economia

L'altra Orvieto. Precisazioni e considerazioni del Presidente della Carta Unica Claudio Bizzarri

domenica 14 aprile 2013

Non si placa la polemica sulla Carta Unica, che è stata invitata da una delibera di Giunta a lasciare i locali della biglietteria di Piazza Duomo, gestiti dalla Speleotecnica. A determinare alcune precisazioni e considerazioni del presidente della Carta Unica Claudio Bizzarri sono alcune affermazioni sulla Carta Unica e sul turismo in generale dell'assessore Marco Marino, riportate da alcuni organi di stampa.

"Alcune precisazioni sulla Carta Unica ed i "suoi operatori" che sono tutt'altro che un ostacolo per lo sviluppo turistico della città - scrive Bizzarri. - Dapprima verbalmente e poi nero su bianco è stata offerta la possibilità di concordare forme di collaborazione a titolo gratuito (ripeto: gratuito) ad eventuali progetti che dovessero interessare anche i locali della famigerata biglietteria. Quello spazio è utilizzato sulla base di un accordo che vede lo IAT utilizzare spazi riservati per l'Opera del Duomo in cambio di quello che oggi è la biglietteria Carta Unica e Speleotecnica; l'Opera del Duomo vi aveva infatti istallato il proprio il bookshop. Una biglietteria che è oggetto di una serie di determine comunali che ne definiscono i dettagli relativi alla presenza dei gestori (e che indicano su quale capitolo vadano versate le somme dovute annualmente quale rimborso spese, prese in carico da Speleotecnica s.r.l. e quindi non coperte da Carta Unica e, di riflesso ed in quota parte, dal comune che quindi ne beneficia)". 

"A livello generale - continua Bizzarri - siamo perfettamente d'accordo che vada favorita la lunga permanenza dei turisti (sarebbe strano il contrario) e crediamo che proprio la Carta ne debba essere uno degli strumenti. Una Carta che è sempre perfettibile (come tutto)  ma che in molti ci invidiano: altre realtà umbre e di altre regioni italiane ci hanno chiesto: ma come siete riusciti a mettere insieme privati, pubblico e Stato? E' sulla base della correttezza dell'offerta che si fonda l'esperienza positiva di uno strumento nato anche dal lavoro di funzionari comunali che ci hanno creduto fino in fondo, coniugando cultura, professionalità e validità  dell'offerta, con l'unico intento di fare del bene alla propria città, in maniera disinteressata. E' quindi evidente che se tutti i problemi del turismo orvietano sono rappresentati da Carta Unica, la soluzione è dietro l'angolo, ma temiamo che la situazione sia purtroppo più complessa e che necessiti di un approccio di politica culturale ed operativo altrettanto articolato. Non è la Carta attuale a dover essere rimodernata per includere il territorio, ma eventualmente ne deve nascere una parallela (e forse integrata) che possa usufruire dell'esperienza elaborata da quella esistente: con la certezza che anche le piccole realtà da includere siano sempre attente al livello di professionalità da rispettare, in quanto il "turista non perdona" e non c'è nulla di peggio del passaparola negativo. E' quindi un approccio scientifico quello di cui si ha bisogno, per non rimanere avulsi da ciò che ci caratterizza, le nostre radici storiche. Orvieto può essere la città della quale ci si innamora - non a caso abbiamo una folta comunità crescente di "foreigners" - con la quale però, come in tutti i ménage di lunga durata, bisogna instaurare un rapporto di profonda comprensione, bisogna saperla ascoltare e capire.

Per quello che riguarda i monumenti che insistono nella città e nelle sue immediate vicinanze il discorso è paradossalmente più semplice: noi abbiamo un'eccellenza ed una concentrazione che non deve essere data così per scontata (come più volte ricordato anche da Silvio Manglaviti a proposito della cattedrale e del patrimonio storico-culturale che attorno vi ruota); ha bisogno di essere messa a regime con serietà garantendo alla città anche quella vetrina internazionale che è indispensabile in un momento in cui le tasche degli Italiani piangono. La Carta Unica è senz'altro uno dei tasselli, essendo il risultato di iniziative che chi lavora da sempre nel settore del Turismo (ma non solo), porta avanti con difficoltà ma anche con tenacia (il caso del Pozzo della Cava ne è un altro emblematico esempio positivo) in maniera tale da costruire e far vivere, giorno dopo giorno, quella che è L'Altra Orvieto. Quella città che si alimenta di progetti seri, ma soprattutto di concertazione e di collaborazione, di (r)apporti umani e professionali, che intervengono a diversi livelli, ma sempre per costruire e valorizzare quello che, volenti o nolenti, abbiamo ereditato: la cultura ed il suo patrimonio".