cultura

"Oltre la Cortina. L'Arte di Jan Macko tra Praga e Orvieto" in mostra a Palazzo dei Sette

giovedì 24 gennaio 2019
di Davide Pompei
"Oltre la Cortina. L'Arte di Jan Macko tra Praga e Orvieto" in mostra a Palazzo dei Sette

Ingegnere e pittore. Sintesi di razionalità e passione per l'arte, praticata fino alla fine. Fino all'estate del 2017 che lo ha prematuramente portato via, lasciando un vuoto nella comunità locale che lo ha accolto e benvoluto e che ora ne ritrova garbo e inconfondibile stile nelle oltre 70 opere che andranno in esposizione nelle sale di Palazzo di Sette, in occasione dell'annunciata mostra "Oltre la Cortina. L’Arte di Jan Macko tra Praga e Orvieto" patrocinata dal Comune che sarà inaugurata sabato 2 febbraio alle 17.30.

La cornice musicale sarà affidata al "Trio Improvviso", composto dagli archi di Andrea Macko (violino), Ambra Chiara Michelangeli (viola) e Jacopo Mosesso (violoncello). Per l'occasione verranno proiettate anche alcune immagini risalenti al periodo praghese di fine anni '70, nel tentativo di "ricreare l’atmosfera di quell’epoca, in cui la creatività individuale e collettiva riusciva ad emergere nonostante il pesante giogo del Regime Comunista".

Attesi poi gli interventi dell'assessore alla cultura Alessandra Cannistrà, dell'architetto Alberto Satolli, presidente dell'Istituto Storico Artistico Orvietano, che ha inserito l’opera del pittore tra le pagine del suo "Imago VV", e ancora del Maestro Donato Catamo, da cui Jan Macko aveva ereditato la presidenza dell’Associazione Culturale "Porta Maggiore", e di Aldo Lo Presti. Già nel 2001 e nel 2014, il centralissimo Palazzo dei Sette ospitò la personale dell'artista.

Il nuovo allestimento ne ripercorrerà l'intera attività, proponendo la quasi totalità della sua produzione, dai dipinti giovanili realizzati nella sua terra d’origine, e in particolare a Praga, fino a quelli degli ultimi anni, passando per i caratteristici "focalismi" su Orvieto, dove ha vissuto e lavorato dal 1982 fino alla scomparsa. Duplice, infatti, il significato del titolo scelto per l'evento. Da una parte, il un riferimento alla biografia di Jan Macko, che all’inizio degli anni ‘80 attraversò la cosiddetta "Cortina di Ferro" per trasferirsi in Italia.

Dall’altra, un richiamo richiama al suo "focalismo", tecnica che, mettendo in risalto un punto ben preciso all’interno del paesaggio o del soggetto ritratto, attraverso l’utilizzo di colori accesi e contorni ben definiti buca la cortina di nebbia che sembra pervadere il resto del dipinto e che caratterizza, in un certo senso, il modo in cui si vedono le cose.

Secondo le parole dell’artista "quando guardiamo una scena, l’occhio non cattura tutti i particolari compresi nel campo visivo, ma si concentra su un’area molto ristretta compresa attorno al punto che stiamo fissando. Sono poi i continui ed inavvertibili movimenti oculari a spostare continuamente il punto di osservazione per permettere di ricostruire un’immagine più ampia e particolareggiata della scena".

Quasi un parallelo con la sua condizione esistenziale vissuta nell'ambiente universitario cecoslovacco in cui mosse i primi passi. Qui, la creatività, tanto quella individuale quanto quella collettiva, riusciva ad emergere nelle forme più svariate. E l’arte riusciva a farsi strada tra i meandri di quella società chiusa ed oppressiva, superando la cortina e vincendo, almeno idealmente, sulla politica.

"Nell’intenzione della moglie Etilia Stella che, insieme ai figli Andrea e Michele e a Jozef, fratello di Jan, ha curato la mostra proponendola all’Amministrazione Comunale che l’ha accolta e promossa con autentica partecipazione – afferma l'assessore alla cultura – questa antologica ripercorre l’intensa produzione artistica di Jan Macko, la sua esperienza di ‘combattente’ per la libera espressione della creatività in un contesto storico di difficile affermazione.

Ma vuole anche restituire il senso di un legame profondo con la città che ha amato e scelto come luogo di vita e arte. L'allestimento diventa così un percorso di interpretazione che arricchisce di nuove iconografie l’immagine di Orvieto attraverso un linguaggio consapevole delle esperienze europee del Novecento, da Paul Cézanne al Der Blau Reiter, fino a Vasilij Kandinskij, ma che mantiene un legame solido con la realtà e la fiducia nella verità della percezione.

La sequenza delle sue opere offre l’opportunità di riconoscere in Macko un interprete appassionato, un testimone sensibile della bellezza di una città che scelse come luogo e come soggetto privilegiato della sua espressione artistica, un senso speciale: il senso di Macko per Orvieto". La mostra resterà aperta al pubblico ad ingresso gratuito dal lunedì al venerdì, dalle 10.30 alle 16.30, e il sabato e la domenica, dalle 10.30 alle 14 e dalle 16 alle 19.30, fino a domenica 17 febbraio.

Jan Macko nasce a Šturovo, in Cecoslovacchia, nel 1955. Di professione ingegnere, a Praga esordisce giovanissimo come artista di formazione autodidatta già nel 1975. Nel 1982 si trasferisce ad Orvieto, sua città d’elezione, dove ha modo di esporre, tra il 1999 e il 2000, diverse opere alla mostra "Orvietanitad, Arte come Artigianato, Artigianato come Arte", allestita presso la Sala Fellini del Nuovo Cinema Corso. Insieme al fratello Jozef, nel 2001 allestisce una personale al Palazzo dei Sette proponendo al pubblico degli appassionati e della critica dieci opere "…che hanno destato comprensibili coinvolgimenti tra gli amanti delle produzioni artistiche recanti messaggi intimistici e sommessi" (Della Ciana F. M., La Mostra dei Macko. Ritratti e visioni di Jan e Jozef al Palazzo dei Sette. In Lettera Orvietana, n. 4, 2001). "Le mie ‘focalizzazioni’ – afferma l'artista – si incentrano su immagini paesaggistiche e soggetti familiari… Da Ischia alla Costiera Amalfitana e poi le figure dei cari… oltre ad Orvieto, le sue case, le sue caratteristiche". Aderisce all’Associazione Culturale Umberto Prencipe, partecipando a due mostre organizzate dal medesimo gruppo, "Collettiva" (Centro Studi Universitari Città di Orvieto, Piazza Duomo, 2004–2005) e "Arte e Sofferenza" (Sala Expo, Palazzo del Capitano del Popolo, 2006), con opere che testimoniano "una felice ispirazione ed una inesausta ricerca formale" (Lo Presti A., "Le Arti ad Orvieto – Proposta per un Dizionario". Orvieto Arte-Cultura-Sviluppo, 2006). Nel 2006 partecipa alla mostra "Cellai" e nel 2008 ad "Arte e Scienza". Dal 2009 al 2011, in qualità di presidente dell’Associazione Culturale Porta Maggiore (carica che ricoprirà fino alla sua scomparsa), espone in varie mostre collettive nella Chiesa di San Giacomo Maggiore – Centro Studi Città di Orvieto e in altri luoghi della città. Nel 2012 cura, in collaborazione con l’Associazione Minerva Arte di Narni, l’allestimento della Collettiva di Arti Visive nel Chiostro di San Giovanni. Del 2014, anno del Giubileo Eucaristico, è la Collettiva presso Palazzo dei Sette, realizzata con il patrocinio del Comune di Orvieto, cui partecipano artisti del Gruppo Creativo di Praga. La mostra è stata replicata a Praga l’anno successivo. Muore prematuramente all'età di 62, fiaccato da un male incurabile, a Orvieto nel 2017.