editoriale

Perchč non vi indignate pure della pubblicazione dei nomi degli extracomunitari?

venerdì 13 dicembre 2002
di Fausto Cerulli
Eh,no, sig, Brunetti, se lei invoca la privacy io mi metto ad invocare la par condicio, sperando che il latinorum batta la lingua di Bush uno a zero e palla al centro. Lei giustamente si indigna per dei nomi dei “nostri ragazzi” sbattuti in prima pagina, ed io giustamente le faccio notare che siffatta indignazione dovrebbe sgorgare dai nostri petti ogni qualvolta i mezzi di informazione, usando e/o abusando del diritto dovere appunto di informare chiamano per nome e cognome la prima persona che incappa nei rigori della giustizia giusta o di quella ingiusta, si vedrŕ in seguito.

Potrei portare mille esempi, cominciando modestamente dal mio; mi č capitato piů di una volta di essere sbattuto in prima pagina, con le piů varie coloriture di colore. Mi accadde di essere processato per una mia presa di posizione in tema di Papi, e i giornali locali scrissero che ero un maoista. Che poi, detto inter nos, Mao del Vaticano se ne confuciava alla grossa. Un’altra volta mi accadde di leggere il mio nome in prima pagina sul Tempo quando il Tempo era il Tempo. Si faceva il mio nome e cognome, accompagnato dalla qualifica professionale, a proposito di un traffico internazionale di droga, in cui sarei stato impicciato non come difensore ma come difendibile, o indifendibile a seconda dei disgusti.

Quando finalmente fui assolto mi illudevo che il Tempo trovasse spazio e Tempo per precisare la prima notizia. Nada de nada. Ultimamente, della serie che piove sempre sul bagnato, un quotidiano nazionale mi ha descritto come un terrorista, ed ha specificato con arguta finezza che facevo scoppiare le bombe con una telefonata al cellulare.

Non ho trovato un’anima di amico che abbia scritto una riga ad un giornale, in nessuno dei tre casi succitati, per protestare contro la gogna massmediatica. Ed io mi sono preso la mia gogna, un po’ incazzato e un po’, gogna per gogna, sogghignando. Il signor Brunetti avrŕ letto certamente delle brillanti operazioni di polizia che portano un giorno sě e l’altro pure qualche centinaio di extracomunitari a fare comunella nelle per loro non patrie galere: nome cognome luogo di nascita, nulla viene risparmiato, e sě che č anche faticoso scrivere quei nomi maomettani che sembrano litanie mal recitate. Perché il sig. Brunetti non ha preso anche allora carta e penna, o personal computer che fa piů fino, per protestare contro la violazione della privacy?

Perché, per fare un ultimo esempio, quando i giornali raccontavano amori e disamori, condanne e poi condanne del socialista Armanini ( l’unico tangentista che abbia scontato la sua pena per intero, oltre a Sergio Cusani) nessun Brunetti si č indignato? Per questo al sor Brunetti, stavo per scrivere ser Brunetto, che invoca i fulmini di Rodotŕ (.che potrebbe tuonare da vicino, dalla sua casa in campagna a Colonnetta di Prodo) io oppongo la invocazione della par condicio.

O si scrivono i nomi di tutti o di nessuno. I “nostri ragazzi”, per quanto nostri siano, meritano lo stesso trattamento che viene riservato dai massmedia all’ultimo degli ultimi extracomunitari. Non mi sembra garbato e neanche democratico piangere sui nomi versati dei “ nostri ragazzi”, ed infischiarcene alla grande di quelli versati e storpiati dell’albanese o del marocchino.

Non mi sembra garbato, sor Brunetti, mi appare solo un po’ campanilistico e gratta gratta anche un tantino razzista il suo modo di ragionare. E la cosa non migliora per il fatto che anche i miei colleghi siano incazzati. Perché vorrebbero piů spazio ai loro nomi, e meno a quelli di chi, in attesa di sapere se deve pagare il fio, intanto paga, e salato, l’avvocato.