Piramide di Ripa Medici: il mistero di un luogo straordinario

Dai cunicoli di una vecchia cantina al mistero di una piramide cava che si apre sotto i vicoli della città. La storia della Rupe racchiusa nel tufo scalfito dagli etruschi, nelle stratificazioni medievali, fino alle fornaci di inizio novecento vivono nell’area archeologica di Ripa Medici che da anni i ragazzi del team statunitense del Saint Anselm College, con il supporto degli archeologi Claudio Bizzarri e Paolo Binaco, stanno battendo metro su metro alla ricerca di reperti stupefacenti.
La posizione geografica, il masso di tufo per natura inaccessibile, le pianure fertili e i corsi d’acqua vicini ai luoghi abitati non sono passati inosservate agli Etruschi che sulla sommità della Rupe e ai piedi di essa hanno fatto nascere una delle città più importanti della loro civiltà e nella quale scelsero di costruire il Fanum Voltumnae.
L’intraprendenza architettonica degli Etruschi si sviluppò in superficie quanto nel cuore della rupe, tanto che il popolo dei Lucumoni fu probabilmente il primo a scavare nel tufo cunicoli, cave, cisterne, pozzi, fornaci, colombari e luoghi abitatiti tutt’ora utilizzate. Come spiega l’archeologo Paolo Binaco: “Sono più di 1200 le cavità censite sotto la superficie della Rupe di Orvieto. Probabilmente altre sono scomparse o nei secoli sono state riempite perché utilizzate come “butti” o semplicemente crollate. Quello dello scavo di Ripa Medici è l’esempio di questa evoluzione che dagli Etruschi, passa per il Medioevo e raggiunge in nostri giorni. Dietro le pareti di una delle tante cantine orvietane che per decenni è stata una fornace, poi una falegnameria, si è aperto un mondo di storia e archeologia che oltre al fascino dei luoghi rappresenta un importante punto di osservazione scientifico e archeologico su come si è sviluppata nei secoli la città di Orvieto”.
Guidati tra stretti cunicoli, ambienti che mescolano interventi moderni - come la stabilizzazione della Rupe degli anni ottanta - a elementi etruschi e medievali, il dottor Bianco disvela le ultime scoperte di quella che nel mondo è ormai conosciuta come la Piramide di Ripa Medici e che, oltre ai ragazzi del Saint Anselm College, attrae studiosi e appassionati di storia da molte parti del mondo. In questi gironi lo scavo all’interno della Piramide è stato sospeso e l’intera base è stata ripulita dai detriti per permettere ad un equipe di specialisti di effettuare dei sopralluoghi per approfondire e studiare quanto riemerso dalla terra.
E non è certo un dettaglio, considerando che l’ultima “scoperta” potrebbe iniziare a fornire maggiori riposte sulla particolare “costruzione” etrusca. Guardando la Piramide dall’alto, dove il diametro dello scavo è più stretto, si notano delle evidenti scale etrusche che procedono a spirale per alcuni metri, poi si interrompono e sulla parete di tuffo appaiono evidenti delle piccole nicchie che probabilmente servivano a sostenere degli scalini in legno. “Possiamo ipotizzare - spiega Paolo Binaco - che si accedesse a questo grande ambiente conico con delle scale ricavate dal tufo che si appoggiavano lungo il perimetro. Probabilmente a causa di un crollo la scalinata in tufo è collassata ed è stata sostituita e fatta proseguire con degli scalini in legno”.
Il destino della Piramide, come le tante altre cavità orvietane, è stata quella di diventare un butto, ma come spesso avviene: dalla “spazzatura” si ricostruiscono le origini di un popolo.Infatti, l’equipe di archeologi è riuscita a scendere fino a dieci dalla superficie iniziale tagliando obliquamente il fronte di scavo per avere una prospettiva delle antiche stratificazioni del materiale . Nella parte più bassa lo scavo si è interrotto in quanto dal terriccio sono emerse due lastre di tufo ben squadrate che ora dovranno essere analizzate con perizia per comprendere se siano le tracce del fronte di un’antica cava di tufo, o la parte di scalini non crollata.
Le cavità di Ripa Medici rappresentano un chiaro esempio dell’intraprendenza orvietana che ha “vissuto” questi luoghi oggi costituiti da almeno otto ambienti, ognuno con caratteristiche particolari. Oltre allo scavo di materiale da costruzione, le grotte avevano molteplici utilizzi come quello di cantine o cisterne, sia in epoca etrusca, sia in epoca medievale. A testimoniare l’utilizzo alimentare o di approvvigionamento idrico sono le tubature in terra cotta: alcune spuntano dall’alto delle grotte e dovevano servire a versare il vino o altri liquidi nei contenitori, altre corrono sulle pareti di tufo e si congiungono all’interno delle cisterne.
I locali accessibili anche in epoca moderna oltre a diventare la bottega di un noto falegname orvietano per anni sono state delle fornaci. Dal forno, ormai andato perso, nascevano, vasi e piatti della tradizione ceramica orvietana dall’arte di Vascellari all’abilità, in alcuni casi non proprio ortodossa, dei fratelli Riccardi. Affascinate è il paragone che si può fare tra le antiche ceramiche medievali e quelle realizzate moltissimi anni dopo. La stanza delle meraviglie è proprio quella che custodisce i reperti ritrovati all’interno dello scavo.
“Dall’immondizia” della Piramide sono emersi inizialmente reperti sopratutto medievali. Piatti dai colori semplici, grigio scuro e verde, finemente decorati che oltre a riprodurre simboli e motivi tipici dell’epoca non mancavano di rappresentare con estrema cura il profili di donna. Particolare che non è poi sfuggito ai ceramisti dei nostri giorni. Completamente diverse sono le fattezze dei reperti etruschi: vasi, piatti e recipienti che venivano utilizzati nella vita quotidiana. Addirittura alcune di queste ceramiche servivano per cuocere le pietanze e sono riconosciute da una patina bianca che fungeva da antenato “dell’antiaderente”.
Ad acquisire un eccezionale valore archeologico sono i ritrovamenti di ceramiche greche che segnano un punto cardine del popolo etrusco che viveva la Rupe. la presenza di ceramiche greche segnava, infatti, l’elevato stato sociale di chi le possedeva. Ci sono anche delle statue di circa una trentina di centimetri d’altezza che riproducono degli antichi guerrieri etruschi.
Se il maggior numero di reperti è legato alla vita quotidiana delle famiglie etrusche non potevano mancare dei reperti biologici, ovvero ossa di animale che con tutta probabilità venivano consumate nelle tavole dell’epoca. Un’attenta ricerca da parte di una equipe di zooarcheologi hanno dimostrato la presenza di diverse specie animali come gatti, maiali, palombe, caprovini e cani che, probabilmente, gli antichi etruschi offrivano alle divinità pagane nei rituali sacrificali. In periodi storici più vicini ai nostri i colombari presenti in una porzione dello scavo di Ripa Medici venivano usati per allevare piccioni a scopo alimentare.
L’affascinate viaggio nella storia di Orvieto si chiude con la consapevolezza che nella Piramide di Ripa Medici molti dei misteri estrinsechi possono essere svelati.

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