cultura

Nuovo libro per Claudio Lattanzi, "Orvieto nel Medioevo. Ascesa e declino"

lunedì 16 ottobre 2017
Nuovo libro per Claudio Lattanzi, "Orvieto nel Medioevo. Ascesa e declino"

Una grandezza politica e militare che sbalordì i contemporanei e sulla quale gli storici non hanno mai smesso di interrogarsi. Fu un exploit straordinario quello che, nel corso del 1200, condusse il piccolo Comune di Orvieto a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama dell’Italia centrale e a compiere conquiste territoriali prodigiose.

Il risultato di tanta intraprendenza fu la nascita di uno Stato che si estendeva dal lago di Bolsena al monte Amiata, dalla Maremma fino al mar Tirreno. A questo prodigioso sviluppo concorsero uomini dal grande valore e coraggio, fino a quando la città precipitò in un declino inarrestabile subito dopo la morte prematura di Ermanno Monaldeschi la cui Signoria avrebbe potuto proiettare Orvieto in un futuro ancora più glorioso.

E' questo il contesto al centro dell’ultimo libro di Claudio Lattanzi “Orvieto nel Medioevo. Ascesa e declino”, per Intermedia Edizioni, in vendita da lunedì 16 ottobre, sia nelle librerie che on line. I due secoli scarsi che segnarono l’apogeo del Comune furono anche quelli in cui la storia di Orvieto fu straordinariamente densa di eventi e personaggi.

Una singolare commistione di componenti economiche, religiose, diplomatiche e psicologiche creò le premesse per una fase di irripetibile splendore. Ripercorrere e analizzare quest’epoca significa non solo conoscere il periodo più significativo nella secolare storia della città, ma anche comprendere dinamiche e meccanismi che sono sorprendentemente sopravvissuti al Medioevo, condizionando e ispirando anche la Orvieto contemporanea.

Il libro prende in considerazione anche la vita quotidiana, i fatti apparentemente minori e la mentalità degli orvietani dell’epoca, per restituire al lettore un affresco in cui i grandi avvenimenti della storia vengono integrati anche da uno sguardo rivolto anche alle curiosità, alle abitudini e all’ordinarietà di un vivere che oggi fatichiamo anche ad immaginare, ma che si è svolto in quegli stessi luoghi che frequentiamo ogni giorno.