litigassero tra loro, non dimenticassero in nome e per conto di chi agiscono, si comportassero con chiarezza e profondo senso della misura, della probità, della lealtà, agissero con ragionevolezza, con plausibilità, cominciassero per primi a sacrificarsi dando l’esempio, fossero piùù…piùù…ma che sto dicendo!…Mi sembro matto!…Avesse ragione Prodi nell’affermare che gli italiani sono impazziti!…Mah!…Delle volte forse esagero…scusatemi!