economia

No di Confcommercio e Confesercenti alle strumentalizzazioni politiche sul commercio

giovedì 24 aprile 2008
Non è piaciuto, a Confcommercio e Confesercenti Orvieto, un volantino che circolava in città a firma del Popolo della Libertà che sottolineava duramente come il governo di sinistra abbia ridotto il commercio, tra varchi elettronici e chiusure nei giorni di festa, in stato di agonia. Il volantino, sotto il quale le due associazioni vedono anche lo zampino di Assocommercio di Carlo Perali, se la prende anche con alcuni aspetti della legge regionale in proposito, troppo poco liberista. Forti delle recenti contrattazioni per le possibili deroghe, il presidente di Confesercenti, Sandro Gulino, e di Confcommercio, Giuseppe Santi, “anche per evitare ricorrenti e patetiche strumentalizzazioni politiche” puntualizzano come siano state messe a punto sul tavolo di concertazione comunale, proprio con il loro determinante contributo, le aperture festive e superfestive 2008 dei negozi, che prevedono 52 domeniche, più l’apertura anche del 25 aprile per i rilevanti flussi turistici, del 2 giugno in quanto seconda festività consecutiva e del 26 dicembre in avvio di Umbria Jazz Winter. Potrebbe inoltre essere aperto anche per 1° maggio, che si profila come il ponte turisticamente più interessante di primavera, dato che le due associazioni, avendo recepito dalla categoria un forte interesse ad ottenere la facoltà di apertura, hanno formalizzato nei giorni scorsi al Comune questa ulteriore richiesta, che potrà essere semmai compensata da una chiusura domenicale in più dopo l’estate. “Siamo in fiduciosa attesa della risposta del Sindaco – affermano Santi e Gulino - anche auspicando la comprensione delle nostre ragioni da parte delle organizzazioni sindacali che non possono non condividere con noi l’interesse alla crescita economica ed occupazionale del territorio. Invitiamo dunque i commercianti orvietani a diffidare da maldestre speculazioni politiche e associative di chi non sta e non sa stare ai tavoli di concertazione e poi fa finta, a scoppio ritardato, di tutelare la categoria.