economia

Maltempo: Confagricoltura Umbria, attenzione alle speculazioni

lunedì 13 febbraio 2012
Maltempo: Confagricoltura Umbria, attenzione alle speculazioni

Nessun immediato rapporto causa-effetto sui prezzi al consumo. Confagricoltura Umbria pone in allerta i consumatori su possibili speculazioni nella vendita al dettaglio. Nonostante l'ondata prolungata di maltempo - afferma Confagricoltura Umbria - non sono giustificabili eventuali aumenti dei prezzi al consumo dei prodotti agricoli.

L'emergenza, in fase di conclusione in molte zone dell'Umbria, non può determinare simili comportamenti che seguono una logica puramente speculativa. Oltre i danni, che in alcuni casi ci sono, ma che è prematuro comunque stimare nella nostra regione, si registrano anche aumenti dei costi per le aziende agricole..

"Se ci sono particolari rincari al consumo degli ortofrutticoli -prosegue Confagricoltura Umbria- questi non dipendono dai produttori agricoli, che invece confermano, evitando eccessivi aumenti dei prezzi all'origine, il ruolo antinflattivo del settore a vantaggio dei consumatori. Questo anche se il reddito degli agricoltori è pregiudicato sia dalle minori entrate (influenzate dal calo di produzione dovuto al gelo) sia dai maggiori costi (collegati ai rincari energetici)

In altre parole, i prezzi di frutta e verdura, nei casi in cui sono aumentati per i consumatori, hanno determinato per gli agricoltori variazioni in positivo assolutamente marginali e solo per i prodotti colpiti da forti cali produttivi, mentre per la frutta le variazioni sono praticamente nulle. Secondo il Centro Studi di Confagricoltura i maggiori rincari riguardano i prodotti più colpiti dal gelo (radicchio, indivia e cavolfiori). Per questi prodotti i rincari su base settimanale sono anche "a doppia cifra" (+22,4% per il radicchio, +13-14% per l'indivia e cavolfiori, +12% per finocchi e peperoni etc.) ma si tratta di rincari che in assoluto sono nell'ordine di qualche centesimo per chilogrammo! Stiamo parlando di 10-12 centesimi in più per un kg di radicchio o di peperoni, addirittura solo 2-4 centesimi in più a chilo per indivia, finocchi, lattuga e cavolfiori. Certo un aggravio che non può pesare più di tanto sul carrello della spesa dei consumatori.

Evidentemente i rincari, facilitati da allarmismi talvolta eccessivi, sono frutto di altri fattori e non certo dell'aumento dei prezzi all'origine. Per alcuni prodotti orticoli le quotazioni all'origine sono ferme (pomodori in serra e ciliegini) e per altri, come le tanto "chiacchierate" zucchine, addirittura si registra un calo delle quotazioni all'origine, che sono arrivate a meno di un euro a kg con una riduzione di 14 centesimi per chilogrammo, quotazione pari al 12,5% in meno rispetto alla settimana precedente e leggermente inferiore a quella della stessa settimana dello scorso anno. Non solo le zucchine ma anche altri prodotti oggi costano all'origine meno (anche considerevolmente in percentuale) di quanto accadeva un anno fa. L'indivia -6%; i finocchi -9% ed i peperoni -22%. Per ciliegini e patate comuni il calo è addirittura del 30 per cento. Per le cipolle le quotazioni sono inferiori di oltre il 47% rispetto al 2011. Per quanto riguarda la frutta, i prezzi sono praticamente fermi rispetto alla settimana precedente (e la cosa si giustifica anche considerando che a parte gli agrumi la fase di raccolta è già da tempo conclusa) e tutti in calo, anche fortemente (ad es. actinidia: -12,8%; mandarini: -17,4% e pere: -43,3%), rispetto alle quotazioni all'origine dello scorso anno.