cultura

In distribuzione "L'Orvietan". Quanta storia ritrovata dentro quella bottiglia

mercoledì 14 dicembre 2016
di Davide Pompei
In distribuzione "L'Orvietan". Quanta storia ritrovata dentro quella bottiglia

Colore giallo intenso, riflessi verde rame e dorati. Profumo complesso, freschezza balsamica e un bouquet di oltre 25 erbe officinali. Dalla malva alla ruta, dal rabarbaro alla lavanda fino alle resine alpine. Raccolte, essiccate seguendo scrupolosamente il giusto tempo balsamico, selezionate e miscelate secondo la ricetta segreta. Lasciate macerare in soluzione idroalcolica, pressate a mano con torchi da banco, filtrate con telo e trasferite in piccole botti di legno per almeno un anno.

Così da dare al tutto, il giusto tempo di decantazione e affinamento prima di essere imbottigliato. Una leggera resistenza alla rotazione del bicchiere ne tradisce la lieve densità ma solo l'assaggio rivela il gusto avvolgente, amarognolo sul finale ma piacevolmente ruvido e astringente. Un gusto recuperato e calibrato sui gusti di moderni consumatori che fa de "L'Orvietan" un prodotto unico e carico di storia, partita da Orvieto che, lontano dalle piazze, ha attraversato le più importanti farmacie d'Europa, conquistando popolo e nobiltà.

Il nome dell'amaro erboristico digestivo corroborante identifica sia il venditore che il luogo d'origine. L'Orvietano in questione è Girolamo Ferranti che il 9 giugno 1603 ottiene dal Comune la sua licenza di vendita sulla pubblica piazza. La diffusione capillare dell'elisir è legata alla figura dei venditori ambulanti di medicine. È tutto documentato nella piccola raccolta "L'Orvietan. Un'antica storia in bottiglia", realizzata in cinque lingue – i testi in italiano sono tradotti anche in inglese, francese, spagnolo e tedesco – e in distribuzione gratuita in questi giorni all'Ufficio di Informazioni Turistiche, nei ristoranti e nei locali di maggiore transito della città.

Nell'Orvieto diVino, "è una storia che torna e si riconsegna alla città come invito a riappropriarsene, lontano dal mero intento commerciale" spiega Lamberto Bernardini, l'imprenditore orvietano che nel 2015 ha avviato la produzione e la vendita dell'amaro al civico 74 di Via Duomo, con la preziosa collaborazione di Patrizia Catellani e Renzo Console, due studiosi dell'Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena, e l'esperienza erboristica di Aurelio Visconti.

"È stata la mia passione per la storia – rivela il moderno Orvietan – a farmi incontrare L'Orvietan, il personaggio e il medicamento che ne porta il nome. La curiosità ha fatto il resto. Rispetto all'originale, che veniva fornito in polvere solubile, abbiamo pensato di creare un prodotto che fosse fruibile più semplicemente e piacevolmente, un amaro. E infine abbiamo aggiunto il nostro tocco personale con l'affinamento in botte per esaltarne l'aroma. L'Orvietan non fu profeta in patria a la sua panacea miracolosa ha fatto il giro d'Europa. Oggi, forse, abbiamo qualcosa di concreto per capirne il motivo".

La raccolta di documenti compila la cronologia, fissando una volta per tutte le tappe salienti della storia de L'Orvietan. Si apprende, allora, che la popolarità arriva in Francia, dove Cristoforo Contugi, successore di Ferranti ed inventore del simbolo con il sole che userà per incartare la sua medicina e distinguerla dalle numerose imitazioni, nel 1647 ottiene dal Re Sole, Luigi XIV, abituale consumatore, il privilegio esclusivo di vendita. Il successo dura per circa duecento anni, conoscendo numerose formule più o meno segrete. Dal 1655 L'Orvietan viene inserito da Schroeder nel trattato sulla farmacopea passando così la mano ai farmacisti che porteranno avanti la produzione.

Numerose, le tracce in letteratura. "Nella prima versione de 'I Promessi Sposi' di Manzoni, quando accanto a Lucia c'era ancora Fermo, è Donna Prassede a suggerirne l'uso. Di lui parla anche Moliere nell'opera 'L'Amour Médicin', lasciando intendere che avrebbe potuto curare anche il mal d'amore. Ne fanno cenno poi in un racconto Voltaire, in una lettera Leibniz, in due romanzi Scott. E poi ancora Balzac e e Chateaubriand". Presente nei dizionari fin dal 1680, nei vocabolari europei di fine '800 la parola "Orvietano" viene identificata con "famoso antidoto inventato a Orvieto". Tra incisioni del XVII secolo, stampe e arazzi del 1736, ne ritrae la diffusione anche il mondo dell'arte. E quello del teatro.

I nuovi studi hanno stabilito quali elementi utilizzare tra le 35 formule recuperate, definendo la ricetta ideale de "L'Orvietan" oggi proposto in bottiglia nella sua originale e segreta formula per riscrivere una nuova storia da bere. È anche per questo che le trenta pagine realizzate presentano oltre al processo di lavorazione, anche consigli su come degustarlo per ottenere una tisana corroborante, un latte speziato, un caffè officinale o un aperitivo dal gusto deciso.

Riprodotti, infine, immagini e stralci di documenti storici dell'Archivio di Stato, un estratto dello studio sulle "Ceramiche per l'Orvietan. Anteprima di una mostra possibile" curato da Alberto Satolli che muove dall'albarello a rocchetto, impiegato in farmacia e fermato su pergamena nel 1602 tra i trenta simboli delle Arti di Orvieto ad emblema degli speziali, e il riferimento alla recente ricerca storica di Sandro Bassetti "L'Orviétan. Medicina universale 1504-1828".

Per ulteriori informazioni:
0763.341060 – info@lorvietan.it