interviste

Nasce a Orvieto "Cambia l'Italia". Conversazione con Mario Tiberi sul seminario nazionale dell'area Marino

mercoledì 10 febbraio 2010
di laura
Nasce a Orvieto "Cambia l'Italia". Conversazione con Mario Tiberi sul seminario nazionale dell'area Marino

Si è inaugurato lo scorso fine settimana a Orvieto il laboratorio di idee di Ignazio Marino con lo slogan "Vivi il PD per cambiare l'Italia", con un convegno seminariale che ha affrontato le principali questioni a cui Agorà, l'associazione nata dall'area Marino, affida la possibilità del cambiamento. In margine al convegno, i cui interventi sono sul sito www.cambialitalia.it, abbiamo chiesto qualche impressione a Mario Tiberi, uno dei più convinti sostenitori dell'area Marino e di "Cambia l'Italia".

Come giudichi il risultato del Convegno?
Molto importante, perché ha affrontato in modo approfondito, all'interno di quattro apposite commissioni di lavoro, i temi al momento più rilevanti per l'azione politica: lavoro, giustizia e legalità, diritti civili e cittadinanza, ambiente e innovazione. Quanto è emerso dalle quattro commissioni di studio e approfondimento, è stato sintetizzato dall'intervento di Michele Meta.
E' stata un'esperienza molto positiva, dove ad impressionarci favorevolmente è stata anche la presenza, tra i 300 convegnisti, di molti partecipanti provenienti dal Sud: Sicilia, Calabria, Puglia, Campania. Ci aspettavamo una forte presenza dal centro, non così considerevole dalle aree del Sud dove, nel congresso, il risultato di Marino era stato inferiore.

La forte presenza del Sud ha impresso qualche connotazione particolare alla discussione?
Certamente sì. E' emersa con forza ancora maggiore la riproposizione della questione meridionale. Molti delegati hanno infatti sottolineato che i problemi generali del Sud, compresa la malavita organizzata, discendono da antiche e nuove precarietà che vanno a far sì che le organizzazioni malavitose possano sostituire lo stato. La gente del Sud si aspetta impegno e risposte in merito, particolarmente da questa nostra area. La risposta principale è senza dubbio il lavoro, perché lavoro e legalità sono strettamente connessi.

A quale commissione hai partecipato personalmente?
Diritti civili e cittadinanza. E' stato un ambito molto interessante e mi ha colpito, in particolare, l'intervento di alto profilo di Stefano Rodotà. Di certo intenzionato a non schierarsi, ha fatto intendere che il suo cuore batte per una politica riformista e che si attende molto dai giovani dell'area Marino. Condivido la sua convinzione che i diritti civili, oggi così a rischio, potranno avere la loro riaffermazione nel momento in cui l'Italia sarà pronta ad offrire cittadinanza, non come elargizione, ma come reale accoglienza. Sono stati molto stimolanti, in questa commissione, anche gli interventi di Jean Léonard Tuadi, Beppino Englaro e Paola Concia. Su diritti civili e cittadinanza, Agorà aveva proposto al partito a metà novembre l'apertura di un forum nazionale permanente. Se lo avessimo fatto, saremmo stati meglio in grado di interpretare le dinamiche dei fatti violenti di Rosarno.

E il tuo intervento? Quali temi hai toccato?
Sono partito dall'assunto che l'uguaglianza civile di fronte alla legge e la politica di giustizia sociale vanno di pari passo, non può esserci l'una senza l'altra e viceversa. Altro punto è stato il rispetto del prossimo, che a mio avviso significa il pubblico riconoscimento del merito dell'altro e l'accantonamento dell'invidia. A chi merita, bisogna dare le leve del comando, per essere governati da capaci e onesti. Ho poi rivolto un invito alla comprensione secondo l'aforisma di Spinoza: Res humanas neque contemnere, neque lugere, neque ridere: sed intelligere. Le vicende umane, tutte, vanno comprese. Le riflessioni di questo convegno devono servire a meglio comprendere che il Pd deve offrire agli italiani un progetto che faccia uscire l'Italia dalle secche nelle quali si è impantanata. E' il lavoro il principale dei problemi, dal lavoro come punto di riferimento discende tutto il resto.

E a livello di rapporti umani?
Abbiamo avuto l'opportunità di conoscere più da vicino, anche in momenti più informali, persone di grande spessore umano, provate dalle loro particolari e dolorose vicende ma proprio per questo impegnate e vive. Noi di Orvieto abbiamo fatto gli onori di casa, io personalmente sono stato a contatto con Beppino Englaro e Rosa Callipari. Ho trovato Englaro molto provato dalla sua vicenda, ma deciso a continuare a impegnarsi e a testimoniare, nello spirito della volontà della figlia, che desiderava che si rispettasse fino in fondo la sua libertà di pensiero: "se non fossi in condizione di essere pensante ritenetemi biologicamente morta". Quanto a Rosa Callipari è molto impegnata sulla situazione sociale della Calabria che, a suo avviso, sta vivendo gli anni peggiori della propria storia. Non abbiamo bisogno del ponte sullo stretto, ha ripetuto più volte, ma di superare la mancanza di strutture della nostra economia con interventi di ingegneria tecnica impostati da esperti e con una selezione vera dei quadri, fondata sulla moralità.
Tutti i nostri ospiti sono rimasti bene impressionati dalla bellezza della nostra città.