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Giovani e lavoro. Tanto per cominciare la baby sitter... Intervista

mercoledì 16 agosto 2006
di davidep
Breve viaggio tra i principali mestieri che per tradizione, convenzione e prassi, sono svolti abitualmente dai giovani. Si parte con uno dei lavori temporanei più gettonati, che impiega soprattutto le ragazze: la baby-sitter. Per aiutare i genitori che lavorano e non sanno a chi affidare i figli in mancanza di nonni e parenti, la soluzione si chiama Mary Poppins o giù di lì e in genere, è invocata per le serate, i fine settimana, i compiti del pomeriggio o quando il piccolo è malato. Se aumentano le mamme lavoratrici, aumentano le richieste di intervento di tate in momenti particolari, ma sempre più spesso le mamme si rivolgono alle baby-sitter non solo per essere sostitute un paio d’ore, ma anche per affiancarle quando sono in casa, magari in altre faccende affaccendate. Benché questo sia spesso considerato un “non lavoro” da improvvisare e svolto senza una formazione adeguata, in realtà la baby-sitter, se ha un contatto prolungato e continuo con lo stesso bambino, può avere un ruolo molto importante nel suo sviluppo. La baby-sitter non ha una funzione educativa specifica, ma può trovarsi ad insegnare molte cose. Se l’esperienza piace, si può pensare di pubblicizzare la propria disponibilità presso parenti e amici, oppure nei negozi del vicinato. Esistono anche corsi di formazione regionali e agenzie che fanno da tramite tra domanda e offerta di lavoro, le occasionali esperienze di custodia dei bambini possono tramutarsi in un possibile impegno lavorativo a patto di creare in proprio un’attività e investire sulla formazione specifica. Racconta la sua esperienza Donatella, una ragazza di 26 anni che svolge questo lavoro da diverso tempo. Spesso si comincia a fare la baby-sitter occupandosi casualmente dei figli di amici o conoscenti. Tu come hai iniziato? Ho cominciato a fare la baby-sitter circa sei anni fa, in maniera del tutto casuale. Mia sorella aveva svolto lavoretti di questo tipo e improvvisamente non potendolo più fare mi ha chiesto se ero interessata alla cosa. In breve mi sono ritrovata tra le braccia un bimbo di pochi mesi e il fratello di quattro anni. Pur non avendo mai pensato di fare la baby-sitter in vita mia, la cosa non mi dispiaceva più di tanto. Anzi, pensavo di poter mettere a frutto la situazione traendo spunto dai bambini come soggetti per il tipo di studio che stavo facendo, la Scuola Internazionale di Comics, e poi qualche soldo in più non guasta mai. Ovviamente all’inizio il “lavoro” era molto più impegnativo data l’età dei bambini, soprattutto il piccolo, in quanto totalmente privo di autonomia. Giornate intere  passate con loro, incastrate tra le lezioni del mio corso. Non nego che a volte erano giorni veramente sfiancanti (dalle 8 di mattina a pomeriggio inoltrato è un periodo piuttosto lungo e a volte interminabile - colazione, cambiali, vestili, leggi loro le favole, giocaci, prepara il pranzo, falli addormentare - senza addormentarti -, la merenda, rigiocaci....).  C’è un aspetto di questa professione che molti sottovalutano? Spesso  si dimentica che gli orari e le necessità di un bambino sono ben diversi da quelle di un adulto e che il potere è solo nominalmente in tuo possesso. Inoltre non vorrei tralasciare il fatto che fare la baby-sitter implica anche avere un legame stretto con il resto della famiglia (da cui è sempre difficile staccarsi) e che c’è sempre una linea di confine tra quello che puoi o non puoi fare. La discrezione e il senso del dovere sono assolutamente necessari e la puntualità è d’obbligo. Ma è anche vero che dipende molto dai casi e devo ammettere che sotto questo aspetto non mi posso lamentare. Hai detto di svolgere questa attività da circa sei anni. Fin quando hai intenzione di proseguire? Nonostante tutto non ho mai pensato a questa attività come un lavoro e  forse anche per questo non ho ancora deciso d’interrompere la cosa. Certo se mi si chiede se lo vorrò fare per tutta la vita, la mia risposta è senz’altro no. In molte altre occasioni mi è stato proposto di seguire altri bambini ed entrando in contatto con l’ambiente scolastico di queste proposte capitano molto spesso, ma se c’è una cosa che ho capito è che dire di sì vuol dire prendere un impegno piuttosto gravoso e costante. I bambini vogliono sicurezza ed essere seguiti con costanza, non è una cosa che puoi fare tanto per fare. Il rapporto affettivo che si instaura con i bambini di cui ci si occupa spesso è fortissimo, per cui è indispensabile saper gestire la relazione senza creare competizioni con la figura materna. Tu diventi per loro un altro punto di riferimento e non puoi decidere che non ti va più e prendere ed andartene all’improvviso. Il bambino ideale non credo esista, tutti hanno i propri momenti di stanchezza ed il proprio lato oscuro. Credo si tratti unicamente di entrare in confidenza, capire i loro gusti e gli atteggiamenti. Come si svolge normalmente la tua giornata-tipo di baby sitter? Attualmente l’impegno consiste nel prenderli a scuola nel primo pomeriggio, aspettare che si svolga la “compravendita” fra i genitori dei bambini all’uscita del tipo: “io prendo quelli grandi, in cambio ti do quelli piccoli” o “io li prendo oggi poi domani vengono da te”. La giornata prosegue accompagnandoli alle loro attività dopo-scuola o ai loro impegni: chi calcio, chi palestra, chi catechismo oppure portarli ai giardini quando la giornata lo permette o viceversa rincasarli e cercare d’intrattenerli per quanto possibile fino all’arrivo di un genitore. Crescendo, chiaramente, i bambini acquisiscono sempre maggior autonomia, ma hanno comunque bisogno di qualcuno che li incoraggi o semplicemente che li ascolti. A te è servita come esperienza formativa? A chi la consiglieresti e cosa occorre? Complessivamente sono molto soddisfatta di questo tipo di attività, sinceramente non so cosa ha sviluppato in me, forse mi ha reso cosciente dei problemi legati alla maternità, mi ha reso un po’ più paziente e responsabile, ma soprattutto mi ha insegnato a mantenere la calma, più che per me stessa per gli altri, quando la situazione lo richiede. Magari a chi sente di non aver sviluppato a sufficienza queste caratteristiche direi di provare a seguire un paio di bambini...non si sa mai. A coloro che si vogliono cimentare dico che non è necessaria un passione smodata per i bambini, basta solo un po’ di creatività, pazienza e capacità di adattamento: il resto viene da sé. Per quanto riguarda la questione-soldi, non è un lavoro che si fa per diventare ricchi, ma se si mettono in chiaro subito lo cose, ci si dà da fare e si è capaci di organizzarsi  tutto è possibile. Fare la baby-sitter richiede maturità, pazienza e capacità organizzative, senso pratico e una buona dose di energia mentale e fisica, ma dà anche molto. La vignetta è stata realizzata in esclusiva per orvietonews.it da Chiara Piunno