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"Freud e Orvieto. Alle origini della psicoanalisi" il nuovo libro di Tafani e Riccetti

giovedì 19 gennaio 2017
"Freud e Orvieto. Alle origini della psicoanalisi" il nuovo libro di Tafani e Riccetti

"Freud e Orvieto. Alle origini della psicoanalisi" (Intermedia Edizioni) è il titolo del libro di Lucio Riccetti e Tiziana Tafani che sarà presentato sabato 28 gennaio alle 17.30 nel foyer del Teatro Mancinelli. Oltre agli autori, saranno presenti Francesco Scoppola, direttore generale del Ministero dei beni e delle attività culturali, Giancarlo Baffo, ricercatore presso la cattedra di Filosofia morale dell'università di Siena e Giuseppe Germani, sindaco di Orvieto. Modererà l'incontro Roberto Conticelli, direttore de La Nazione Umbria e presidente dell'Ordine dei giornalisti dell'Umbria.

Il libro. Sigmund Freud compì vari soggiorni ad Orvieto, come ricorda lui stesso nel celebre testo "Psicopatologia della vita quotidiana", a partire dal settembre del 1897 e ancora nel 1902 e 1907. I due saggi che compongono il libro, affrontano il ruolo che i soggiorni orvietani di Freud ebbero nella elaborazione di alcuni capisaldi della teoria psicoanalitica, a partire dal complesso di Edipo ed il rapporto tra Freud e la città, a causa dei suoi interessi archeologici. Dal primo punto di vista, si sottolinea il grande impatto che gli affreschi di Luca Signorelli ebbero sul padre della psicoanalisi.

Nel citato "Psicopatologia della vita quotidiana", c'è infatti "il caso Signorelli" che rappresenta per lui una fondamentale occasione di auto analisi, connessa al meccanismo della dimenticanza. Il secondo aspetto ci restituisce l'immagine privata di un Freud irresistibilmente attratto dai reperti archeologici che acquistava dal mercante di cose antiche Riccardo Mancini.

Il volume è impreziosito da alcune foto e cartoline che Sigmund Freud acquistò ad Orvieto e che sono conservata al Freud musem di Londra. Al termine della presentazione, sarà offerto un brindisi a tutti i presenti da parte del Consorzio di tutela del vino di Orvieto, nella cui sede, in palazzo Bisenzi, sorgeva l’albergo delle Belle Arti, luogo di soggiorno particolarmente amato dal padre della psicoanalisi.