economia

L'intervento del sindaco di Fabro al Forum sull'economia di Roma

sabato 16 novembre 2013
L'intervento del sindaco di Fabro al Forum sull'economia di Roma

Di seguito l'intervento del sindaco di Fabro Maurizio Terzino pronunciato a Roma in occasione del forum sull'economia.

Sono un Sindaco di uno dei 5700 comuni che hanno una popolazione inferiore a 5000 abitanti e che rappresentano il 70% dei comuni italiani ed il 18% dei cittadini e ringrazio la MMT per avermi invitato a questo forum e dato voce alle piccole comunità. I piccoli comuni, in particolar modo quelli con meno di 3000 abitanti, sono un po' come una grande famiglia dove il Sindaco intrattiene un rapporto personale e diretto con i cittadini e la cui figura viene vista più come quella del padre di famiglia piuttosto che del rappresentante delle istituzioni e dalla quale ci si attende molto spesso che si adoperi in prima persona per la soluzione dei problemi quotidiani della propria comunità e del proprio territorio.

Le grandi criticità che i piccoli comuni si trovano ad affrontare sono legate in larga parte alla limitazione delle risorse economiche a disposizione, come per tutti, ma con in più le problematiche legate alla disponibilità di attrezzature non sempre all'avanguardia, alla mancanza di forza contrattuale nei confronti dei terzi, alla scarsità di personale, alla difficoltà di formazione e informazione ed in generale a tutta una serie di problemi insiti nelle realtà più piccole.

Nonostante ciò siamo, tuttavia, riusciti sino ad oggi a garantire un adeguato livello di qualità della vita ai nostri cittadini (penso ai bassi costi degli asili, dei centri anziani, delle mense e del trasporto scolastico), sfruttando al meglio le risorse umane disponibili, ma purtroppo la scure della crisi economica che ha colpito il nostro Paese non ci ha lasciato indenni, (penso ad esempio ad un dato sull'edilizia, noi siamo passati dai 200.000 euro di bucalossi ai 40.000€ attuali e se continua cosi saremo a 20.000 euro il prossimo anno) questo significa ancor meno manutenzioni.

I tagli imposti dalla Spending review (per noi un taglio del 9% sul triennio 2009/2011 ossia 109.000 euro equivale ad un taglio da 98.260.000 per il Comune di Roma), che con i suoi artificiosi meccanismi taglia indistintamente i bilanci dei comuni senza tener conto né delle dimensioni degli enti né tanto meno della qualità della spesa, come se la virtuosità di un ente si calcolasse sulla quantità invece che sulla qualità, punendo tutti quegli enti che purtroppo si sono trovati a dover fronteggiare imprevisti o emergenze, (e qui penso alla nostra recente emergenza alluvione che ha colpito tutto l'orvietano) o quei comuni che si sono fatti capofila di progetti di rilevante valore sociale (come essersi dotati di un nuovo e moderno asilo nido intercomunale che offre oltre 50 posti).

Non parliamo poi dell'assoggettamento dal 2013 alle assurde regole del Patto di Stabilità con il suo insostenibile obiettivo da rispettare. Per rispettare il patto ci costringono a creare avanzo di competenza (maggiori accertamenti in parte corrente rispetto agli impegni del titolo I spese correnti) che poi diviene avanzo di amministrazione che però non può essere comunque utilizzato, per il calcolo della competenza mista (che viene conteggiato nel titolo II della spesa, ossia si conteggia in uscita ma non in entrata) creando quindi il  paradosso che ho soldi in  cassa ho avanzo ma non riesco a spenderli neppure per sistemare scuole o strade.

Questa nuova imposizione ha significato per il piccolo comune non soltanto il blocco totale degli investimenti, compresi quelli già programmati o avviati in anni precedenti, ma anche il blocco delle manutenzioni ordinarie e straordinarie, con le conseguenze che tutti noi conosciamo molto bene soprattutto quando significa non poter garantire la conservazione e valorizzazione del proprio patrimonio turistico e culturale che ad oggi sono pressoché le uniche risorse che ancora garantiscono una possibilità di lavoro.

Senza considerare l'impossibilità di effettuare i necessari investimenti nelle infrastrutture che sarebbero indispensabili allo sviluppo del territorio come le tecnologie wireless, il miglioramento della rete viaria, dei trasporti e della pubblica illuminazione e così via. (si pensi inoltre all'impossibilità di accedere ai finanziamenti legati al conto energia sul fotovoltaico e sull'edilizia cimiteriale che in passato garantivano entrate superiori ai costi dei mutui)

L'altra assurda conseguenza di questo assoggettamento al patto di stabilità è stata quella di non poter pagare per mesi le ditte fornitrici, anche quando i mezzi finanziari erano disponibili, con il risultato di contribuire in maniera pesante alla crisi delle piccole aziende, spesso locali, e addirittura in molti casi costringendoli alla chiusura, mettendo ancora più in difficoltà il tessuto economico e sociale dei nostri territori.

I piccoli comuni inoltre non risultano appetibili ne per project financing ne per sponsor. I piccoli comuni non hanno spese per consulenze ne per auto blu e la spesa corrente è rigida e ridurla ulteriormente significa solamente eliminare servizi.
E' giunto il momento che i Sindaci si facciano promotori in prima persona di quelle azioni che sono diventate indispensabili per garantire una vita dignitosa ai nostri cittadini e la possibilità di lavoro alle nostre imprese e che spesso lo Stato non sembra in grado di vedere. Infatti contrariamente a quanto previsto nel titolo 5° della Costituzione, siamo diventati dei meri esattori di uno Stato centrale che appare sempre più distante dai problemi dei cittadini.

Per questo i Sindaci devono chiedere, tutti insieme, l'eliminazione del patto di stabilità ed a livello europeo l'eliminazione del Fiscal Compact per poter ridare finalmente slancio alla libera iniziativa e non soffocare il mondo del lavoro con una tassazione assurda e certamente non più sostenibile che porterà inevitabilmente ad uno smantellamento dello stato sociale.

Ricordo un incontro a Firenze dove l'allora presidente dell'Anci Delrio disse: "ho detto al presidente Monti che i Comuni esistono da 800 anni prima dello stato italiano e che esisteranno ancora tra 800 anni" noi, ora, ricordiamo al Ministro Delrio le sue stesse parole. Per non concludere questo mio intervento con il semplice elenco delle difficoltà in cui ci troviamo, vorrei sinteticamente illustrare alcune proposte che certamente migliorerebbero sia la nostra economia che la qualità della vita dei cittadini;
dematerializzazione ed informatizzazione della pubblica amministrazione anche con la possibilità di pagare online i nostri servizi (si pensi solo al tempo risparmiato);

semplificazione burocratica vera, ma vera veramente non semplificazione della modulistica lasciando poi inalterati tutti i vincoli;
puntare sull'unica fonte inesauribile che abbiamo - la nostra Storia, Arte, Cultura e Turismo (noi ad esempio siamo tra i comuni fondatori della Via romea germanica che insieme alla Via francigena si appresta a diventare un nuovo ed interessante itinerario culturale e religioso per tutta l'Italia);

Mettiamo a disposizione dei Comuni dei fondi per l'utilizzazione di fonti di energia pulita come ad esempio l'installazione di tettoie fotovoltaiche e colonnine per le ricariche elettriche, con le quali facilitare lo sviluppo di una mobilità alternativa, sia in funzione turistica sia per fornire assistenza ai cittadini ed agli anziani in particolare. Ne ricaveremo dei grandi benefici sia in termini economici diretti che sopratutti indiretti (avremo infatti centri storici puliti e non aggrediti dall'inquinamento con consegnate riduzione dei costi a carico del servizio sanitario nazionale);

Personalmente sono convinto che, anche in un mondo globalizzato, solamente il lavoro sia il motore dell'economia e pertanto occorre limitare lo strapotere della finanza e valorizzare, sostenendole, le piccole realtà produttive locali, che sono l'anima dell'economia del territorio. Puntare sulle abilità degli artigiani che, attraverso la loro opera, fanno conoscere tradizioni e storia al nostro Paese e al mondo intero. Investire sul territorio, affinché le bellezze e le meraviglie naturali e culturali diventino fonte di ricchezza, in termini di lavoro e turismo. Abbiamo enormi potenzialità; i nostri territori, i Comuni di tutta Italia ne sono ricchi.

Liberiamo la grande genialità che ci ha reso un popolo straordinario che si è saputo rialzare dopo due guerre devastanti e torneremo certamente a crescere e torneremo ad esser un grande Paese dove è bello vivere.

 

Nella foto, il primo cittadino è accanto al sindaco di Parma e a quello di Salerno.

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