economia

Crisi dell'Orvieto Doc: tardano le fascette di garanzia. Tra i più convinti sostenitori Andrea Muzi della Cardeto

martedì 6 marzo 2007
di laura
Tardano ad arrivare le fascette di garanzia per l'Orvieto Doc, che il Consorzio di tutela dei vini di Orvieto prevedeva di poter mettere a disposizione degli imbottigliatori a partire da metà febbraio. Le fascette, come già esposto in alcuni nostri articoli, dovrebbero costituire un passo fondamentale per cercare di fronteggiare la crisi che interessa da qualche anno l'Orvieto Doc, crisi dovuta anche alla disinvoltura di quegli imbottigliatori che smerciano come Orvieto Doc vino di scarsa qualità che con il buon nettare della Rupe non ha nulla a che fare. Tra i più convinti sostenitori della fascetta di garanzia, di cui aveva chiesto l'applicazione fin dal 2004, è Andrea Muzi, presidente della cooperativa Cardeto che conta circa 300 soci in tutto l'Orvietano con oltre 800 ettari di vigneti. Andrea Muzi crede anche nella necessità che i produttori si impegnino a imbottigliare in zona il proprio vino, invece di venderlo sfuso ad imbottigliatori che non sempre sono affidabili e, per il prestigio del vino di Orvieto, qualificanti; pensa inoltre che la consuetudine a vendere vino sfuso ha certamente contribuito, in alcuni casi, a peggiorare l'immagine dell'Orvieto, con risvolti economici negativi. Andrea Muzi, che ha recentemente convocato la stampa per poter parlare direttamente dei problemi che a suo avviso investono la produzione vitivinicola orvietana, prima di entrare nel merito tiene a presentare ai cittadini se stesso e la Cantina Cardeto, “visto che ultimamente – afferma – questi nomi sono apparsi ripetutamente sui giornali e non sempre in termini positivi”. La Cantina Cardeto, che fino a due anni fa si chiamava CO.Vi.O, fu fondata nel '49 a Orvieto Scalo. La nuova cantina, di cui Andrea Muzi è stato uno dei propulsori, fu costruita a Sferracavallo nel 1989 e ampliata nel 2004 con strutture e impianti dedicati all'invecchiamento e soprattutto all'imbottigliamento dei vini, richiedendo investimenti ingenti e notevoli sacrifici da parte dei soci, per di più in un periodo in cui si sono susseguite diverse crisi del vino. “Lo sforzo più grande – afferma Andrea Muzi – è stato quello di vincere la mentalità rinunciataria dell'uovo oggi purtroppo dominante a Orvieto e responsabile dell'arretratezza del territorio. E a proposito di assunzione di responsabilità, io che ne sono da 31 anni consigliere e presidente da 23, e tengo a dire a titolo gratuito e non per interesse personale ma per dovere verso la collettività, non ho esitato, insieme ad altri consiglieri, a rilasciare alle banche garanzie personali per qualche milione di euro, per far fronte alle necessità finanziarie della cooperativa”. Oggi ritenuta una delle cantine cooperative più belle e attrezzate d'Italia, la Cantina Cardeto ha tutte le certificazioni richieste dalla GDO ( Grande distribuzione organizzata) e potrebbe imbottigliare la metà del vino di Orvieto senza fare turni. Produce un'ampia e apprezzata gamma di vini con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Per conoscerla e ammirarla dal vivo la Cardeto ha lanciato un'iniziativa di comunicazione e promozione invitando i cittadini a visitarla dal lunedì al venerdì alle ore 12,00. I visitatori riceveranno un omaggio in vino e una tessera che darà diritto per tutto il 2007 a uno sconto sugli acquisti fatti presso il punto vendita Cardeto di Via Angelo Costanzi 51 a Orvieto Scalo. Andrea Muzi va molto fiero della storia della sua famiglia che, anche se di indole riservata e per nulla smanioso di comparire, ama ricordare per il ruolo sociale che ha avuto a Orvieto, dove il bisnonno Antonio si trasferì da Gradoli nella prima metà dell'Ottocento. Antonio Muzi fu uno dei fondatori della Cassa di Risparmio e ne fu direttore per dieci anni a titolo gratuito. Anche il nonno di Andrea, Muzio Muzi, diresse per trentanove anni la Cassa di Risparmio e ne fu presidente per quattro. Fu un valente musicista e alla moglie Clementina, cattolica praticante, soleva dire “meno chiesa e più bontà” perché, come tutti i Muzi, non tollerava l'ipocrisia e la falsità, che considerava forme di disonestà. Muzio ebbe quattro figli: Giuseppe, ingegnere idraulico di fama internazionale; Antonio, alto funzionario del Ministero della Pubblica istruzione; Andrea, morto nella prima guerra mondiale a cui partecipò volontario, medaglia d'argento al valor militare; Luigi, padre di Adrea Muzi, fu direttore della Cassa di Risparmio dal '34 al '55, e ultimo interprete di quella missione particolare che avevano inizialmente le Casse, quella cioè di investire sul proprio territorio e di essere sensibili nei confronti dei bisognosi, cosa che fece spesso anche a livello personale. A Luigi Muzi, come è noto, è intitolato lo stadio orvietano, proprio per quanto fece per tutti gli sport, che considerava importantissimi per la formazione morale dei giovani. “La mia famiglia – afferma Andrea Muzi – ha quindi contribuito in modo determinante allo sviluppo della Cassa di Risparmio di Orvieto, patrimonio di tutta la città, monetizzato con la vendita parziale per oltre 100 miliardi dalla Fondazione, di cui sono stato socio e anche consigliere. Il ritratto di mio nonno Muzio è appeso, giustamente, in una delle sale della nuova, bellissima sede della Fondazione, di cui ho condiviso, con l'architetto Terracina, l'idea dell'acquisto. Tra le azioni fatte dalla Cassa di Risparmio a beneficio della collettività negli anni in cui la mia famiglia ha concorso al suo sviluppo, vorrei ricordare i restauri di vari palazzi e chiese di Orvieto e, all'inizio degli anni '30, il finanziamento con mutuo a trent'anni concesso al Comune di Orvieto per la costruzione della Caserma Piave, che per sessant'anni ha dato un contributo fondamentale all'economia orvietana”.