opinioni

Il futuro non va inseguito, va immaginato

lunedì 28 novembre 2005
di Valentino Filippetti, Segreteria Regionale Ds
La politica orvietana sembra afflitta da un torcicollo cronico che la obbliga a guardare sempre indietro.
Sembra che qualsiasi proposta si debba confrontare con quello che è stato fatto prima ed ogni protagonista della vita politica ed amministrativa viene giudicato in controluce con i suoi predecessori.
Ovviamente viene continuamente resuscitato il mitico Progetto Orvieto che sarebbe il rimedio miracoloso per qualsiasi problema. Quasi una ricetta dell’Orvietan.
Non voglio apparire come quello che fa spallucce dicendo “quello che è stato è stato”, ma credo che sia più utile abbandonare questi discorsi e dedicarsi ai problemi dell’oggi.
Questi problemi vengono da lontano, hanno radici profonde nei processi di globalizzazione che scuotono il pianeta e sono aggravati dalle scelte sbagliate del governo di centro destra.
L’Italia è un paese che perde continuamente terreno sia nei confronti dei partner occidentali che dei paesi emergenti dell’Asia e dell’America Latina. Abbiamo di gran lunga il più alto tasso di analfabetismo d’Europa ed il minor numero di laureati e ricercatori.
Ed il Governo ha varato una riforma della scuola e dell’università che aggrava questi problemi e continua a tagliare i fondi alla ricerca. Potremmo continuare. Ci vuole una svolta che può venire da un cambio delle politiche nazionali.

Ma c’è qualcosa che possiamo fare, innanzi tutto valorizzare le nostre risorse a cominciare da quelle umane. Per farlo è necessario almeno nel centro sinistra iniziare a discutere sulle cose da fare, sui progetti da realizzare. Allora che senso ha continuare a guardare la politica dal buco della serratura magari confidando in qualche soluzione giudiziaria.
Anche Cossutta si è detto disposto a mettere da parte la falce e martello pur di far avanzare un processo unitario, anche se limitato all’estrema sinistra. Possibile che Conticelli non riesca a rinunciare alla sua decennale resa dei conti con i vecchi alleati di dieci anni fa.
I DS il 10 dicembre presenteranno alcune proposte tese ad affrontare i problemi dell’Orvietano.
Sicuramente non sono la Bibbia ma comunque vengono dalla principale forza politica presente sul territorio.
È possibile avere un confronto di merito oppure dobbiamo continuare a discutere su quello che è accaduto un anno fa, cinque anni fa o dieci anni fa?
Ad Orvieto i DS hanno cambiato i propri gruppi dirigenti e stanno cercando con un lavoro unitario nel partito di mettere a disposizione riflessioni, progetti e scelte. Questo impegno nasce da un amore profondo per la propria terra e fonda il progetto sulla valorizzazione dei valori di fondo della società orvietana e sulla salvaguardia e promozione delle risorse locali, a cominciare da quelle ambientali e storico artistiche.
Questo nuovo gruppo dirigente ha assunto anche un difficile ed ambizioso obbiettivo interno, quello di avvicinare alla politica una nuova generazione di ragazzi e ragazze. Sappiamo che la gerontocrazia è uno dei mali più gravi del paese. Ce lo ha ricordato il Presidente Ciampi e riguarda tutti.

Ad Orvieto i DS hanno le loro responsabilità. Il terremoto del 1989 fece saltare il tradizionale tourn over che per il PCI era decennale. Si è saltato un turno e se ne vedono le conseguenze.
Oggi ci si propone di affrontare il problema con un rinnovamento radicale che è già cominciato e che bisogna rafforzare e radicare. Sono disposti a seguirci su questa strada le altre forze del Centro Sinistra? E cosa vogliono fare le organizzazioni sindacali e professionali, le Banche e via dicendo?

C’è un’altra questione su cui è necessario guardare avanti, ed è quella della democrazia. Diverse vicende hanno mostrato che alcune scelte, oltre ad essere sbagliate, erano sconosciute a molti di quelli che le avevano prese. Come si formano le decisioni, quanto sono leggibili e soprattutto come i cittadini possono controllare che le decisioni prese poi vengano attuate in modo coerente.
Dopo la sbornia del maggioritario a senso unico, forse è giunto il momento di ridare un ruolo alle assemblee elettive, una funzione alle forze politiche e al dibattito politico.
Anche qui i DS qualcosa hanno fatto, aprendo una discussione su problemi importanti come il riuso delle caserme o la sanità e riportando le decisioni nelle sedi istituzionali, come il consiglio comunale e la conferenza dei sindaci.
C’è la disponibilità a confrontarsi su questo terreno, oppure anche qui dobbiamo risentire i richiami al passato di chi magari ci parla di accordi che nessuno conosceva?
Le liti nelle Banche non ci interessano, né i regolamenti dei vecchi conti politici.
La sfida è immaginare il futuro e vederlo con gli occhi dei nostri giovani che già sono pronti per guidare la società orvietana.