cultura

Enrico Paraciani rilegge la Bibbia. "Di Arte in Arte", come un film in bianco e nero

venerdì 31 gennaio 2020
di Davide Pompei
Enrico Paraciani rilegge la Bibbia. "Di Arte in Arte", come un film in bianco e nero

Il primo ad accorgersi del suo talento fu il Maestro Fusco che attraversò la campagna di Monteleone d'Orvieto per segnalare ai suoi genitori una simile precoce sensibilità artistica. Dai disegni sui quaderni di scuola a quelli sulle tavole da geometra e studente di architettura fino alle mostre viste e realizzate in Italia e in Europa, l'arte scorre da sempre nelle vene di Enrico Paraciani. Dipinge di notte e solo se motivato, prima serve l'ispirazione.

"I messaggi che semino e dissemino – confida – li trovo, li sento e lascio a chi guarda il piacere di riconoscerli o, perché no, rintracciarne degli altri". È partendo dallo studio scrupoloso dell’arte pittorica nei vari secoli, che è arrivato ad applicarla in modo unico nelle numerose opere pittoriche ad olio o tempera acrilica. Affascinato dai paesaggi impressionisti, ha ispezionato le diverse correnti artistiche per andare oltre l'arte figurativa tematica.

Libero di praticare riletture dei classici e sperimentazioni, informali e creative. La sua ultima produzione, di carattere prettamente figurativo e grande impatto emozionale, tenta una rielaborazione in chiave contemporanea dei grandi temi pittorici che attingono alle storie bibliche, con un particolare taglio esecutivo e compositivo. È un'arte che non dà certezze, ma instilla dubbi. Punzecchia la fede e stimola il pensiero attraverso l'osservazione di particolari da cogliere.

Tra le infinite sfumature che intercorrono tra il bianco e il nero. Una scala di tonalità che, con geniale efficacia, crea una luce realistica che restituisce istantaneità e veridicità del racconto. L'Angelo si annuncia a Maria, con lo smartphone e un bacio Perugina sul tavolo di un caffè. Paolo, non ancora santo, ma già sulla via di Damasco cade sì da cavallo, ma di una Harley-Davidson. E poi c'è Gesù che per mostrare la piaga nel costato apre giacca e camicia.

Non c'è critica dissacratoria, né esaltazione religiosa. Provocazione artistica, semmai. Ma, su tutto, la volontà di modernizzare un messaggio ancora attuale che invita a riflettere. "I quadri si studiano, non si spiegano" mette in chiaro il pittore ed interior designer, dal suo piccolo atelier affacciato sull'Alto Orvietano. Una didascalia aiuterà, comunque, anche il pubblico non avvezzo a sfogliare le pagine di Antico e Nuovo Testamento, nell'identificazione cronologica dell'episodio proposto.

Tredici, in tutto, come i quadri della dimensione di un metro per un metro realizzati tra la fine del 2017 e quella del 2019. Gli stessi che, da sempre, hanno ispirato la storia dell'arte. Dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre fino alla Resurrezione di Cristo, passando per figure chiave come Giuseppe e la moglie di Putifarre. Gli episodi sono pensati come fotogrammi di una grande pellicola cinematografica.

Un'interpretazione anomala della Bibbia, letta con approccio contemporaneo e spettacolare aiutata dalla lettura diretta e dalla traduzione letteraria del saggista Mauro Biglino. L'assenza del colore richiama il cinema degli anni '50, quello degli esordi di Pier Paolo Pasolini. In tutti c'è il simbolo dell'infinito. In alcuni aleggia un falco, simbolo di Dio, che vede tutto dall'alto. Una gestazione lunga, eppure necessaria, per pensare, progettare, riportare su tela a tempera acrilica.

E, se necessario, ripensare ancora un universo di astronavi e luci artificiali, umanoidi che arrivano dal futuro e umani fin troppo veri nella loro presente inquietudine. Il contesto all'interno del quale la mostra sarà allestita è quello del Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri, giunto alla nona edizione. Appuntamento da venerdì 28 febbraio a domenica 8 marzo per declinare il tema "Le Professioni del Cinema".

Che, tra gli eventi collaterali, inserisce anche il percorso "Di Arte in Arte" negli spazi espositivi del Palazzo Comunale di Spello. Accanto alle opere pittoriche, anche quelle del production designer e scenografo Francesco Frigeri, reduce dall'ennesimo successo de "I Medici" che, di tanto in tanto, fa ritorno anche a Monteleone d'Orvieto e, giusto per rimanere in tema "sacro", ha suggerito a Mel Gibson gli angoli più suggestivi di Matera per girare "The Passion".

Con un'evidente ma personale rielaborazione dell’architettura assiro-babilonese. E ancora l'arte di Stefano Lazzari, ideatore e creatore dell’Antica Bottega Tifernate che impiega, nella realizzazione dei quadri, metodi, materiali e colori tipici ed esclusivi utilizzati nelle botteghe pittoriche del Rinascimento italiano. Dal Ghirlandaio al Perugino, da Botticelli a Verrocchio, ha al suo attivo innumerevoli quadri riprodotti per i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi, la Galleria Doria Pamphilj e molti altri.