editoriale
Non nel mio nome
sabato 22 marzo 2003
di Giorgio Campanari
Come inevitabile, la guerra è iniziata.
Molti si chiedono se sia una guerra politica, una guerra economica, oppure una guerra di religione o una guerra al terrorismo: sono molte le supposizioni dei vari schieramenti politici e delle varie associazioni culturali, circa i reali fini di questo conflitto.
Vorrei partire dal presupposto che tutte le guerre sono sbagliate: la forza contro la forza, ci riporta indietro nel tempo, quando a fare la storia era la spada e non la parola….
Un ritorno alle origini dell’uomo, quando l’uomo seguiva l’istinto animale… La storia c’insegna che molto sangue è sgorgato a scapito di milioni di vite di innocenti, trovatesi come pedine in un particolare contesto storico. Vite imprigionate su di una grande scacchiera (la scacchiera della vita), inermi alle mosse dettate da giocatori insensibili a così tanta barbarie.
Sono proprio questi astuti giocatori che dettano le regole: sono loro che celano dietro false parole di democrazia e libertà, il loro vero e criminale intento; sono loro che con un comando si permettono di cancellare migliaia di vite, sono proprio loro che con le loro mosse, attaccano la dignità umana.
Dignità umana: una parola andata a farsi friggere almeno un centinaio di volte, nel novecento e purtroppo anche nel nuovo millennio. La vita non è un gioco, la vita è reale e unica: un tesoro inestimabile dove nessun mortale può o deve decidere sulla vita o sulla morte del suo simile.
I tempi del pollice abbassato sono finiti ormai da tempo, ma sembra che al germe dell’intolleranza, non vi sia medicina. Dopo l’undici settembre del 2001, tante cose sono cambiate: nella mia città, mi sono permesso di organizzare in memoria delle tremila vittime civili americane, un Comitato Cittadino.
Vorrei parlare proprio di questo per fare chiarezza circa la mia posizione sulla cultura americana. Aver ricordato le vittime innocenti dell’Undici settembre, aver alzato ed invitato gli orvietani ad innalzare la bandiera a stelle e strisce americana, non significa che la mia idea (specialmente se si parla di questa guerra…) e la mia posizione sia palesemente scontata ed a favore degli Stati Uniti, nonché favorevole alle decisioni intraprese dal governo Berlusconi: NO! Questa volta no! Mi dissocio contro questo gratuito attacco alla dignità umana, come mi dissocio da ogni vile guerra.
In quell’occasione, ho ritenuto opportuno stringermi vicino alla comunità americana, perché in quel momento, (come penso abbiano fatto migliaia d’altre persone…), mi sono sentito americano, nonché parente di tutte le vittime innocenti di quella tragica e storica giornata. Come J. F. Kennedy, che in quel lontano primo maggio degli anni sessanta in visita in Germania, si sentì di urlare al Wolk tedesco di essere berlinese, l’undici settembre scorso ho sentito il bisogno di esternare la mia simpatia per il popolo americano.
Come mi sento americano, ogni qualvolta che mi ritrovo a leggere e a pensare ad un altro simbolo della cultura americana, quale Marthin Luther King. Anche lui aveva un sogno: (non basato sui verdoni, o sul consumismo sregolato che il mercato globale ha conosciuto…); ma il vero sogno americano, ossia quello di vedere uomini neri, con uomini bianchi insieme; il sogno di vedere la diversità multietnica unita sotto un’unica bandiera, quella della pace…
Parole ed idee che dovremmo far conoscere ai nostri figli, bambini odierni, adulti del futuro… Solo in questa maniera, li potremo preservare dal germe dell’intolleranza e della guerra.
Quando leggo la Carta Costituzionale Americana, posso solo costatare che è una delle più belle, nonchè democratiche e garantiste, sulla faccia della terra. Ma purtroppo, quando faccio i conti con la realtà odierna, ed in particolar modo con la vita metropolitana dei sobborghi americani, mi accorgo dei gravi limiti che la cultura a stelle e strisce ha, quando si parla di Welfare. Tutte le parole di libertà, di diritti e di democrazia, rimangono più volte sulla carta: non vorrei dilungarmi molto su questo punto, ma sono costretto a prendere una posizione netta ed avversa nei confronti degli United States, ogni qualvolta viene applicata la pena di morte in alcuni dei suoi Stati.
Vorrei ricordare che la pena di morte, è in vigore nella maggior parte dei Paesi Islamici (Iraq compreso), che l’America odia tanto, nonché nella Cina comunista odierna e a Cuba.…. Contraddizioni queste, che mi fanno riflettere e pensare. Pensare che la vita non è un film (come canta la band musicale degli Articolo 31), anche se dalle immagini crude e irreali che i Media ogni giorno ci propinano, possa far sembrare il contrario. Una cruda realtà che sembra irreale…
Irreale per gli occhi di un bambino, irreale per gli occhi di un adulto che, tramite i libri, sa che cosa è la guerra, sa che cosa sia l’odio, sa che cosa significa morire… Morire: molti saranno i giovani che periranno…Molti saranno i ragazzi americani che perderanno la vita, per un gioco imposto dall’alto, come molti saranno i ragazzi Inglesi, Australiani, ed Iracheni… Ragazzi con diversi modi ed abitudini fra loro, ragazzi di diversa etnia, ma pur sempre ragazzi…. Io non voglio essere complice di tale genocidio e se sarà compiuto, non sarà di certo compiuto nel mio nome…No! Questa volta NO!
Un ritorno alle origini dell’uomo, quando l’uomo seguiva l’istinto animale… La storia c’insegna che molto sangue è sgorgato a scapito di milioni di vite di innocenti, trovatesi come pedine in un particolare contesto storico. Vite imprigionate su di una grande scacchiera (la scacchiera della vita), inermi alle mosse dettate da giocatori insensibili a così tanta barbarie.
Sono proprio questi astuti giocatori che dettano le regole: sono loro che celano dietro false parole di democrazia e libertà, il loro vero e criminale intento; sono loro che con un comando si permettono di cancellare migliaia di vite, sono proprio loro che con le loro mosse, attaccano la dignità umana.
Dignità umana: una parola andata a farsi friggere almeno un centinaio di volte, nel novecento e purtroppo anche nel nuovo millennio. La vita non è un gioco, la vita è reale e unica: un tesoro inestimabile dove nessun mortale può o deve decidere sulla vita o sulla morte del suo simile.
I tempi del pollice abbassato sono finiti ormai da tempo, ma sembra che al germe dell’intolleranza, non vi sia medicina. Dopo l’undici settembre del 2001, tante cose sono cambiate: nella mia città, mi sono permesso di organizzare in memoria delle tremila vittime civili americane, un Comitato Cittadino.
Vorrei parlare proprio di questo per fare chiarezza circa la mia posizione sulla cultura americana. Aver ricordato le vittime innocenti dell’Undici settembre, aver alzato ed invitato gli orvietani ad innalzare la bandiera a stelle e strisce americana, non significa che la mia idea (specialmente se si parla di questa guerra…) e la mia posizione sia palesemente scontata ed a favore degli Stati Uniti, nonché favorevole alle decisioni intraprese dal governo Berlusconi: NO! Questa volta no! Mi dissocio contro questo gratuito attacco alla dignità umana, come mi dissocio da ogni vile guerra.
In quell’occasione, ho ritenuto opportuno stringermi vicino alla comunità americana, perché in quel momento, (come penso abbiano fatto migliaia d’altre persone…), mi sono sentito americano, nonché parente di tutte le vittime innocenti di quella tragica e storica giornata. Come J. F. Kennedy, che in quel lontano primo maggio degli anni sessanta in visita in Germania, si sentì di urlare al Wolk tedesco di essere berlinese, l’undici settembre scorso ho sentito il bisogno di esternare la mia simpatia per il popolo americano.
Come mi sento americano, ogni qualvolta che mi ritrovo a leggere e a pensare ad un altro simbolo della cultura americana, quale Marthin Luther King. Anche lui aveva un sogno: (non basato sui verdoni, o sul consumismo sregolato che il mercato globale ha conosciuto…); ma il vero sogno americano, ossia quello di vedere uomini neri, con uomini bianchi insieme; il sogno di vedere la diversità multietnica unita sotto un’unica bandiera, quella della pace…
Parole ed idee che dovremmo far conoscere ai nostri figli, bambini odierni, adulti del futuro… Solo in questa maniera, li potremo preservare dal germe dell’intolleranza e della guerra.
Quando leggo la Carta Costituzionale Americana, posso solo costatare che è una delle più belle, nonchè democratiche e garantiste, sulla faccia della terra. Ma purtroppo, quando faccio i conti con la realtà odierna, ed in particolar modo con la vita metropolitana dei sobborghi americani, mi accorgo dei gravi limiti che la cultura a stelle e strisce ha, quando si parla di Welfare. Tutte le parole di libertà, di diritti e di democrazia, rimangono più volte sulla carta: non vorrei dilungarmi molto su questo punto, ma sono costretto a prendere una posizione netta ed avversa nei confronti degli United States, ogni qualvolta viene applicata la pena di morte in alcuni dei suoi Stati.
Vorrei ricordare che la pena di morte, è in vigore nella maggior parte dei Paesi Islamici (Iraq compreso), che l’America odia tanto, nonché nella Cina comunista odierna e a Cuba.…. Contraddizioni queste, che mi fanno riflettere e pensare. Pensare che la vita non è un film (come canta la band musicale degli Articolo 31), anche se dalle immagini crude e irreali che i Media ogni giorno ci propinano, possa far sembrare il contrario. Una cruda realtà che sembra irreale…
Irreale per gli occhi di un bambino, irreale per gli occhi di un adulto che, tramite i libri, sa che cosa è la guerra, sa che cosa sia l’odio, sa che cosa significa morire… Morire: molti saranno i giovani che periranno…Molti saranno i ragazzi americani che perderanno la vita, per un gioco imposto dall’alto, come molti saranno i ragazzi Inglesi, Australiani, ed Iracheni… Ragazzi con diversi modi ed abitudini fra loro, ragazzi di diversa etnia, ma pur sempre ragazzi…. Io non voglio essere complice di tale genocidio e se sarà compiuto, non sarà di certo compiuto nel mio nome…No! Questa volta NO!
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