sociale

In dirittura d'arrivo la riorganizzazione dei servizi agli anziani. Si concretizza la ristrutturazione di San Giorgio

mercoledì 5 aprile 2006
di laura
Sembra arrivata a un punto decisivo di “snodo” la riorganizzazione dei servizi socio-assistenziali agli anziani nel territorio orvietano e nell’ambito n. 12 in generale, resa necessaria e impellente sia per l’alto tasso della popolazione anziana, sia per la situazione di emergenza creatasi nel nostro territorio, da un lato per l’assenza di case di riposo nel Comune di Orvieto dopo la chiusura di San Giorgio, dall’altro per lo stato delle residenze per anziani, non sempre ortodosso, nel Comprensorio. Le linee di intervento individuate per quello che, in una società che sta cambiando la sua conformazione demografica, dobbiamo abituarci a definire – come ha affermato l’assessore Stopponi - un “tema” più che un “problema” – sono state illustrate in conferenza stampa, dopo una Conferenza dei Sindaci chiave alla presenza dell’assessore regionale ai Servizi Sociali Stufara, dal Sindaco di Orvieto Stefano Mocio, dall’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Orvieto Cecilia Stopponi, dal direttore generale della Asl n. 4 Denio D’Ingecco, dal direttore del presidio ospedaliero Edoardo Romoli e dallo stesso assessore regionale Damiano Stufara, oggi individuato a rappresentare anche il collega assessore regionale alla Sanità Francesco Rosi. Annunciando per la fine di maggio l’atteso Consiglio Comunale aperto sulle tematiche del Sociale e degli Anziani, il sindaco Mocio e l’assessore Stopponi si sono dichiarati molto soddisfatti, in attesa della messa a punto del progetto definitivo da presentare in quella sede, del lavoro finora svolto nel socio-assistenziale, che rappresenta l’unione e la sintesi di più progetti distinti provenienti, oltre che dall’Amministrazione comunale, dalla Regione Umbria, dall’Unità sanitaria locale e dall’Istituto Piccolomini Febei. A fronte dell’allungamento della vita e dell’esistenza di un numero notevole di anziani che vivono soli - dati da leggere in positivo proprio per quella fascia di felice autonomia che una larga fetta di popolazione fra i 60 e i 75 anni si è già conquistata o si sta conquistando – è chiaro che la società deve attrezzarsi, non solo rispetto al tema della residenzialità assistita o protetta, ma anche e soprattutto rispetto alla qualità della vita degli anziani, mettendo a regime tutti quei servizi che possono, il più possibile, garantirne la permanenza nell’habitat abituale, o che vivano in famiglia o che siano single. Ecco allora che diventano fondamentali l’assistenza domiciliare, il sostegno al lavoro di cura delle famiglie di cui l’anziano è parte, la sicurezza nelle abitazioni in cui vive solo, una città pedonalizzata o comunque attrezzata a misura delle sue abilità ridotte, l’esistenza di case famiglia o di centri diurni in cui poter passare alcune ore della giornata in attività di assistenza o, semplicemente, di condivisione e socializzazione. Nel concreto, per quanto riguarda Orvieto il dato più immediato e certo è la ristrutturazione della Villa di San Giorgio, sede dell’Istituto Piccolomini Febei. La struttura, pregevole anche da un punto di vista architettonico, con i finanziamenti a tutt’oggi reperiti verrà ristrutturata – come ha illustrato il dottor Edoardo Romoli, che del cda della Piccolomini Febei è presidente – per tre quarti della sua superficie, per accogliere la hall d’ingresso nel seminterrato e, al primo piano, 20 posti letto, divisi in due camere singole e 9 doppie con bagno e tutti i confort a norma, aria condizionata compresa. Il primo piano accoglierà anche il refettorio, l’infermeria, una veranda e una chiesa. Questo primo intervento sulla Villa di San Giorgio, che ha un costo di 720 mila euro, sarà finanziato per il 50% dalla Giunta Regionale e per la restante metà dalla stessa Piccolomini Febei tramite riconversione di beni patrimoniali. Con un secondo step di lavori si potranno successivamente reperire altri 20 posti letto al secondo piano e recuperare al restauro anche alcuni annessi – la ex scuderia e l’ex granaio – per attività diurne. Un intervento di cofinanziamento, quello della Regione, come ha sottolineato l’assessore Stufara “più unico che raro”, che avviene in considerazione del fatto che la Giunta Regionale ha tenuto presente la condizione di emergenza nel Comune di Orvieto, privo al momento di residenze per anziani, e il fatto che si tratta dell’unica struttura pubblica di questo tipo presente in tutto l’ambito comprensoriale. Per quanto riguarda la contrastata questione dei posti di RSA in ospedale, il direttore generale D’Ingecco ha tenuto a precisare che non esiste più il reparto di geriatria semplicemente perché, con l’allungamento della vita e la nuova conformazione demografica, gli anziani sono ormai in misura notevole in tutti i reparti. Inizia comunque una collaborazione tra sanitario e sociale con l’istituzione di 10 posti di RSA (che in parole spicciole significa ricovero ospedaliero di anziani in particolari condizioni per 90 giorni al massimo, a carico del fondo sanitario e non di quello sociale), che tuttavia l’amministrazione reputa insufficienti e spera, nel tempo, di poter almeno raddoppiare. La carta su cui scommettere resta per tutti, in ogni caso, la domiciliarità, il rispetto, fin quando è possibile, delle abitudini e delle radici dell’anziano. L’ambizione è realizzare centri diurni sia nel centro storico che nei quartieri periferici. Una delle ipotesi concrete, che si intreccia anche con la disponibilità del cda del Piccolomini Febei, sembra essere quella del recupero, a questo fine, dei locali dell’ex pediatria, che potrebbero ospitare un centro diurno e una casa famiglia, per la cui gestione si propone appunto, in conformità con i dettami del lascito testamentario della contessa Cristina, lo stesso Piccolomini Febei. Non sono mancate, nel corso della conferenza stampa, tirate d’orecchie al governo nazionale, che ha ridotto del 48% il fondo sociale regionale, costringendo la Regione Umbria, che non ha voluto operare restrizioni in questo campo, ai difficili virtuosismi messi in evidenza dall’assessore Stufara. E se neanche la possibilità per i contribuenti di versare il 5 per mille dell’Irpef al Sociale è, secondo l’assessore Stopponi, politicamente condivisibile, perché non permette programmazione ma costituisce un dato imprevedibile ed estemporaneo, tuttavia costituisce, in fase di emergenza, qualcosa a cui ricorrere e fare appello, per incrementare un settore che, sempre più, si conferma come fondamentale e strategico.