opinioni

La riforma endoregionale sarà la tomba della nostra città

venerdì 28 aprile 2006
di Guido Turreni, Coordinamento Comunale Forza Italia
Il sentimento che ho provato oggi, leggendo le cronache politiche regionali, è stato di cordoglio e di rassegnazione, come se avessi partecipato alle esequie politiche di un territorio. Forse quando si parla del destino della città bisogna essere ancora ottimisti, perché tutto sommato Orvieto potrebbe avere ancora grandi prospettive future e grandi potenzialità, per la sua posizione geografica, per la presenza di grandi infrastrutture, per la sua originalità di livello mondiale. Ho sempre ritenuto infatti che il problema storico-politico della città e della sua economia, asfittica e sottosviluppata, dipendesse dall’approccio politico veterocomunista cinquantennale che si era infaustamente sposato ad una profonda ignoranza culturale, politica ed economica della classe dominante. Ritenevo però che detto infausto sodalizio fosse limitato al passato, che la Bolognina da un lato, e la generale scolarizzazione degli italiani dall’altro, potesse produrre un ricambio politico, un’innovazione della mentalità, soprattutto relativamente alla questione della marginalizzazione di Orvieto all’interno della Regione Umbria, che poi, oggi, è diventato il problema dei problemi. Mi sbagliavo. La questione della marginalizzazione di Orvieto e degli Orvietani è stata dibattuta e sviscerata più volte, anche all’interno della sinistra, ma i loro dirigenti non hanno prodotto nulla di concreto, forse perché ignorano ancora lo stato dei fatti, almeno per quanto riguarda il tema specifico; esempio su tutti, la questione della riforma endoregionale che la matrigna regione si appresta a varare nella prossima seduta del Consiglio Regionale del 3 maggio prossimo venturo. Si tratta, in poche parole ed a prima vista, di innocua riforma degli assetti territoriali regionali e degli enti che amministreranno le varie aree territoriali. La realtà invece è che si tratta dell’ennesimo cazzotto nello stomaco che Lorenzetti & C. assestano alla nostra comunità; e stavolta si tratterà, senza dubbio, del colpo di grazia ! Orvieto infatti sparisce definitivamente come territorio dalle mappe di gestione dell’Amministrazione Regionale per confluire nel ternano, mentre rimangono ed anzi si fortificano il “folignate-spoletino” e l’ “altotiberino” che invece avranno strutture amministrative autonome. L’idea malsana della Lorenzetti è quella di creare dei super ATO regionali che abbiano in delega, oltre alla programmazione terrritoriale dello sviluppo, cinque grandi competenze: sanità, rifiuti, ciclo idrico integrato, TURISMO e perfino i servizi sociali. Questo comporterà che tutti gli immensi flussi di denaro regionali per la programmazione e lo sviluppo su questi specifici aspetti non verranno più gestiti in proprio dalla Regione di concerto con i comuni, ma saranno appunto affidati a questi ennesimi inutili carrozzoni che sistemeranno i soliti amici degli amici, per “amministrare” poco più che 800.000 persone compresi vecchi e bambini. E così Foligno, Città di Castello e Spoleto si contenderanno fondi e risorse con Terni e Perugia. E Orvieto ? Vi lascio immaginare che fine farà Orvieto, secondo comune della Provincia di Terni. Immaginatevi poi la città immersa in quel clima istituzionale e “collaborativo” in cui la Provincia, leggiadramente, ci ha addirittura impedito di partecipare all’azienda CONSORZIATA ATC, o quando i signori politici della Provincia (fra cui “illustri” orvietani del centrosinistra) hanno assunto impegni fumosi sul Centro Studi di Orvieto, parteggiando spudoratamente per la università ternana. Ma la cosa più scandalosa e che più mi indigna è il totale silenzio (complice?) del Sindaco, della Giunta, del Consiglio Comunale e, più in generale, di tutto il centrosinistra locale su un fatto politico così grave per Orvieto, se non altro perché è destinato a divenire definitivo ed a segnare le sorti della città a tempo indeterminato. Non una presa di posizione pubblica o pseudo tale, non un Consiglio Comunale, un convegnetto, una mozioncina, una qualche attività di Lobby. Niente di niente. La cosa più saggia da fare, arrivati a questo punto, sarebbe quella di impugnare la Durlindana, e cominciare a raccogliere le firme per il referendum di uscita dalla Regione, quantomeno per bloccare l’assurdo progetto, che sembra debba ancora fare un passaggio nella prima e terza commissione. Tempus fugit. Ma si sa, non è tempo di uomini coraggiosi e determinati, o se preferite non è tempo di politici accorti e svegli sul piano istituzionale, che hanno a cuore il bene della città.