cultura

Quaresima: la fragilità di Dio

giovedì 6 aprile 2017
di Fabio Massimo Del Sole - Patrizia Pelorosso
Quaresima: la fragilità di Dio

Antonello da Messina: Ecce Homo, particolare; 1473-76 Collegio Alberoni, Piacenza

Proprio così. Quella fu l’ultima Pasqua per Gesù, l’ultimo viaggio a Gerusalemme. Tutti coloro che l’avevano già ascoltato ed erano stati attratti dalla sua fama si precipitano alla porta della città per riceverlo come fosse un vero re.
Il fascino di quell’uomo annunciatore della Buona novella aveva infiammato a tal punto gli animi che ormai “tutto il popolo pendeva dalle sue parole” (Lc 19, 48).
Il falegname di Nazareth entra trionfante, a cavallo di un’asina. Al suo passaggio si distendono a terra mantelli, si alzano palme in aria, si intonano canti invocando il suo nome: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Mt 21, 9).

Benjamin Haydon: L’ingresso di Gesù a Gerusalemme; 1814-20, Cincinnati

Mai il tripudio verso un uomo era stato così grande. Gli occhi di tutti sono puntati su di lui.
I Farisei sono in allerta, il ritorno di Gesù li inquieta profondamente; temono così tanto il suo ascendente sulle folle che non riescono neppure a trattenere lo sdegno: “Maestro - gli dicono - rimprovera i tuoi discepoli”, come dire “Guarda quanto ti esaltano...digli di smettere!”.
Sono in molti ad aspettare un altro memorabile discorso, o un altro miracolo, o magari un nuovo scontro con i Farisei, definiti da Gesù “ciechi e guide di ciechi”. In ogni caso il popolo lo ama e crede alle sue promesse, per qualcuno già divenute realtà.
Cosa riserverà questa volta il Messia? Con quali altre profezie o parabole o segni straordinari stupirà i proseliti che lo hanno fin lì seguito?
Egli non deluderà le aspettative. Fa subito visita al Tempio e con un gesto eclatante caccia con la forza i venditori e i cambiavalute.

Luca Giordano: La cacciata dei mercanti dal Tempio; 1675, The Hermitage - St Petersburgo

Questa volta la sua azione va dritta al cuore, denunciando la collusione tra potere e denaro, tra religione e interessi personali. Già la resurrezione di Lazzaro aveva creato grande inquietudine tra i Giudei, che si facevano sempre più ostili, ma con l’improvvisa irruzione al tempio, Gesù si era spinto oltre ogni misura: è la proverbiale goccia che farà traboccare il vaso!
Egli continua la sua predicazione a Gerusalemme, sempre più stringente, sempre più profonda, sempre più apocalittica.
Ma dopo un inizio a dir poco travolgente, tutto sembra ritornare tranquillo. I Discepoli affittano una stanza in città per ritirarsi a celebrare la Pasqua con il loro maestro. Gesù sembra aspettare proprio quel momento per svelare ai suoi, riuniti nel Cenacolo, il senso ultimo della sua vita, della sua missione.

El Greco: L'ultima cena; 1568, Pinacoteca Nazionale - Bologna

Durante la cena pasquale accade di tutto: il discorso d’addio, l’istituzione dell’eucaristia, il profondo legame con il discepolo che “Gesù amava”, la ricompensa promessa a coloro che lo avrebbero seguito, l’annuncio della tribolazione finale e il tradimento di Giuda. Intanto, nel Sinedrio, i Farisei stanno preparando la sua cattura, escogitando il modo per ucciderlo. Si è giunti ormai alla resa dei conti.
Poi il dramma sul monte degli ulivi, dove Gesù va a nascondersi con i suoi discepoli per passare la notte. Ora tutto sembra precipitare. Entra in crisi, è sopraffatto da un’angoscia profonda. Mai i discepoli avevano visto il loro maestro in simili condizioni; non reggono, non resistono alla tensione, non sono pronti...terrorizzati anche per la loro sorte. Alla fine si addormentano, cadono in un sonno profondo, come a sfuggire da quelle terribili ore. Lasciato solo di fronte al suo inevitabile destino, Gesù incomincia a pregare, a pregare fortemente.
Ed ecco il momento della cattura, nel cuore della notte, con spade e bastoni, come fossero venuti ad arrestare un brigante; una notte resa ancora più drammatica dal bacio traditore di Giuda il quale, poche ore dopo, s’impiccherà ad un albero per il rimorso.

Michelangelo Merisi (Caravaggio): La cattura di Cristo; 1602, National Gallery - Dublino

Dopo una breve colluttazione con i soldati del Sinedrio avviene l’arresto, mentre i discepoli fuggono.
Il processo è per direttissima, in presenza del sommo sacerdote Caifa e lontano dagli occhi della folla, temuta dagli stessi Farisei. I capi del popolo possono finalmente mettere le mani su colui che aveva messo in discussione tutto: la Legge, il Tempio, le Tradizioni, l’Autorità religiosa. Il processo è politico, tutto avviene in modo convulso, frenetico.
Cristo non oppone nessuna resistenza, non si difende, rimane praticamente in silenzio.
L’accusa è la bestemmia di essersi autoproclamato il Messia preannunziato dalle Sacre Scritture. In realtà la sentenza era stata già emessa da tempo: una condanna a morte!
Intanto, nel cortile esterno all’aula del tribunale, nascosti tra la gente, si trovano anche i discepoli e una serva riconosce Pietro, che impaurito si difende, rinnegando per ben tre volte di conoscere il maestro.
Alle prime luci dell’alba il prigioniero viene condotto in catene da Pilato, il governatore romano cercherà di salvarlo, ma Gesù non darà a lui nessun appiglio. Anche l’estremo tentativo di scambiare la vita del Figlio dell’uomo con quella di Barabba fallisce, perché i sacerdoti aizzano il popolo contro Gesù. Alla fine il ribelle-assassino Barabba, nemico giurato di Roma, viene liberato e, al suo posto, è messo a morte un innocente. Viene allora consegnato ai soldati per essere flagellato e crocifisso.

Leonardo da Vinci: La via della croce

Ora, sul monte Golgota, tutti lo potranno vedere innalzato in mezzo a due ladri comuni, giusta condanna per chi, facendosi simile a Dio, aveva osato rubare a Dio la sua gloria. Eppure anche lì, appeso ad una croce, pessimo strumento di morte dei romani, Cristo non si ferma. In fin di vita, tra lo scherno dei Farisei, accoglie il pentimento di uno dei due ladroni, promettendogli che lo avrebbe portato con sé in Paradiso.
Il suo ultimo respiro è un grido. Gesù muore!
Quell’agonia, così straordinaria e mistica, riesce a toccare persino l’anima di un centurione che, vedendolo morire in quel modo, si converte all’istante: “Questi è veramente il Figlio di Dio!” (Mt 27, 54).

Karel Dujardin: Calvary, 1661


Prima di lui nessun altro uomo aveva dato tutta la sua vita per amore. Tuttavia quella di Cristo non è stata, come si dice, una vita “piena di amore” ma “rivelatrice” di un amore, dell’amore vero, un amore che dà tutto senza chiedere nulla in cambio.
Un Amore così non si poteva certo inventare...si poteva solo uccidere!
Il Dio rivelato da Cristo è un Dio “amante” che arriva persino a lasciarsi crocifiggere dall’amato, e proprio per questo è un Dio “fragile”, totalmente esposto al peccato del mondo, alla brutalità, all’indifferenza, alla superficialità, al tradimento, al cinismo, all’ipocrisia umana.
Sulla croce ha brillato un amore completo, libero, illimitato, capace di perdonare i traditori e i carnefici, come pure di continuare ad amare Dio quando Dio non c’è, quando non si fa sentire, quando è tremendamente assente. Così le ultime parole di Gesù “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato” (Mt 27, 46), al di là di quello che potrebbero sembrare, non sono affatto le parole di un uomo disperato. Sono le parole di un uomo che in realtà sta dicendo con la sua stessa vita: “Io ti amo anche se Tu mi abbandoni”.

Buona Pasqua a tutti.