economia

La ristorazione orvietana, il Distretto Culturale della Tuscia e un bollino di qualità. Le proposte di Assocommercio

mercoledì 29 giugno 2011
La ristorazione orvietana, il Distretto Culturale della Tuscia e un bollino di qualità. Le proposte di Assocommercio

"Il nostro paese, - dice Carlo Perali di Assocommercio Orvieto, - è stato fra i primi al mondo a porsi il problema di dare riconoscibilità ai propri prodotti valorizzandone l'origine,il processo di produzione e finanche le modalità di preparazione di alcuni cibi.

Inoltre diciamo che una forte coscienza ambientalista ha trasformato persino il settore agroalimentare, cambiando soprattutto il consumatore in un utente molto più attento ai prodotti naturali della terra, meglio conosciuti come i prodotti a denominazione di origine controllata o i cosiddetti prodotti doc.

Infatti, - spiega Perali, - non è a caso che la cucina mediterranea è diventata patrimonio dell'UNESCO come non è a caso che l'86% sceglie le località di villeggiatura solo se c'è una presenza significativa di locali o prodotti tipici; mangiare è una esperienza ricca di significati e di cultura ma anche un riconoscimento serio dato ai produttori e ai prodotti della terra.

Orvieto, nella ristorazione, vanta da sempre una grande tradizione; è determinante difendere il settore per sostenere la professionalità della cucina con piatti semplici e gustosi, visto che la ristorazione è il fiore all'occhiello del made in Italy e dunque anche un bellissimo incentivo per il turismo e l'occupazione.

È tempo di ridisegnare il futuro turistico di Orvieto e quindi di rivalutare la professionalità di queste aziende, troppo spesso trascurate o non considerate come risorse, con una maggiore disciplina e un'osservanza delle regole ma anche con una nuova visione di rilancio a sostegno e valorizzazione della gastronomia locale.

Tutto questo, - dice Assocommercio, - rientra nei programmi del distretto culturale della Tuscia. Un sistema territoriale caratterizzato da un patrimonio artistico ambientale in cui la cultura diventa soprattutto tradizione e quindi riesce a coniugarsi con un mercato come appunto: l'alimentazione, la qualità della cucina, la coltivazione dei prodotti tipici, e un insieme di competenze e un marcato sviluppo di filiere a queste collegate. Un marchio a tutela di quella sana e buona cucina tramandata da generazioni, rappresenterebbe già un'ottima soluzione di rilancio e non solo della ristorazione, specie se questo concetto si potesse estendere ai dodici comuni del nostro comprensorio. Dovrebbe essere conferito dall'accademia della cucina
un bollino di riconoscimento ai locali più meritevoli per la qualità dei prodotti utilizzati e la tipicità della cucina.

Una ristorazione in cui siano banditi cibi precotti o congelati o acquistati da imprese di catering e invece venga garantita e rispettata la tradizione gastronomica con i prodotti tipici del posto provenienti da filiere controllate e certificate.

L'esigenza ovviamente è di tutelare la professionalità e l'immagine della ristorazione considerando che questi locali svolgono una azione turistica a tutti gli effetti, quindi un bollino blu applicato sulle vetrine di queste attività indicante la genuinità della cucina e dei cibi che portiamo in tavola ma con la capacità di attrarre l'86% dei turisti che vengono l'Italia. Vediamo di non farci male da noi anche questa volta."