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Nuova teca, emozione antica. Venerdì Santo, una Passione lunga 400 anni

venerdì 19 aprile 2019
di Davide Pompei
Nuova teca, emozione antica. Venerdì Santo, una Passione lunga 400 anni

Quattro secoli di storia fanno della Processione del Venerdì Santo di Bagnoregio una delle rappresentazioni del Calvario più longeve del Lazio. Se ne ha testimonianza già nei documenti nel 1660 e fino al 1851 si svolge a Civita. È, questo, un evento che, pur conservando inalterati l'espressione di fede popolare e il senso d'identitaria appartenenza generazionale, nel solco di quanto impostato dagli architetti Alberto Stramaccioni e Luciana Bartoloni, sa rinnovarsi. Torna a farlo venerdì 19 aprile alle 21.30 attraversando Corso Mazzini e Via Roma, fino all'iconica croce luminosa collocata sotto Porta Albana.

Tre, ad oggi, le parti che la compongono. Il corteo storico vero e proprio arruola circa 150 figuranti – al numero complessivo, vanno aggiunti almeno altri 200 – in costumi d'epoca riprodotti ponendo cura nei dettagli, acconciature e calzari compresi. Da Giuda tentato dal Diavolo alla dolente Veronica fino ai ladroni. Un drappello di pretoriani romani a piedi e a cavallo, Ponzio Pilato. E poi i dodici Apostoli, i sacerdoti del Sinedrio, un gruppo di guardie giudee che precedono a loro volta quello di Maria, delle pie donne e delle popolane.

Nella parte folkloristica sfilano i cosiddetti "Misteri", preceduti da emblemi, epigragfi ed iconografie portate a spalla con luminarie a fiamma viva. Quadri raffiguranti le immagini degli ultimi giorni di Gesù, ma anche parole e simboli. E poi la parte religiosa, con le Confraternite e la statua della Madonna Addolorata, che precedono la bara con il Crocifisso di Civita di Bagnoregio, dal cui ponte una sola volta all'anno viene trasportata in paese, alla Chiesa della SS. Annunziata, la scultura lignea del XV secolo. Attribuita alla scuola di Donatello, l'opera quattrocentesca è celebre per le tre espressioni che il volto sembra assumere.

Coincidono con altrettante angolazioni ma anche con tre differenti espressioni di un uomo in croce ancora vivo, agonizzante, nel sonno della morte. Usanza vuole che il manufatto di scuola fiamminga faccia ritorno dopo la processione storico-religiosa ed entro la mezzanotte, rischiarata dal grande fuoco notturno acceso di fronte alla Chiesa di San Donato, dove è custodita. Novità di quest'anno, la teca in vetro realizzata per proteggerla, se necessario, durante il trasporto. Una struttura realizzata grazie alla collaborazione tra Comune, Comitato Permanente Processione Venerdì Santo, Confraternita di Civita, il parroco, don Marco Petrella, e i cittadini che hanno contribuito in vari modi.

"La volontà di realizzare una teca protettiva – spiega Giordano Fioco, presidente del Comitato, composto ormai dall'80% di giovani – è nata nel 2018 quando, a causa del maltempo, non era stato possibile svolgere la processione. Se questo ha aumentato l'attesa per l'edizione di quest'anno, ci ha fatto capire anche l’importanza di fare qualcosa per cercare di tamponare l’emergenza, quantomeno cercando di aiutare la Confraternita nello svolgimento della processione pomeridiana".

A chiudere quella della sera, al solito, sarà la cosiddetta "Stella", il grande quadro portato a spalla, spesso con sopra due bambini vestiti da angeli, simbolo di speranza e salvezza. Altra novità, che ripristina in realtà un'antica prassi, quella di far unire tutti gli spettatori al rientro della processione fino a raggiungere Piazza Sant'Agostino. Qui, infatti, avverrà un saluto per rendere omaggio alla statua del Santissimo Crocifisso e alla Confraternita di Civita. Attende di essere trainata da un auriga bagnorese, la biga romana acquistata dal Comitato lo scorso anno.

Confermata, la rappresentazione della flagellazione sul palco montato sotto il Palazzo Vescovile. Una scena, breve ma intensa, introdotta da circa dieci anni dalla macchina organizzativa che può contare sul supporto di Parrocchia, Amministrazione Comunale, Fondazione Fratelli Agosti, Associazione Piero Taruffi, Croce Rossa Italiana, associazioni, confraternite, figure professionali e cittadini al servizio di "una manifestazione – sottolinea il sindaco, Francesco Bigiottiche ogni anno si ripete e racconta l'impegno di un'intera comunità.

Una notte di fede e testimonianza, ricordo del passato e speranze per il futuro. Un lavoro corale che disegna un'esperienza davvero unica e suggestiva, che richiama sul territorio sempre tantissime persone, fedeli e interessati all'aspetto culturale". "Una serata importante – aggiunge il vicesindaco, Luca Profiliche ci restituisce l'orgoglio di essere bagnoresi e testimonia la volontà di essere uniti e attivi per l'identità e la bellezza del paese. Ogni anno il tanto lavoro portato avanti lascia il segno nelle centinaia di persone che vi prendono parte". Ingresso libero, emozione autentica come il suono della bacioccola che annuncia, il grano bianco dei cosidetti "Sepolcri" o il sapore del biscotto con l'anice che ripaga gli annuali sforzi dei figuranti.