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Sulle vie della canapa e non solo. Intervista a Santina Muzi sul suo libro/progetto

giovedì 15 settembre 2011
di Laura Ricci
Sulle vie della canapa e non solo. Intervista a Santina Muzi sul suo libro/progetto

Venerdì 16 settembre alle ore 18.00, all'interno della manifestazione "Pomi e Galline" in svolgimento nel Parco di Villa Paolina di Porano, Santina Muzi, scrittrice e giornalista orvietana, presenterà il suo ultimo lavoro "Canapa Italiana, ieri oggi e domani" (ed. Le Brumaie). Nel libro, che Santina Muzi sta illustrando in varie realtà, oltre a un'attenta ricerca storica, viene tracciata un'accurata analisi di tutte le applicazioni tecnologiche, industriali, economiche ed alimentari riferite non solo alla canapa ma anche ad altre fibre biologicamente equivalenti ed eco-compatibili.
Laura Ricci ha intervistato Santina Muzi su questo suo ultimo lavoro.

Il tuo libro è uscito da qualche mese, come sta andando? A parte le presentazioni e le iniziative, il riscontro dei lettori, intendo.

Cosa dire? Se volevo gettare il sasso nello stagno per vedere il propagarsi delle onde, posso dire di essere riuscita a fare centro: l'interesse si sta risvegliando, c'è gente che mi ferma per strada e mi chiede informazioni sulla canapa. Ci sono persone che si dichiarano intenzionate a coltivare la canapa.

Potremmo, in certo senso, considerarlo un libro-progetto. Qual è l'obiettivo?

Ѐ vero. La molla è scattata in concomitanza con la chiusura delle piccole fabbriche tessili dell'Orvietano. All'inizio, attraverso le interviste, volevo solamente raccontare qualche pagina di storia recente, riferita alla lavorazione e alla coltivazione della canapa, attività praticate sul nostro territorio da tempi immemorabili. Poi ho intravisto altri traguardi e mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo. Ho voluto saperne di più, conoscere la storia e l'importanza della canapa nel passato remoto, sia per l'economia italiana che per quella orvietana. Gli archivi sono pieni di notizie da spulciare.
Quando poi sono passata al presente, alla vista delle prospettive per il futuro il panorama si è ampliato. Io dico che a questo punto è stato come fare un viaggio in mongolfiera: man mano che si sale, lentamente, il panorama si apre e mostra orizzonti lontani, possibilità nuove. Possibilità che nel caso della canapa andrebbero sfruttate, in particolare di questi tempi in cui si parla di ambiente, in cui la crisi e i prezzi del petrolio spingono le industrie a ricercare prodotti naturali...

Senza pensare al tessile, il che ci metterebbe in inutile competizione con l'Est asiatico che ai giorni nostri produce dell'ottima fibra, si dovrebbe ripiegare sulla fibra tecnica, ossia sulla fibra ottenuta da canapa macerata in campo. Come il fieno. Un procedimento del genere sarebbe stato impensabile dai nostri antenati, da millenni legati alla macerazione in acqua. Ѐ ovvio che questo prodotto è più scadente di quello ottenuto dalla macerazione tradizionale. Però, considerato che i tempi sono cambiati, si potrebbe pensare a pannelli isolanti, a pannelli rigidi per i mobili, sicuramente più leggeri di altri usati comunemente.
Intanto la ricerca continua. Tra l'altro qualche Università, insieme a qualche consulente, sta sperimentando l'utilizzo della canapa verde, ossia di quella mietuta in primavera, per ricavare.... "assorbenti"! I comuni assorbenti usati da bambini, donne, anziani, in sostituzione del cotone che l'Italia deve importare dall'estero... Sia la fibra tecnica che la canapa verde potrebbero offrire un piccolo input sia al settore agricolo che alle industrie nostrane.
L'obiettivo finale della mia ricerca è quindi quello di fornire uno strumento aggiornato a chi voglia approfondire l'argomento.

Come vedi il futuro del tessile nel nostro territorio? Sembra tramontato pressoché definitivamente, è così?

Come ho già detto, qualora gli agricoltori tornassero a coltivare la canapa, dovremmo dimenticarne l'utilizzo nel tessile. I servi della gleba e la mezzadria non esistono più e la mano d'opera per ottenere la fibra, pulita e inodore, è troppo costosa. A meno che non si trovi un sistema diverso di macerazione, sfibratura, pulitura e sbiancatura, che dia però gli stessi risultati di idoneità. E che allo stesso tempo sia anche rispettoso dell'ambiente. Allo stato attuale per le industrie risulta più conveniente importare la fibra di canapa tessile dall'Est asiatico, dove i lavoratori per un salario minimo stanno in ammollo dall'alba al tramonto.

Tu hai molto interesse per la storia e le tradizioni, i tuoi libri partono sempre da lì. Cosa hai voluto resuscitare parlandoci della canapa?

Non è stata certamente la nostalgia del passato a darmi l'input. Ogni volta che parlo del passato c'è qualcuno che salta su a tirare in ballo la nostalgia. Ripeto: nessuna nostalgia per il passato. Nemmeno le tradizioni mi interessano più di tanto. Solamente mi piace conoscerle perché testimoniano un'epoca, ma non è detto che io debba condividere lo stesso modo di pensare e di agire. Parlando di canapa invece l'intento è più che evidente: non sarebbe male fare un passo indietro.

Quali sono i progetti futuri?

Come dicevo, la ricerca continua. Non credo che il discorso canapa finisca con la pubblicazione del libro "Canapa italiana / ieri, oggi e domani". Con l'aiuto di un consulente esperto del settore sto infatti cercando di formare un gruppo di studio del territorio per poi lavorare ad un progetto.

Tra i tuoi libri, ce n'è uno che ti è particolarmente caro? Semmai perché?

Mi sono molto cari i libri di poesia "La casa dei silenzi" e "Passaggio a guado" perché sono stati quelli che mi hanno aiutato ad uscire allo scoperto. Perché parlano dell'infanzia, degli affetti perduti prematuramente. C'è il rimpianto per le persone care scomparse, mai godute appieno... E c'è la natura che sotto metafora incita a guardare avanti.

Per finire una domanda più personale e leggera. Quando ti vesti, quale è il tessuto che preferisci?

Ovviamente quando posso preferisco le fibre naturali. Ma che siano realmente tali, ossia senza aggiunta di fibre sintetiche. Mi fanno stare bene, nessun fastidio. Ad esempio ho una camicetta di canapa che è freschissima. Sarà canapa di una volta? Forse, visto che mi è stata regalata e sembra cucita a mano. Stessa cosa per un paio di pantaloni di ramia. Peccato che per l'intimo e le sottogonne non ci sia possibilità di scelta. I reggiseni di fibra sintetica sono insopportabili, fanno grondare di sudore. Ma dove trovi oggi l'intimo in fibra naturale? E pensare che nell'elenco del corredo di una damigella orvietana che nel corso del 1500 andava in sposa risultano molti indumenti, tra i quali anche un corpetto, di canapa fine!

Grazie Santina, e auguri per il tuo libro e per i tuoi progetti!