cultura

Venditori di cultura

giovedì 21 dicembre 2023
di Mirabilia Orvieto

"L'arte serve a diventare cittadini - scrive Tomaso Montanari, storico dell’arte - a divertirci e commuoverci…a imparare un alfabeto di conoscenze ed emozioni essenziali per abitare questo nostro mondo restando umani". È proprio questo il sentimento che ci attraversa quando volgiamo lo sguardo alla Cattedrale di Orvieto. A innalzare una così grande opera fu l’impegno spirituale, civico ed economico di un'intera popolazione, dalle famiglie di alto rango ai semplici cittadini, che grazie al loro sforzo riuscirono a superare invidie e rivalità per dare alla luce una delle "Meraviglie della Città di Orvieto".

A testimonianza di questa raggiunta unità intervenne proprio lo Statuto dell’Opera del Duomo redatto nel 1421, in cui il governo della fabbrica orvietana, come successe per altre cattedrali d’Italia, venne affidato a un’amministrazione laica piuttosto che religiosa: se lo sforzo della costruzione del duomo fu il frutto dell’ingegno e della volontà degli orvietani, la città intera doveva ritenersi, nella persona giuridica del Comune di Orvieto, la legittima proprietaria della sua meraviglia, tanto che decise di servirsi della Fabbriceria per dare prestigio alla Cattedrale e "assoldare maestri qualificati ed esperti pagati a giornata, per commissionare raffinati lavori di pittura e di scultura" (Duglald McLellan). 

Da allora il Duomo non racconta solo il passato, ma ha lo straordinario potere di essere in qualche modo profeta del futuro. L’arte ha sempre avuto la capacità di anticipare i tempi, di prevedere il futuro, di essere rivoluzionaria e innovativa, provocatoria ed evocativa al tempo stesso. I beni culturali rappresentano un luogo cosiddetto ‘terzo’ dove non si entra da clienti, da destinatari di un marketing, piuttosto per apprendere cose nuove, per arricchire la propria vita, per dilatare il proprio cuore e la propria mente, per aprire nuovi orizzonti allo spirito umano, insomma per costruire una società fatta da cittadini consapevoli e generosi. L’arte si trasforma così in ‘messaggio’ da portare alla gente. Sì alla gente, perché non solo ad Orvieto ma in tutta l’Italia si vende cultura!

Accanto al continuo sforzo di dare un’adeguata sicurezza, custodia e manutenzione al nostro patrimonio, si avverte l’urgenza di renderlo vivo, di animarlo e cioè restituirgli quell’anima che possiede e che col tempo è andata perduta. Come dimostra la tradizione legislativa dello Stato Pontificio, l’interesse della Chiesa verso questo problema non ha mai cessato di esistere, soprattutto nel corso degli ultimi anni.

Il pontefice Giovanni Paolo II ha istituito nel 1988 una Commissione pontificia con il compito di presiedere alla tutela del patrimonio storico e artistico di tutta la Chiesa(Costituzione Apostolica, Pastor bonus, art. 99), oggi sostituita dal Pontificio Consiglio della cultura, un dicastero della Chiesa che trai suoi impegni ha quello di "valorizzare il patrimonio storico-artistico della Chiesa attraverso la conoscenza e lo studio, l’animazione culturale e pastorale dei diversi beni culturali".

Su questa linea si è mosso anche Papa Francesco che nella sua esortazione apostolica, intitolata Evangelii Gaudium, parla di una "via della bellezza" da promuovere e valorizzare con un "nuovo linguaggio parabolico". Addirittura nel documento si parla anche di forme di bellezza diverse da quelle espresse dai beni culturali ecclesiastici che - ricorda il Papa - "possono essere poco significative per gli evangelizzatori, ma che sono diventate particolarmente attraenti per gli altri".    

Amministrare un bene come il Duomo, ereditato dal passato, è dunque una vera e propria ‘missione’ dentro un mondo che sta perdendo vertiginosamente il valore e la bellezza della cultura. La sfida di oggi sta proprio nella capacità di trasformare questa bellezza in un vero "progetto culturale" che coinvolga Istituzioni e Imprese, dato che la presenza di un patrimonio da sola non basta a generare sviluppo. Ci vuole sensibilità, intelligenza, lungimiranza, preparazione e tanto, tanto coraggio perché nel nostro Paese, provincia e non, anche la semplice decisione di salire su un treno - come si suol dire - non è poi così facile.