cultura

Turismo "mordi e fuggi" sul viale del tramonto?

venerdì 26 aprile 2024
di Mirabilia Orvieto

Il turismo del weekend, il cosiddetto ‘mordi e fuggi’, sembra ormai superato. Città d’arte come Orvieto, Siena, Assisi, sono invase da flussi turistici assai poco consapevoli del valore del Patrimonio storico visitato. A prevalere è ancora l’equazione ‘più turisti più economia’, e per avere più turisti è necessario ricorrere alle grandi campagne di marketing, peraltro assai costose e inflazionate. Ma i dati smentiscono la realtà: nonostante gli investimenti in pubblicità di questi ultimi anni, il turismo ad Orvieto è tornato ai livelli del pre-covid e il dato si fa ancora più allarmante se si considera che è il più basso dell’Umbria. 

Al di là dei numeri si può affermare che la ricchezza e la diversità del nostro Patrimonio è troppo spesso ignorata dai visitatori, ma anche dagli stessi abitanti che man mano perdono il contatto con la propria identità culturale. L’esperienza di visita diventa così priva di qualunque comprensione dell’autenticità del luogo che avrebbe bisogno di tempo per essere esplorato. A prevalere è l’idea del ‘vedere’ piuttosto che del ‘vivere’. Un pranzo al sacco, qualche foto ai monumenti e poi via; un turismo veloce che spende poco e come si dice ‘sporca molto’, destinato a divenire sempre più insostenibile. 

Anche se il turismo ha portato negli anni benessere e un forte sviluppo economico, è evidente nei cittadini una percezione della propria città sempre più negativa, una città dal doppio volto, come spaccata in due. Da una parte strade deserte a mezzogiorno e negozi(quelli pochi rimasti) che chiudono alle sette di sera, dall’altra la città improvvisamente piena di gente nei weekend e nei periodi di vacanza. È un turismo ‘predatorio’, quello dei record di presenze tanto sbandierate nei titoli di giornale, che si accalca nel centro storico senza venir canalizzato in altre zone della città, altrettanto belle ma completamente deserte.


Orvieto vista attraverso l’I.A.

È un turismo non controllato, non gestito e soprattutto non informato, il cui impatto sulla vita delle città risulta evidente: traffico congestionato, vie sporche e sovraffollate, degrado del centro storico, ecc., che la popolazione fa sempre più fatica ad accettare passivamente. Ma cosa c’è da meravigliarsi se i servizi turistici sono rimasti praticamente agli anni 70’, se è quasi assente un sistema di Imprese creative per lo sviluppo di un turismo di qualità, se continua ad esistere una paralisi politico-istituzionale su settori strategici, se in chi occupa un ruolo di governo o amministrativo persiste l’autoreferenzialità, trascurando o perdendo ogni rapporto con la realtà esterna e la complessità dei problemi che la caratterizzano?  

C’è persino chi pensa di rilanciare in Umbria il settore turistico(progetto ‘Umbria Ecologia’) ricorrendo all’intelligenza artificiale. Lo scopo è soddisfare le aspettative del cliente con la creazione di guide virtuali e immersive, come nel caso di una Orvieto rappresentata da un quadro ideale di Picasso. La città non ha bisogno di essere valorizzata e promossa con immagini e visite immaginarie, perché il fantastico c’è già. Basta saper cogliere la dimensione simbolica della ‘vecchia’ città che, resa più accogliente, potrà arricchirsi del suo valore e svelare così i suoi aspetti più intimi, più personali e suggestivi: sostare con calma al bar dell’angolo o al ristorante della piazzetta, visitare un laboratorio artigianale o un museo, percorre i sentieri intorno alla Rupe o conoscere più in profondità i nostri beni iconici che, con i loro significati nascosti e inaspettati, sono ancora tutti da riscoprire. Questa è la bellezza della città del futuro, buonissima per i turisti e per chi ci abita, che non è affatto un luogo virtuale da promuovere a colpi di tecnologia e pubblicità!  

La sfida sta nel proporre un nuovo turismo, un ‘turismo culturale’ o evolutivo che genera benessere nelle persone, motivato e interessato al punto da trasformare Orvieto in una vera e propria ‘meta’. Obiettivo ambizioso? Forse, ma vale la pena provare piuttosto che rassegnarsi alla città di passaggio, della sosta di un paio d’ore. Entrare oggi in Duomo dovrebbe significare ben altro che la solita visita ai monumenti. È l’esperienza di incontrarsi con la sua arte che deve essere divulgativa, comprensibile e affascinante per tutti. Intrattenersi, meditare, avere il tempo di scambiare sensazioni con gli amici, questo è oggi il modo di godere dei nostri capolavori che, lungi dal rappresentare solo un’attrazione, racchiudono mirabilmente il valore e l’anima della civiltà europea. 

Certo, se si vuole progressivamente arrivare a cambiare le cose bisogna costruire con capacità, competenza, fantasia, coraggio, volontà di collaborazione e molta, molta pazienza. Il turismo oggi sta velocemente cambiando, trasformandosi da fenomeno sociale a ‘invenzione’. A quanti criticarono il tenace lavoro di Thomas Edison per avere fatto duemila esperimenti, prima di far passare il mondo dalla candela alla lampadina, lo scienziato rispose: “Quando tutte le possibilità sono finite, ricorda che non sono finite”.