Il discepolo che non sa amare

"Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire" (Marco 14,1).
Si dice che il Dio di Cristo, non poteva essere inventato dagli uomini, poteva solo essere ucciso.
Nel Vangelo della Domenica delle Palme (Mc 14,1-15,47) si raccontano gli ultimi atti della vita di Gesù, profeta in parole e opere.
Improvvisamente tutto, attorno a lui, si accelera: si accelerano le idee nemiche dei Sacerdoti, preoccupati di affermare se stessi e i loro interessi; si accelerano le crisi e le opposizioni dei discepoli, che non riescono a comprendere le intenzioni del loro maestro; e lo stesso Padre, che sempre lo aveva confermato, sembra non essergli più così vicino.
Il complotto del Sinedrio per eliminare con un inganno il profeta di Nazareth sembra non trovare ostacoli, anche grazie alla complicità di uno dei discepoli, Giuda Iscariota.
Ma andiamo per ordine. Due giorni prima della festa della Pasqua, Gesù sosta nel piccolo paese di Betania, a pochi chilometri da Gerusalemme, teatro della passione. Mentre era a tavola a casa di un certo Simone, giunse una donna con un vasetto di alabastro pieno di profumo di puro nardo, di grande valore, lo ruppe e ne versò tutto il contenuto sul capo di Gesù. Alla vista di ciò alcuni tra i presenti si infuriarono, gridandole addosso: “Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!" (Mc 14,4-5).
Chi sono questi che si scandalizzano e chi è questa donna, di certo non comune?
La risposta la troviamo nel Vangelo di Giovanni, l’ultimo ad essere stato scritto. Nel suo racconto i personaggi escono decisamente dall’anonimato: ad indignarsi non furono semplicemente “alcuni”, ma Giuda Iscariota, il discepolo che poi tradirà il Cristo, e la donna è Maria di Betania, sorella di Lazzaro, già nota per essere molto vicina a Gesù. Inoltre la casa non è quella di un certo Simone, ma di Maria e di Lazzaro, colui che era stato risuscitato dalla morte.
La Resurrezione di Lazzaro, Giotto, Assisi
Queste differenze, che non di rado appaiono anche in altri episodi, si spiegano perché gli autori dei Vangeli non hanno voluto semplicemente tramandare la cronaca di un fatto, bensì il suo significato profondo. E’ Giovanni a scandagliare l’anima di coloro che ruotano attorno a Cristo, dei suoi intimi amici.
Due figure contrapposte, dunque, da una parte c’è la figura luminosa di Maria e dall’altra la figura oscura di Giuda. Tutto si gioca in questo confronto, in questa lotta tra la luminosità di chi è come Maria e l’oscurità di chi è come Giuda.
Maria è così presa dalla gioia nel rivedere il suo benefattore che non guarda a spese. Prende una libra di “profumo di nardo”, preziosissimo, e lo cosparge sul corpo di Gesù. Profumo purissimo, perché quel profumo è proprio il simbolo del suo amore verso Cristo. Un amore così puro, così incredibilmente generoso, da non potersi più contenere. Ella lo aveva conservato fino a quel momento e, finalmente, può effonderlo per l’amato del suo cuore, inondando tutta la casa. Il prezioso profumo di cui la donna si priva è il segno evidente del profondo legame che la unisce a Cristo, un legame indissolubile.
Maria di Betania ai piedi di Gesù
Ma di fronte alla prodigalità luminosa e senza misure della donna, propria soltanto di chi è innamorato, entra in gioco Giuda che rivela invece tutta la sua oscurità, la sua povertà interiore.
Giuda è uno zelota, descritto come un freddo calcolatore, privo di amore, che nasconde il suo immenso vuoto dietro un meschino e falso amore per i poveri: “Perché questo olio profumato non si è venduto per trecento denari, per poi darlo ai poveri?” (Gv 12,5). Giuda utilizza i poveri per giustificare il suo attaccamento al denaro, la sua aridità di cuore, aridità d’amore: Giuda non sa amare!
Egli tenta di arricchirsi, ma non di amore, nonostante porti avanti la giustificazione dell’amore. Sta qui tutta la “cattiveria” del personaggio Giuda. Egli contrabbanda come amore ciò che invece è semplicemente egoismo, chiusura in se stesso, nei propri interessi e calcoli umani. Di fronte alla gratuità assoluta dell’amore di Maria, egli si ribella, presentando la virtù del risparmiatore a favore degli indigenti, quando in realtà non lo è. I poveri per lui non contano un bel niente!
Il suo è solo un paravento, una misera maschera dietro cui nasconde la sua avidità e amor proprio: “Egli disse ciò non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro e siccome teneva la cassa, prendeva quel che vi metteva dentro” (Gv 12,6).
Gesù e Giuda
Maria elargisce smisuratamente, Giuda accaparra smisuratamente!
Non a caso Giuda tradirà per trenta danari, mentre il gesto compiuto da Maria vale “dieci volte tanto” (trecento denari era il valore del suo nardo), che probabilmente indica una misura senza misure. Giuda rubava, dunque, e il suo egoismo lo porterà a tradire, a guardare solo il proprio inattaccabile e sordo interesse personale. Bisognerebbe essere dentro l’esperienza della personalità di Giuda per capire quali tragici gesti l’uomo è capace di compiere pur di affermare se stesso!
Prima di tradire il suo amico e maestro Gesù, Giuda tradisce se stesso e l’amore che è dentro di lui.
Il messaggio è molto chiaro: tutti vorrebbero essere come Maria, che lascia liberamente vivere l’amore che è in lei, ma è proprio la presenza contemporanea di Giuda che impedisce al fiume dell’amore di espandersi.
Ma sarà proprio questo amore, unico e grande, che Gesù porterà con sé nella tomba (l’olio che unge in anticipo il corpo di Cristo per la sepoltura). Quale grande gioia per un uomo o una donna poter dire lo stesso: sono accompagnato al momento della mia morte e della mia sepoltura dall’amore. La grande solitudine è proprio la solitudine della mancanza di amore. Il grido di Gesù sulla croce: “Ho sete” non fu certamente un grido legato soltanto al bisogno di acqua, ma anche al bisogno di amore.
La Crocifissione di Salvador Dalì, Metropolitan Museum of art di New York
Quale grande gioia per Cristo pensare che comunque, al momento della prova finale, poteva fare affidamento e custodire come profumo impagabile l’amore di Maria...un amore così grande che nessuno avrebbe mai dimenticato: "In verità io vi dico che dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto" (Mc 14,9).


Nota della Redazione: Orvietonews, giornale online registrato presso il Tribunale di Orvieto (TR) nr. 94 del 14/12/2000, non è una bacheca pubblica. Pur mantenendo fede alla disponibilità e allo spirito di servizio che ci ha sempre contraddistinto risultando di gran lunga l’organo di informazione più seguito e letto del nostro territorio, la pubblicazione di comunicati politici, note stampa e altri contributi inviati alla redazione avviene a discrezione della direzione, che si riserva il diritto di selezionare e modificare i contenuti in base a criteri giornalistici e di rilevanza per i lettori.