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Come la politica può stimolare l’immaginazione. Bestiario apocrifo

domenica 25 marzo 2007
di Laura Ricci
(da: Manual de zoologia fantástica, 1957 – J.L.Borges, M.Guerrero) Rivisitazione altrettanto fantastica “Finalmente un elemento di chiarezza nella politica locale” - aveva titolato la gazzetta – “La savana si ribella ai vecchi leoni”. Tutto era stato accelerato da quell’ ”hic sunt leones” pronunciato da una parte dei competitori; forse spaventata, l’altra sponda ne aveva inferito che così non si poteva più procedere. Ai leones avrebbero dovuto contrapporsi iene, tigri, oppure, magari, l’avrebbero avuta vinta i pacifici e più allegri canguri, ma così non si poteva continuare. Certamente ne sarebbe venuto fuori un quadro poco raccomandabile, più simile all’arena o ai circensi recinti, per un po’ ne sarebbero usciti tutti a pezzi e l’esito non era davvero scontato, ma valeva la pena provare. Il succo della riflessione era stato, da parte degli abuelos e dei loro più o meno interessati sostenitori, che la situazione non fosse ancora matura per un reale ricambio generazionale; o meglio, è bene – si erano detti - che il ricambio si allontani, visto che inevitabilmente esso, per essere credibile, dovrebbe investire e mutare geneticamente le diverse razze in lotta per il controllo del territorio, e potrebbe introdurre nuove lingue, nuove modalità di procedere, diverse abilità… come alcuni – i migliori tra loro - rivendicavano. Perché accanirci tanto? avevano commentato prudentemente i più accorti tentando una mediazione; d’altra parte abbiamo, insieme, il controllo di tutto: l’acqua, l’approvvigionamento di derrate alimentari, i teatri e le piazze, i parchi e i sentieri, il sapere e i sapori, e finanche le caserme abbiamo riconquistato recentemente, cioè tutti i beni comuni… basta ricomporre le dinamiche in un patto leonino condiviso che precisi i rispettivi imperi, che ricompatti le schiere sparute dei vassalli. Piuttosto – si erano detti – attenzione, i tempi stanno per cambiare: le variazioni climatiche, il partito democratico… tutte variabili poco controllabili dove può sempre accadere che qualcuno si inserisca di soppiatto e riconduca i più anziani e i più esperti nelle aree periferiche. Ora, dalle ricerche e dalle ricostruzioni di archeologi ed antropologi, ad alcuni secoli di distanza sappiamo come si svolsero effettivamente i fatti. Anche se a lungo ne parlarono in cerchia ristretta e la grande maggioranza dei pascolanti non fu consultata, anche se in pochi dissero no e generalmente chi seppe qualcosa fu coinvolto nella fretta di non produrre obiezioni, anche se il dissenso fu debole e per gran tempo tenuto sotto controllo, alla fine, anche a causa dell’improvvisa carestia, non fu più possibile tenere a bada la savana e l’ammutinamento scoppiò. Vi fu, addirittura, un imprevisto tentativo di golpe. Ne scaturì una subdola lotta tra tutte le specie, in cui gli scontri non furono a viso aperto, ma alleanze ed attacchi si consumarono in modo strisciante tra i capi e le loro ristrette schiere, senza che i pascolanti riuscissero a comprenderne bene le ragioni e gli sbocchi. La confusione fu tale da indurre i meno fantasiosi a pensare che forse solo un elefante governativo avrebbe potuto mettere fine a quell’indicibile baraonda. Ma intanto stava arrivando l’estate, che durò poco. Le turbolenze del clima si infittirono. I pascolanti compresero improvvisamente di essere fottuti e reagirono prima scompostamente, poi rifiutando le pasture individuali; inoltre caddero piogge molto virulente con esiti catastrofici. All’inizio dell’autunno erano già tutti scomparsi. Delle loro mappe, che una volta ricoprivano tutta la terra, non rimasero che lembi sgualciti: hic fuerunt leones et ienes et tigrides et elephas sinistrorum laturus. La savana, piano piano, si ripopolò di altri animali.