cultura

Pozzo di San Patrizio: l'Axis Mundi

mercoledì 21 giugno 2017
di Mirabilia-Orvieto
Pozzo di San Patrizio: l'Axis Mundi

Pozzo di San Patrizio ad Orvieto - Foto di P. Nicholas

"La natura è costruita in maniera tale che non c’è dubbio che non possa esser costruita così per un caso....Esistono delle leggi naturali di una profondità e di una bellezza incredibili. Non si può pensare che tutto ciò si riduca ad un accumulo di molecole." (Carlo Rubbia)

Immaginate per un momento che, trovandovi nel Pozzo di san Patrizio, siate al centro del mondo. Immaginate poi che, sopra la vostra testa, si innalzi perpendicolarmente, per miliardi di chilometri, una retta così lunga da arrivare ai confini dell’universo. Pensate, inoltre, che sotto i vostri piedi avvenga altrettanto, fino all’estremo opposto.

Ebbene, cosa accadrebbe? La vostra posizione coinciderebbe niente di meno che con quella de “l’Asse del mondo”! Ma andiamo per ordine. Cosa è di preciso un Axis Mundi?

E’ una realtà ideale, ma non per questo meno reale di tante altre realtà. Se oggi la identifichiamo con l’asse terrestre, che si prolunga a Nord e a Sud del globo, fino a raggiungere i poli opposti della sfera celeste, nella storia delle religioni questa retta immaginaria poteva trovarsi in vari punti del pianeta noti per la loro particolare natura, o perché collegati a fenomeni sovrannaturali.

L'Asse del Mondo

Immersi in una visione archetipica del mondo, gli antenati andavano al di là dell’esperienza ordinaria, riuscendo a cogliere realtà non immediatamente accessibili ai sensi e alla mente.
Infatti, fin dalle civiltà più antiche, esistevano dei luoghi “non comuni” a causa della presenza di poteri speciali.

L’eccezionalità derivava dal fatto che proprio in quei punti si riteneva avvenisse un perfetto allineamento delle 3 dimensioni del mondo fisico, cioè di ciò che sta sotto la Terra, di ciò che sta sopra e di ciò che sta oltre la Terra (lo spazio); luoghi in cui convergevano tutte le forze dell’Universo, quelle sotterranee, quelle terrene e quelle celesti, e per questo furono definiti Assi del Mondo o anche “Alberi cosmici”.

L’Asse si comportava dunque come un enorme magnete che racchiudeva e sprigionava una forte concentrazione energetica, conferendo al luogo importanti proprietà taumaturgiche o terapeutiche tali da renderlo appunto un “luogo energetico”, dove era usuale svolgere riti d’iniziazione collegati ai processi di rigenerazione fisica e spirituale dell’uomo.

Le Attrazioni - dal blog "Riflessioni sull’arte"

Un’ultima cosa. Proprio per il fatto di essere un “luogo fisico”, cioè materialmente accessibile a tutti, l’Asse del Mondo era anche considerato per così dire un luogo “metafisico”, cioè un passaggio verso altri mondi che permetteva, a coloro che fossero in sintonia con questi luoghi, di entrare in contatto con altre dimensioni dell’esistenza. Nel corso della storia, molti templi, monasteri, cattedrali, montagne, alberi, caverne e, soprattutto, pozzi d’acqua sono stati associati al simbolo dell’Axis mundi poiché, in virtù della loro verticalità, si trasformavano in vere e proprie vie di comunicazione tra terra e cielo, tra il mondo sensibile e quello ultraterreno.

La verticalità della facciata del Duomo di Orvieto

Anche se questo può suscitare oggi una certa inquietudine, il nostro Asse svolgeva la funzione di “porta” spazio-temporale, un “ponte invisibile” per esperienze extrasensoriali o mistiche, come per esempio quelle dell’Oltretomba. Nessuno può oggi metter in dubbio che la crosta terrestre ha nelle sue profondità delle forze enormi e misteriose, concentrate in certi luoghi, che gli antichi conoscevano bene e chiamavano forze della Dea Madre o della Madre Terra.

Ecco perché, in caverne o cripte, sono state rinvenute delle statue femminili colorate di nero che venivano adorate per sancire l’alleanza tra gli uomini e queste forze, caricandosi così di un significato fortemente simbolico che li rendeva appunto dei “luoghi sacri”.

Sono sempre più numerose le ipotesi che anticamente i luoghi di culto venivano costruiti proprio in questi punti della Terra che avevano forti connessioni energetiche con la Natura.
Tra questi luoghi cosiddetti “esperienziali”, legati al soprannaturale, si ricorda la leggendaria grotta o pozzo irlandese nell’isola di Lough Derg, una delle più importanti mete di pellegrinaggio del medioevo, chiuso per la prima volta da Papa Alessandro VI nel 1497, dove il santo Patrizio, a cui è intitolato il Pozzo orvietano, ebbe la visione del Purgatorio.

Oppure, sempre in Irlanda, la suggestiva isola piramidale di Skellig Michael (che significa “roccia di Michele”), posta a nord della Cornovaglia e dedicata all’Arcangelo Michele. Il luogo si trova proprio sulla cosiddetta “Linea sacra” di san Michele che unisce, in linea retta, l’Irlanda a Gerusalemme, passando per l’Italia centrale. La leggenda vuole che l’Arcangelo Michele sia apparso dal cielo in quel punto a San Patrizio, patrono del Paese, per aiutarlo a liberare l’Irlanda da creature demoniache che abitavano negli abissi delle terra.

Cartina geografica della linea s.Michele

Di questo luogo impressionante, a strapiombo sul mare e dotato di scalini per la discesa, così scriveva nel 18 settembre 1910 George Bernard Shaw: «Un incredibile, impossibile, folle posto, che ancora induce devoti a fare stazioni ad ogni gradino, a strisciare in antri bui ad altitudini impensabili, e a baciare ‘pietre di panico’ che si gettano a 700 piedi d’altezza sull’Atlantico».

Irlanda- Strapiombo di s. Michele nell’isola di Skelling Michael

Con l’avvento del Rinascimento poi, epoca nella quale visse Antonio Sangallo il Giovane, l’attenzione per il mondo naturale ed esoterico fu talmente grande da costituire un importante motivo ispiratore per gran parte di artisti e architetti, intenti a infondere, nelle loro opere, forme e significati appartenenti al patrimonio culturale e religioso della storia dell’umanità.

La stratificazione degli eventi storici e naturali nel luogo dove fu poi realizzato il Pozzo di san Patrizio, non possono non aver contribuito ad accrescere l’aura di mistero dalle valenze simboliche così potenti da oscurare la più modesta concretezza della funzione pratica; a pochissime decine di metri dal “pozzo delle meraviglie” sorgeva infatti il Tempio etrusco del Belvedere e, ancor prima, proprio nel punto esatto dove oggi si trova il celebre monumento, vi era un importante luogo di sepoltura, forse di età villanoviana, venuto alla luce durante gli scavi e in cui fu rivenuta una quantità considerevole di ossa.

A suggellare poi la sacralità del luogo è il fatto che sotto quella piccola area, lungo le pendici rocciose della rupe, sgorgavano sorgenti d’acqua, elemento fondamentale per la vita, ma anche simbolo di purificazione e di rinascita in tutte le religioni antiche. Ancora oggi è possibile ammirare, a pochissima distanza in linea d’aria dal Pozzo, la famosa sorgente di san Zeno, preveniente dalla falda sotterranea che continua ad alimentare l’acqua del Pozzo stesso.

Esterno del pozzo di san Patrizio sulla rupe di Orvieto

E’ indubbio che vi sono dei luoghi, come il nostro Pozzo, dove ogni piccolo frammento di storia, ogni leggenda, ogni attività umana sorprendentemente coincidono e, quindi, capita spesso che, soffiando sulla polvere depositata dagli anni, emergano chiare le stesse identiche origini.
Cosa c’è allora da stupirsi se ad accompagnare il favoloso Pozzo di Orvieto nacquero fatalmente, intorno ad esso, incredibili leggende ispirate a luoghi mitologici: “Bastava affacciarsi sull’orlo di quel cilindro misterioso perché l’immaginazione prendesse a volare. Quelle finestrelle impilate, aperte come vuote occhiaie sull’oscurità delle viscere terrestri, qual vortice abissale, che sembrava affondare alle radici del mondo, nell’ignoto, o forse in un altro mondo...negl’inferi, nell’aldilà? Ed ecco rivivere le antiche leggende delle “discese nell’Ade” o nell’Oltretomba cristiano: le imprese di Ulisse e di Enea, il regno ipogeo visitato da Cristo, l’inferno di Dante, le visioni di Bonvesin della Riva e di Giacomino da Verona, e poi Alberico, e Tundalo e San Brandano” (tratto dal racconto “Il Pozzo di San Patrizio” di M. Jevolella, ed. Mirabilia Orvieto).

Infatti la mirabile macchina architettonica possiede in realtà una doppia natura, quella profana, legata appunto all’aspetto funzionale del Pozzo, ovvero l’approvvigionamento idrico, e quella sacra, legata invece al suo significato simbolico.

Non è quindi un caso che il Pozzo di san Patrizio, detto all’inizio “Pozzo della Rocca” per la sua vicinanza con la Fortezza dell’Albornoz, sia stato collegato alla leggendaria Caverna di San Patrizio nell’isola di Lough Derg in Irlanda, considerata nel medioevo cristiano un vero e proprio “tunnel” dell’aldilà; e non è nemmeno un caso che il celebre monumento sia diventato nell’immaginario popolare anche un luogo-simbolo di “propiziazione”, tanto che ancora oggi i visitatori vi gettano le loro monete per ottenere salute e fortuna.

Isola di Lough Derg in Irlanda

E quando, a costruzione ultimata (ci vollero ben 10 anni!), ci si rese conto ben presto dell’inutilità funzionale, il Pozzo di Orvieto non sfuggì di certo a questo destino del simbolico e del favoloso, tanto che già nella seconda metà del 1500 gli storici orvietani, come il Manente e il Monaldeschi, si soffermarono sull'aspetto meraviglioso dell'opera più che sulla sua utilità e sull'abilità tecnica dell'architetto.
Del resto il “Pozzo delle meraviglie“, costruito con grande genialità e magnificenza, ambì fin da subito a diventare un’opera veramente singolare anche quando incombeva la terribile minaccia di un probabile assedio della città. Nella mente del Sangallo erano infatti ben impresse le “forme archetipiche” che, secondo l’immaginario artistico rinascimentale, avrebbero reso l’opera un simbolo universale per ogni tempo...insomma, un Axis Mundi per eccellenza!

Pozzo di san Patrizio, Incisione di Filippo Bonanni- Roma 1699

Dalla linea circolare che definisce l’asse cilindrico del Pozzo, simbolo d’infinito, a quella spiraliforme delle scale elicoidali che si intrecciano verticalmente senza sosta, simbolo di espansione e sviluppo (vedi “Spira mirabilis”), il celebre monumento si apprestava già dal 1537, anno della sua inaugurazione, a trasmettere tutta la sua forza evocativa: scendere e risalire il Pozzo significava, infatti, trovarsi tra le correnti cosmiche ascensionali e discensionali che, come vortici, scorrono verso il basso e verso l’alto dell’Universo, in un flusso continuo di energia che pervade e unisce Terra e Cielo, Umano e Divino, Naturale e Sovrannaturale.

Anche nel Palazzo Farnese di Caprarola (in provincia di Viterbo) il geniale architetto, Antonio Sangallo il Giovane, progettò monumentali scale a chiocciola con l’intento di realizzare, come per il Pozzo di Orvieto, un grande “Archetipo del mondo”; a completare il simbolismo è la rappresentazione, proprio in fondo alle scale, della sfera celeste con i relativi segni dello Zodiaco.

Palazzo Farnese a Caprarola: scale a chiocciola

In questa prospettiva sembra muoversi l’opera di arte contemporanea di Pier Augusto Breccia quando, nella sua “Solidarietà cosmica”, l’artista raffigura simbolicamente le 3 realtà che costituiscono l’Asse del Mondo: l’Uomo, la Terra e l’Universo. E’ nella loro relazione che si gioca il futuro della Vita!

La Terra come Madre sostiene l’esistenza degli uomini, prendendosi cura di loro (l’uomo seduto sopra il mondo); ma nello stesso tempo l’Uomo deve sostenere la Terra, prendendosi a sua volta cura di lei (l’uomo che sorregge il mondo), mentre è chiamato a riflettere sul mistero del mondo (l’uomo ripiegato sul globo). L’unità fondamentale Uomo-Terra diventa la scala per entrare in armonia con tutto l’Universo, formando con esso un “Asse cosmico”, una sovrapposizione di energie che fanno muovere l’intera creazione verso una meta, un progetto celeste, che tende all’infinito.
Ecco perché il Pozzo di san Patrizio è straordinariamente attuale per l’uomo moderno che fa del “viaggio” una ricerca di radici e di identità, ma anche un’esperienza di senso, dimensioni certamente terrene che però debbono aprirsi al mistero dell’anima, sempre più minacciata da processi di globalizzazione e dal relativismo esistenziale.

Pier Augusto Breccia: Solidarietà cosmica

Si dice che ogni luogo abbia un’anima, un “genius loci” che è necessario riscoprire (il turismo esperienziale). Quando infatti lo stress della vita quotidiana ci porta lontano dal “centro” del nostro essere, allora il richiamo di un luogo particolare può suscitare ricordi o sensazioni profonde, immancabilmente autentiche; perciò «ci si lega spiritualmente a luoghi, persone o cose che si incontrano sul proprio cammino, perché marcano momenti particolari del proprio divenire» (Jung).

A questo proposito, un riferimento alla tradizione cristiana. In tutte le storie del Vecchio e Nuovo Testamento i “luoghi biblici” giocano sempre un ruolo essenziale nella storia della Rivelazione, al punto da costituire un tramite privilegiato tra Dio e l’uomo.

Dal Deserto di Qumran al Monte Tabor, dal Pozzo di Giacobbe al Tempio di Gerusalemme, fino alla discesa negli Inferi dopo la morte, Gesù di Nazareth si è talmente identificato con quei luoghi da entrare perfettamente nella loro anima, diventando Lui stesso un “Luogo energetico”, il Luogo dei luoghi; in quanto contemporaneamente Figlio dell’uomo (la Terra) e Figlio di Dio (il Cielo), egli ha riassunto nella propria vita tutta la realtà, assurgendo dopo la resurrezione a Signore dell’Universo (Kyrios). Egli è infatti l’unico essere al mondo che - come disse san Paolo - ha saputo riunificare in se stesso le potenze del cielo, della terra e di sotto terra.

Moretto da Brescia: Cristo nel deserto, 1540 - Metropolitan Museum

Per concludere, visto che tutto ha avuto inizio con papa Clemente VII, non rimane altro che ricordare le parole con cui papa Francesco si esprime nella “Evangelii gaudium”, riguardo alla valorizzazione dei beni culturali non strettamente ecclesiastici: “Bisogna avere il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione delle diverse forme di bellezza che si manifestano in vari ambiti culturali, e comprese quelle modalità non convenzionali di bellezza, che possono essere poco significative per gli evangelizzatori, ma che sono diventate particolarmente attraenti per gli altri”.

E per coloro che continuano a pensare che il Pozzo di san Patrizio a Orvieto sia solamente un’attrazione turistica, le sorprese non sono finite qui...