cultura

Orientare l'arte all'evento del Giubileo

martedì 13 agosto 2024
di Mirabilia Orvieto

Cattedrale è una parola che evoca le radici e l’eredità del popolo cristiano, ma anche la storia e il centro simbolico della società umana. Difficile dunque pensare al nostro Patrimonio come qualcosa di statico, una reliquia di un tempo tanto glorioso quanto passato. Purtroppo questa dimensione viva, dinamica e partecipativa dove il visitatore si sente personalmente coinvolto per non essere più spettatore passivo ma co-protagonista dell’opera, si è perduto da tempo. Ecco allora il Giubileo che intende dare il suo messaggio di speranza a tutti i popoli della terra proprio attraverso un nuovo approccio all’arte.

Va da sé che una cattedrale, lungi dal considerarla un ‘bigliettificio’, deve possedere in sé quell’accessibilità culturale che può essere colta da chi ha la fortuna di imbattersi in una vera valorizzazione. Non c’è da stupirsi se anche in questo Giubileo -per usare le parole espresse nel Giubileo 2000 dalla Commissione dei Beni Culturali della Chiesa- esiste da una parte un interesse semplicemente economico, e dall’altra delle “nobili ragioni di disinteresse”. Quindi il tentativo profano di commercializzare un evento significativo della cultura cristiana non va affatto sottovalutato. Il Giubileo è piuttosto un’occasione speciale, anzi specialissima, di una “ripresa di vigore spirituale” e di conoscenza della nostra identità europea.

In tal senso esso rappresenta la possibilità di “aprirsi al sacro e al bello”, di creare una “catarsi dello spirito” per dirigere “il cuore e la mente verso Dio”. Ma una simile valorizzazione, che peraltro necessita di essere pensata e preparata con un po’ di anticipo, ha bisogno dell’apporto della modernità. Arti visive, mostre, editoria, visite narrate, insomma strumenti di comunicazione immersivi e coinvolgenti che non si riducano a “presentare al pubblico ciò che esso chiede secondo gusti quanto mai massificati”. La Chiesa è chiamata a proporre il nuovo; a “risvegliare l’uomo di oggi dal torpore dell’indifferenza, a compiacersi della purezza del bello inoltrandosi nel recinto del sacro”; a riscoprire “l’autentica bellezza dell’arte“ rivitalizzandola e reinterpretandola con occhi nuovi.

L’arte per sua natura non è mai interessata, ovvero inizia solo quando ci si allontana dai bisogni puramente materiali ed economici che non sono quasi mai sinonimo di sviluppo e progresso. Dal 2000 in poi sembra ormai superata - continua il documento - la fase della “pura intuizione” per incominciare “quella progettuale” dove vengono meno “gli interessi privati e le preclusioni ideologiche” che fino ad oggi hanno imperato. Ecco allora il senso del Protocollo di Intesa fra Regioni e Conferenza Episcopale Italiana, firmato a Roma il 6 luglio 2017, finalizzato alla valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-artistico ecclesiastico che deve poter essere visitato e ammirato in tutta la sua bellezza. Nel documento si richiama l’importanza del fenomeno del turismo e, in particolare, del valore delle mostre definite come “occasioni e strumenti efficaci di valorizzazione del patrimonio culturale”.

Certamente! Perché se si vuole conoscere e godere appieno di un’opera non basta qualche informazione di storia dell’arte. Occorrono invece strumenti di approfondimento e di comunicazione come, per esempio, l’allestimento di mostre intelligenti che, nel caso delle cattedrali, sappiano illustrare in modo agevole ed affascinante il significato delle opere. Così si aiuta il pubblico ad entrare ‘dentro' le immagini, dando modo a chiunque di comprenderle e meditarle prima e dopo l’esperienza di visita.

 

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