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Controcorrente: sobrietà, autenticità, il dentro piuttosto che il fuori. Intervista a Michelangelo Camelliti sul nuovo corso della LietoColle

martedì 30 ottobre 2012
di Laura Ricci
Controcorrente: sobrietà, autenticità, il dentro piuttosto che il fuori. Intervista a Michelangelo Camelliti sul nuovo corso della LietoColle

Ha cambiato impostazione, ormai da qualche mese, la casa editrice LietoColle di Michelangelo Camelliti, che si caratterizza, nel panorama dell'editoria italiana, per un'attività ultra venticinquennale dedicata alla diffusione della poesia contemporanea. Nato in Calabria, a Giffone, Camelliti si è trasferito da giovanissimo, con la sua famiglia, a Faloppio, nel Comasco, dove nel 1985 ha fondato la sua casa editrice, dando spazio a voci poetiche note e, soprattutto, ad autori emergenti. Tra i più noti autori contemporanei del suo catalogo: Ada Merini, Maria Luisa Spaziani, Franco Buffoni, Dario Bellezza, Guido Oldani, Anna Maria Farabbi, Maria Corti, Maurizio Cucchi, Antonella Anedda, Stefania Crema, Dante Maffia, Giampiero Neri, Mario Santagostini. Di particolare valore la prima pubblicazione del nuovo corso della Lietocolle, "Stellezze" di Paola Febbraro, edizione postuma di versi e carteggi della poeta marscianese curata da Anna Maria Farabbi. 

Laura Ricci, direttora di Orvietonews.it, che è anche autrice Lietocolle, ha intervistato Michelangelo Camelliti sul nuovo corso della LietoColle.

Michelangelo Camelliti, un piccolo grande editore coraggioso che, dopo aver felicemente compiuto 25 anni di attività nel 2010, nel 2012 ha deciso di cambiare impostazione editoriale e format. Un cambiamento nel segno della continuità, perché non vengono meno e forse si accentuano il rigore e l'eleganza che hanno sempre caratterizzato le tue edizioni. Quale è stata, in ogni caso, la molla che ha scatenato questa nuova impostazione?

Le stagioni iniziano e terminano: ho sentito che la forma con la quale LietoColle comunicava il proprio modo di stare nella poesia non era più la mia forma, ed ho agito di conseguenza, cercando di aderire - nel nuovo corso - a quanto ritenevo e ritengo essere l'essenza del mio lavoro: porre massima attenzione alla cura autoriale, al di là delle luminarie effimere delle piccole ribalte. Quindi una maggiore sobrietà, accanto alla scelta - mi rendo conto, opposta rispetto ai più - di privilegiare il dentro piuttosto che il fuori, nella consapevolezza che ciò che resta a me e agli autori non sono le (auto)promozioni e le lusinghe, ma l'autenticità e la qualità del pensiero e della scrittura.
Qualche esempio? Osservare il nuovo libro di un autore già pubblicato e vederlo migliore del precedente, scoprire la scrittura di giovani davvero talentuosi, avere frequentazioni con amici che lealmente sostengono il mio lavoro piuttosto che cercare risposte alla propria vanità: questo è quanto cercavo, e che ha determinato la mia nuova stagione. E mi fa grande piacere osservare il quotidiano aderire a questa nuova forma di amici, poeti, critici e persone impegnate nella poesia, che hanno colto il centro del messaggio di questa "nuova LietoColle" e lo hanno condiviso e fatto proprio, incoraggiandomi a proseguire.

Cambia il sito Internet, che diventa più semplice e lineare, cambia la dimensione e la conformazione dei volumi, cambiano le storiche copertine con le illustrazioni incollate a mano. Cosa vuoi comunicare con queste mutazioni di grafica e di estetica?

Ho già richiamato la sobrietà, che non è ingrigire, anzi, è darsi la libertà di sperimentare nuovi format senza dover sottostare all'abitudine, senza dover fare i conti con ritualità che si ritenevano insuperabili. Nel sito, si è passati da quella che stava diventando una bancarella di paese (con tutto il rispetto per le bancarelle di paese) ad una dimensione più partecipata, con contributi di qualità elevata su poeti e situazioni che debbono costituire la ragione stessa di un "luogo della poesia". Come ho già avuto modo di dire, non rinnego nulla delle stagioni passate: LietoColle è stata via via ciò che è stata rispondendo a domande e bisogni del momento attraversato: occorre, però, avere il coraggio di riconoscere che il tempo muta, e che ciascuno avrebbe il dovere di non abituarsi - ed abituare gli altri - a rimanere fermi dove si è. Il cambiamento è sempre un atto di coraggio, ed implica l'assumersi il rischio di essere e diventare ciò che non si conosce: ecco, dunque, l'uscita dagli stereotipi, compreso quello delle copertine incollate, per darsi una dimensione più creativa e per partecipare al fermento che stava sotto la superficie, e che il fermarsi alla propria "presunta normalità" non faceva emergere.

Se non sbaglio cambiano anche i collaboratori, anche se rimani comunque in contatto con alcune grandi e storiche figure che da lungo tempo hanno a cuore e supportano la tua casa editrice. Penso a Maurizio Cucchi, a Guido Oldani, a Mario Santagostini, ad Anna Maria Farabbi. Cosa cambia, però, nello staff e nell'organizzazione?

Cambiano la fuga dall'abitudine e l'attenzione agli autori: il rischio delle piccole case editrici è quello di chiudersi in clan, di diventare - l'editore - piccolo capofamiglia di famiglie allargate, senza darsi una dimensione di ascolto che vada oltre le amicizie personali, qualche volta presunte ed interessate piuttosto che autentiche (anche in ciò, la misura è il cambiamento). L'esperienza mi ha insegnato che questo rischio va scongiurato, a costo di lasciare che i clan emigrino e si riformino sotto altre bandiere.
Il gruppo che collabora oggi con LietoColle condivide con me questa nuova stagione, in forme disinteressate e per il piacere di partecipare ad operazioni di qualità e di soddisfazione nell'ambiente poetico. Insomma, una LietoColle più viva che mai, una casa che - confesso - non avrei immaginato così piena di nuovi rumori, suoni, odori, culture e intelligenze.

Oltre alle valutazioni ideali, ci sono state anche valutazioni di ordine economico e di mercato in questa nuova impostazione della Casa editrice? Se sì quali sono le principali?

La domanda consente di dire una parola, spero definitiva, sull'editoria poetica a pagamento. Io non vivo di poesia: sono un cartolibraio con un negozio di paese alle porte di Como, e frequento ed edito poesia da quasi trent'anni perché mi piace. Per me, l'obiettivo è, ogni anno, pareggiare i conti tra quanto LietoColle spende e quanto introita. Nel nuovo corso, non viene chiesto all'autore di investire risorse proprie nel progetto editoriale, ma viene proposto, a larga parte degli autori pubblicati, di sostenere l'impegno dell'editore con l'acquisto di copie dell'opera pubblicata, quelle che possono e vogliono, cosa che mi sembra peraltro ovvia. La questione è sulla quantità di denaro richiesta: vi sono case che chiedono cifre anche importanti, mentre trovo ragionevole chiedere un contributo che copra in parte, trasparentemente, non solo le spese di tipografia ma anche l'invio di copie a critici e a soggetti interessati del mondo poetico, oltre che consentire alla casa editrice di organizzare momenti di valore nel panorama poetico, quali quelli che stiamo costruendo con la Casa della Poesia di Monza e che promuoviamo in questi giorni come Lectio (Poe)Ma-gistralis.
Le favole della filantropia sono altra cosa, ed uscire dall'ipocrisia di un dibattito che spesso vuole mascherare la verità è ineludibile se si vuole perseguire una trasparenza che trovo necessaria. Voglio togliermi anche un sassolino dalla scarpa riguardo alla nostra rubrica "tiLeggiamo", che qualcuno contesta rispetto alla richiesta di acquisto di tre libri e di un contributo alla lettura dell'opera: 50 Euro, per una persona realmente interessata ad un giudizio sulla propria opera, credo siano affrontabili anche in tempi di crisi (mi piacerebbe sapere quanto spendono in happy hour piuttosto che in libri i contestatori di questa formula, ma i soldi sono loro e ne fanno ciò che vogliono).
La cosa strana è che la contestazione viene da (in verità pochissimi) autori, la cui opera è stata - dopo lettura del comitato - giudicata non pubblicabile nel catalogo LietoColle. Sulla pulizia di questi giudizi lascio il commento a ciascun lettore.

A proposito di Lectio (Poe)Ma-gistralis, hai scelto questa formula rispetto alle grandi e medie vetrine del mercato editoriale che hai deciso di disertare. E affermi che hai compiuto questa scelta per entrare "nelle botteghe private della poesia". Ci parli di questa decisione e di questo nuovo progetto?

Sono stato sollecitato a partecipare - com'era tradizione LietoColle - alla fiera della piccola e media editoria di Roma, che si terrà il prossimo dicembre: coerentemente con il nuovo corso che ho brevemente raccontato, ho detto no. Un no motivato non solo da ragioni economiche, ma soprattutto dalla valutazione che anche queste ritualità stanno lasciando il tempo che trovano, non espandendo la propria azione oltre lo sparuto gruppo dei soliti noti. Credo varrebbe la pena di ripensare formule che mi sembrano autoreferenziali e inadeguate, e noi tentiamo di farlo con le Lectio (Poe)Ma-gistralis che stiamo organizzando - come già accennato - insieme alla Casa della Poesia di Monza, con l'obiettivo di coinvolgere scuole, università e giovani nell'analisi di momenti e valori della poesia, con amici - i già citati Anna Maria Farabbi e Guido Oldani, accanto ad un importante autore di recente pubblicazione presso LietoColle, Daniele Gorret - che cureranno momenti di dibattito alto, dei quali diamo costante informazione nel sito www.lietocolle.com. Insomma, nuove idee, per uscire - anche qui - dal "già visto" che altri stanno percorrendo senza alcuno spirito di innovazione, con idee già praticate da LietoColle anni fa.

Sei soddisfatto della nuova strada intrapresa? E quali sono state le reazioni degli autori e degli esperti di settore?

Come detto, mi sento nuovo e corrispondente ai miei desideri di questo tempo. E, come detto, sento intorno a me altrettanta novità. Occorre rendersi conto di quanto inseguire la visibilità a volte corrisponda al buio piuttosto che alla luce, e - parlo agli autori - occorre avere sempre alti i principi di rispetto ed onestà nei confronti di chi vuole pubblicare. Quanto ai chi vive l'ambiente poetico, ho ricevuto - come detto - numerosi (a volte inattesi) attestati di partecipazione al nuovo corso, che mi hanno rafforzato nell'idea che stavo agendo in modo adeguato. A chi, poi, ha sentito la nuova stagione come una diminuzione e ha fatto scelte di appartenenza, dico che la gratitudine e l'amicizia sono altra cosa, ed auguro buona vita.

Cosa pensi delle edizioni "fai da te" su Internet? Quali ne sono, secondo te, le conseguenze? E pensi che incidano su quello che può essere, invece, il ruolo di un piccolo editore tradizionale?

Ognuno è padrone delle proprie scelte: certo, vi è una fin troppo comprensibile differenza tra una pubblicazione non mediata da un'analisi competente e l'appartenenza ad un catalogo di qualità. Tornando a quanto detto a proposito del tiLeggiamo, vi sono autori che fanno il giro delle sette chiese e, alla fine, dopo i dinieghi ricevuti, si risolvono a pubblicare con i "fai da te". Mi permetto di dire che se vi fosse attenzione alla lettura della poesia quanta ve n'è per il tentativo di pubblicare "comunque", la qualità media della scrittura poetica in Italia sarebbe infinitamente più elevata, ed avremmo un incremento esponenziale della lettura che, paradossalmente, è assai meno praticata della scrittura.

Recentemente abbiamo scoperto, attraverso una silloge introdotta da Maurizio Cucchi (I colori dei precipizi, LietoColle 2011), un Camelliti anche poeta, e poeta di indubbio valore. Cosa ti ha spinto ad essere editore piuttosto che autore, e ti senti ripagato di questa scelta?

Quel libriccino è stato scritto in momenti particolari, ed è un episodio che non fa di me un poeta. Ho vissuto il denudamento della parola con molte incertezze, e pubblicare è stato un atto terapico piuttosto che un esercizio di altra natura. La mia vocazione è l'editoria, ascoltare il suono dell'altro, ed è qui che trovo il valore assoluto della poesia, la sua capacità di farci essere migliori e farci vivere in modo e in un mondo migliore.

Un'ultima sintetica domanda. Ha ancora senso scrivere e pubblicare poesia?

Ho un'unica risposta, senza motivazioni: sì.