editoriale

La Polizia Stradale fondamento essenziale per la sicurezza dell'italia

martedì 10 dicembre 2002
di Stefano Spagnoli, segret. nazionale Consap
Il contesto sociale ed economico in cui si trova oggi l’Italia è senz’altro il punto di partenza per una piccola premessa attorno alla questione Polizia Stradale e di tutte le specialità delle quali la Polizia di Stato vanta il controllo.

È un’Italia europea, che si muove su strade granducali, su ferrovie cadenti, su strutture aeroportuali ancora troppo arretrate.

La Polizia Stradale, vanto un tempo della Polizia di Stato, è oggi composta in prevalenza da giovani pattuglianti inesperti, in fuga continua dai reparti, soprattutto autostradali, verso altre realtà professionali, egualmente pagate, offrenti sbocchi di carriera maggiormente attraenti e sicuramente più sicuri. È infatti risaputo che la Stradale paghi un altissimo tributo di sangue.

È necessario dunque una rivalutazione del profilo professionale dell’operatore di Polizia Stradale, che renda merito all’immensa mole del lavoro giornaliero in strada e che offra, soprattutto, un “ritorno” a chi venga assegnato al reparto operativo. Attorno a questo atto dovuto verso il poliziotto della specialità ci sono altre considerazioni da fare, in ordine alla logistica, alle infrastrutture, all’aiuto in materia normativa.

Questa introduzione era necessaria per avvicinare l’uditore allo stato d’animo di chi muove oggi questa proposta che, se pur può apparire in qualche modo critica, è principalmente costruttiva, senza veleni.

LA POLIZIA STRADALE E L’IPOTESI FEDERALISTA

In un’ipotesi federalista, al centro della cosiddetta devolution, ma anche al centro di un’ipotesi di evoluzione in chiave europeista del nostro paese, la Polizia Stradale deve trovare un contesto assolutamente più radicato nel territorio, o meglio, nell’ambiente che le è più congeniale, nell’ecosistema perfetto nel quale dovrebbe muoversi: la grande viabilità stradale.

LA POLIZIA DEI TRASPORTI

Questa radicalizzazione sul territorio è da intendersi non come una semplice estensione dell’attività, ma anche e soprattutto nel recupero della sua specificità peculiare: serve una Polizia Stradale che sia soprattutto Polizia dei Trasporti, non alle dipendenze di un Dicastero diverso da quello dell’Interno, ma sicuramente dedita in via esclusiva a tutto ciò che si muove su ruota, a tutto ciò che percorra - a qualsiasi titolo - la strada.

Pensare che una Polizia semplicemente regionale possa esercitare il controllo sulle grandi arterie di comunicazione è assolutamente insensato: le specialità, pur con mille difficoltà tecniche e umane, hanno sempre dimostrato di rispondere con prontezza alle esigenze di raccordo delle informazioni, di gestione delle grandi e periodiche crisi - sciagure, grandi eventi, scioperi ed esodi - tipiche del nostro Stato.

Come sarebbe possibile, infatti, regionalizzare i tronchi autostradali e poterne - al contempo - gestire le emergenze anche solo climatiche dei tratti in comune? L’esempio ce lo offre il 4° Tronco autostradale, che pur essendo di competenza toscana, si occupa del tratto da Sasso Marconi a Roncobilaccio, in Emilia Romagna: poterne suddividere la gestione sarebbe un errore fatale ed uno spreco di risorse che la stessa Società Autostrade si guarda bene dal fare.

Una presenza forte sul territorio “stradale”, dunque, ove le unità operative della Polizia Stradale possano esercitare il proprio primario compito istituzionale: la vigilanza del tratto di propria competenza, l’opera di assistenza agli utenti in difficoltà, la prevenzione e la repressione dei reati, controlli rigidi, specialistici e mirati.

LA VIGILANZA STRADALE:

Oggi un autotreno può partire dal Belgio e raggiungere - nel più breve tempo possibile - l’estrema punta della Sicilia. È un dato di fatto ma ci guardiamo bene dall’entrare nel merito delle politiche italiane in materia di trasporti. Sappiamo che è un errore consentire alla lobby degli autotrasportatori, così potente da ottenere sconti anche sulle sanzioni amministrative previste in caso di infrazioni al Cds, di poter trasportare acqua imbottigliata in Puglia fino in Val d’Aosta e viceversa, ma qui siamo poliziotti che parlano di polizia e le valutazioni politiche le dobbiamo lasciare ad altri.

La vigilanza stradale è, in termini stretti, un servizio che si configura come il più completo, e vi sono reparti della Polizia Stradale che lo testimoniano ogni giorno con la loro attività di polizia giudiziaria e amministrativa, con l’attività di soccorso pubblico e di prevenzione.

È però un compito istituzionale dispersivo in sé, che le politiche gestionali di questi ultimi anni, seppur dettate spesso da un indiscutibile status di continua emergenza, hanno ridotto ad una frenetica corsa dall’inizio alla fine del turno. È inconcepibile che in molti tratti di autostrada in concessione, solo a titolo esemplificativo, non esista un servizio di cosiddetta manutenzione dalle 20 alle 8. la pattuglia ha con sé la scopa per pulire il manto stradale, la segnaletica per improvvisare restringimenti di carreggiata o deviazioni, materiale assorbente per limitare le insidie di oli e carburanti.

È inconcepibile ma è un dato di fatto documentabile, così come il fatto che non vi sono mezzi fuoristrada in forza ai reparti di montagna e che al numero istituzionale 113 rispondano in alcune località, pur attraversate da arterie stradali importantissime, i Carabinieri, che devono poi rimbalzare le chiamate a numeri impossibili da memorizzare, per prefissi e lunghezze, e rispondenti ai COA. Oggi, con le nuove tecnologie, potremmo installare ripetitori e rimbalzare ogni chiamata 113 direttamente ai Centri Operativi Autostradali.

LE TIPOLOGIE DI CONTROLLO:

Detto questo, vorremmo ricordare che Europol ha individuato nella Polizia Stradale l’organo di polizia italiano competente alla trattazione delle materie inerenti ogni reato “veicolare”, se è possibile passare questo termine.

La Polizia Stradale è l’organo di polizia che esercita in via principale i compiti tipici di tale servizio, così come contemplato nel Cds. Chi, al di fuori della Specialità, è potenzialmente in grado di controllare a fondo un veicolo? Si pensi ad un veicolo commerciale, nelle sue molteplici caratteristiche quali il peso complessivo, regolamentato per sicurezza e per norma tributaria, limiti di sagoma, tempi di percorrenza, velocità, regolarità del carico e del conducente, titolo autorizzativo della proprietà, merci pericolose e via di seguito.

E oggi, con l’incrementare esponenziale del traffico mercantile su gomma, si è davanti ad una flotta di veicoli provenienti da paesi extracomunitari lontanissimi, per il cui controllo ci si deve spesso affidare alla buona volontà dei singoli operatori e soltanto a quella poiché è innegabile che da parte dell’Amministrazione non ci sia alcun supporto valido.

I stessi prontuari del Codice della Strada giungono nelle mani degli uomini della Stradale, e si badi bene neanche di tutti, quando ormai questi sono stati già superati da nuovi intereventi legislativi. Il corso di specializzazione presso il Caps resta un fatto estemporaneo e che difficilmente si ripete nella carriera dello stesso singolo operatore. Anzi, capita che a volte, qualcuno non ci vada nemmeno.

Così il capopattuglia di oggi è un operatore autodidatta: se è una persona capace sarà un buon poliziotto, ma se alla scarsa preparazione fornita dall’amministrazione, che pure gli affida il comando di un’unità operativa, si aggiunge la questione psicologica derivata dal non gradimento dell’incarico e ad altri fattori esterni, il risultato può essere catastrofico o letale.

LE GRANDI PROBLEMATICHE SOCIALI:

Nessuno ci pensa, ma sulla Polizia Stradale gravano pesanti fardelli. È lei che dovrebbe essere la protagonista esecutiva delle politiche sociali dello stato. Il livello di sinistrosità in Italia è tra i più alti tra i paesi europei, tanto che non passa occasione nella quale l’Unione Europea si occupi del fenomeno, che il nostro paese non si prenda strigliate e tirate d’orecchie.

Per l’Europa, dovremmo ridurre l’incidentalità, entro il 2010, del 50% ma questo obbiettivo sarà irraggiungibile se non si investirà sulla sicurezza stradale e quindi sulla Polizia Stradale. In autostrada, ove la Polizia Stradale è presente più che altrove, il livello di sinistrosità è inferiore rispetto alla rete ordinaria e questo significa che il principio della maggiore presenza è valido e da i suoi frutti.

Alla luce di ciò appare più che evidente che un rafforzamento di tutti i presidi di Polizia Stradale condorrebbe sicuramente in maniera determinante al raggiungimento dell’obbiettivo fissato dall’Europa. Ma servono anche strumenti tecnologici e normativi in grado di restituire legittimità all’operato dei reparti, oggi sconsolati per le continue sconfitte della legge innanzi ai Giudici di Pace (l’esecutività di un verbale di contravvenzione può essere sospesa anche dopo 2 o 3 ore dalla redazione dell’atto stesso) o innanzi al rifiuto di medici di accertare stati di ebbrezza alcolica o dall’assunzione di sostanze stupefacenti.

Queste sono le difficoltà oggettive degli operatori di Polizia Stradale e queste difficoltà esercitano un azione di scoramento e demotivazione sul personale che si vede quotidianamente vede demolito il proprio lavoro svolto in difesa di una viabilità sicura che permetta ai nostri figli di tornare a casa ogni giorno. Eppure non è l’Italia la capitale delle stragi del sabato sera? Non sono italiane le immagini delle auto disintegrate pubblicate sui giornali con a fianco - in sinistri riquadri - le fotografie di migliaia di giovani morti a 5 per volta nelle strade metropolitane?

Non è l’Italia il paese in cui ogni giorno muoiono 18 persone e centinaia riportano lesioni spesso gravissime e dove allo stesso tempo ci si può permettere di sfrecciare accanto alle pattuglie e non rischiare nient’altro di una strigliata, verbalizzata con 60 euro? Non è forse l’Italia il paese ove la pirateria stradale è un fenomeno così allarmante - così come il lancio dei sassi dai cavalcavia - e dove nonostante tutto i killer restano liberi e con la patente in tasca?

È un mondo a parte, quello della strada, del quale tutti facciamo parte ma che viaggia a velocità diverse. La Polizia Stradale deve stargli dietro, deve tallonare tutto ciò che si muove per due principali motivi: la garanzia della legalità e dell’ordine pubblico e il continuo aggiornamento della propria capacità di reazione alle offensive criminali sempre in agguato e sempre più globali. Oggi, molto di ciò che viene fatto, è frutto di impegni personali e di formazioni proprie, con rinunce che gravano sul singolo volenteroso e capace di turno fino al suo esaurimento fisico e psichico.

IL FENOMENO CRIMINALE:

Si pensi all’impegno della Polizia Giudiziaria. Piccole squadre o piccoli uffici, che ancora oggi mantengono la denominazione di Ufficio Infortunistica e PG, con operatori divisi dalla redazioni di rapporti all’ A.G. per sinistri mortali o per indagini su criminalità organizzata. Tutto ciò è inconcepibile ma reale.

O si pensi al fenomeno dell’immigrazione clandestina: riguarda tutte le forze di polizia, in particolare le specialità della Polizia di Stato. Ci sono pattuglie che vengono distolte dal loro compito primario per vigilare fermati o redigere lunghi atti, sottoporsi a trasferte per il fotosegnalamento e procedere in relazione agli esiti Afis.

Nelle Sottosezioni non esistono terminali S.D.I. e le indagini, ma anche la semplice alimentazione della banca dati, devono essere svolte presso altri Reparti, per la maggior parte delle volte Sezioni o Commissariati, e questo, tra l’altro può avvenire soltanto quando le apparecchiature sono disponibili perché non già utilizzate dagli personale degli uffici che le detengono.

Si può ben immaginarne i risultati: inserimenti ritardati ed indagini rallentate con conseguente notevole disservizio per i cittadini cui si deve garantire la sicurezza. In un’ottica di decentramento i reparti autostradali dovrebbero essere sempre più come Commissariati di PS, specializzati nel loro campo specifico, ma in grado di muoversi autonomamente e rapidamente. Solo in questo modo si potrebbero risparmiare grandi risorse e creare opportunità in seno alla specialità, rendere ottimale l’impegno umano e logistico, produrre sicurezza pura al cento per cento. Un ecosistema, sull’esempio delle sottosezioni di Polizia Stradale tedesche.

IL PROLIFERARE DEI CORPICINI DI POLIZIA:

Solo una grande specializzazione ed il recupero del ruolo istituzionale di guida, di leadership, possono restituire alla Polizia Stradale il merito del suo mezzo secolo ed oltre di vita, la sua stessa ragion d’essere. È questa l’epoca della devolution, nella quale ogni ente locale vuole la sua polizia perfetta: così oggi vi sono polizie municipali, provinciali, regionali, vi sono organi di polizia anche ai consorzi di bonifica.

E tutti vogliono fare Polizia Stradale, ma solo con l’autovelox o con il Provida, e quindi solo per battere cassa, apparecchiature sulla cui scarsa dotazione la Polizia Stradale eccelle. Certo, stanno arrivando decine di strumenti, ma vi sono comuni nei quali la Polizia Municipale o province nelle quali la Polizia Provinciale fanno ormai solo quello. Non per la sicurezza stradale, perché etilometri non ne acquistano mai, ma solo per i facili introiti di apparecchi piazzati sulle grandi arterie, nelle quali mai intervengono però per rilevamento di sinistri o per operazioni di altro genere.

La Polizia Stradale deve poter fare la grande differenza, proprio nel momento in cui tutti vogliono fare Polizia Stradale.

LE MISURE:

Che fare dunque? Ripianare gli organici, innanzitutto, e formare ogni singolo operatore per renderlo professionalmente capace di lavorare sul serio e non in emergenza, allo scopo di mettere nelle condizioni l’unità operativa di rientrare in ufficio con il riscontro del lavoro svolto, suggerendo poi contatti con altre diramazioni dello Stato, quali le altre forze di polizia, le Agenzie per le Entrate, i servizi Veterinari, l’Ufficio Immigrazione. Così, tra l’altro, sarà possibile esportare il concetto di Polizia di Prossimità anche in autostrada e sulle strade di primaria importanza.

Dotare la Polizia Stradale di tutta della tecnologia necessaria: un investimento importante e oneroso, ma se impostato in sintonia con la formazione del personale e la sua motivazione, interagirà e i risultati saranno apprezzabili da subito. Rivedere gli stipendi, adeguarli al rischio ed alle responsabilità: tutti hanno indennità, ma non la Polizia Stradale, che paga - come già detto - il più alto tributo di sangue in tempo di pace e di tregua con le grandi organizzazioni criminali.
Motivare anche la Dirigenza, formarla ad hoc, restituirle la certezza che in alto qualcuno pensa anche a loro ed uscire dallo stato attuale in cui un funzionario alla Polizia Stradale è un funzionario di serie B.

FINALE:

Gli slogan vanno giustamente lasciati ai politici, ma oggi ci sentiamo di dire con forza che chi vuole difendere l’integrità dello Stato, chi vuole mantenere il controllo della rete viaria su cui si muove l’Italia onesta e l’Italia criminale, su cui si muovono cittadini europei e del mondo e delinquenti di ogni nazionalità, deve affidarsi alle specialità. La Polizia Stradale è una specialità che lavora ogni giorno a testa alta e merita di essere restituita alla visibilità di tutti.

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