cultura

Si presenta il libro "Muzio Cappelletti del Castello di Allerona, Cittadino di Orvieto, Mercante a Venezia"

mercoledì 30 marzo 2016
Si presenta il libro "Muzio Cappelletti del Castello di Allerona, Cittadino di Orvieto, Mercante a Venezia"

"Muzio Cappelletti del Castello di Allerona, Cittadino di Orvieto, Mercante a Venezia" è il titolo del volume curato da Stefano Cimicchi, Maria Teresa Moretti e Claudio Urbani. Il libro edito da Macchia Alta Editore e ricco di documenti inediti, riproduzioni e citazioni da una nutrita bibliografia, sarà presentato venerdì 15 aprile alle 18 presso la Sala Aurora di Allerona, gentilmente concessa dal sindaco Sauro Basili, alla presenza di Riccardo Calimani, scrittore e storico veneziano, Franco Raimondo Barbabella, già dirigente scolastico del Liceo Scientifico Majorana di Orvieto. All'appuntamento saranno presenti anche i rappresentanti istituzionali che porteranno il loro saluto.

Ad Orvieto, la presentazione del libro avverrà sabato 16 aprile alle 18 presso la Sala Consiliare del Comune, messa a disposizione dal sindaco Giuseppe Germani e dal presidente del consiglio comunale Angelo Pettinacci. Accanto agli autori interverranno Riccardo Calimani, il presidente dell'Istituto Storico Artistico Orvietano Alberto Satolli e Romualdo Luzi, storico e bibliotecario delle terre "farnesiane". Ad entrambi gli appuntamenti saranno presenti anche i rappresentanti istituzionali che porteranno il loro saluto.

Il titolo riporta la definizione del mercante quale si trova sistematicamente, salvo poche varianti che verranno riportate nella trattazione, nei documenti notarili dell'Archivio di stato di Venezia, di Orvieto e nell’Archivio Vescovile. Come noto, Muzio Cappelletti, ormai avanti negli anni e senza figli, con il testamento effettuato a Venezia il 13 novembre 1607, aveva destinato tutti i suoi beni alla costruzione di un monastero femminile ad Orvieto; dopo la sua morte (Venezia, 11 febbraio 1611), venuti in possesso del ricco patrimonio, gli esecutori testamentari, rappresentanti del consiglio della Comunità Urbevetana, considerato che nella città esistevano vari monasteri femminili, mentre era carente l'educazione dei giovani, chiesero ed ottennero da Paolo V (21 luglio 1614) che la volontà del testatore fosse mutata e che i beni dell'eredità Cappelletti fossero destinati alla costituzione di un collegio e al pagamento dei maestri per l'insegnamento superiore dei giovani orvietani. Fu rispettata in parte la sua determinazione con l'assegnazione biennale di una dote di 500 scudi ad una zitella che si fosse fatta monaca nel monastero del Buon Gesù e con il sostentamento e l'educazione di tre giovani di Allerona, il luogo natale del Cappelletti. Il breve fu confermato anche dai papi successivi.

Il testo che si propone prende l'avvio da due distinti filoni di ricerca saggiamente unificati. Ad essi sono stati collegati numerosi sopralluoghi all'Archivio di Stato di Venezia (I Frari) dove sono stati trovati documenti inediti e importanti relativi alla partenza di Muzio (il 2 novembre 1550) dal castello di Allerona con destinazione Roma, e all’esercizio per venti anni della mercatura itinerante in varie parti del mondo, fino in Oriente, per stabilirsi poi a Venezia. Le attività di ricerca effettuate negli archivi di Orvieto, Allerona e Venezia hanno permesso di fare luce su molte altre vicende biografiche del ricco mercante, escluso il ventennale periodo giovanile, annotate su fogli che ad oggi risultano smarriti.

E' stato possibile ricostruire la storia della sua famiglia, i legami tra l'ambiente economico sociale orvietano e quello romano, e di questo con una vasta rete che toccava tutti i punti caldi (Venezia, ma non solo) di un flusso commerciale che, ancora con legami e ancoraggi nel mondo mediterraneo, stava spostando il suo asse verso l'Europa settentrionale e l'Atlantico.

"Conosciamo pertanto oggi - spiegano gli autori - il profilo biografico di Muzio Cappelletti, la sua ascesa economica, l'ampio raggio delle attività di lavoro e la gamma delle stesse, variegata, ma con focalizzazione nel campo dei preziosi e degli investimenti monetari, nonché la sua ricca eredità confluita nel Collegio omonimo e i dati dell'amministrazione di quella che fu, fino alla metà del secolo XX, una delle più importanti aziende dell'orvietano.

Del Collegio Cappelletti sono state delineate le vicende dell' istituzione, facendo chiarezza su aspetti resi complessi dagli stretti legami col Seminario e dai motivi che hanno portato nel 1778 alla fusione dei due enti con la nascita del Seminario Vescovile di Orvieto su cui confluirono anche i beni orvietani del Collegio e della soppressa Compagnia di Gesù. Attraverso approfondite ricerche è stato possibile fare luce sulla serie delle controversie, non univoche nel tempo, tra gli enti che hanno gravitato intorno ai beni dell'eredità: il Comune, il Vescovo, l'Eredità Cappelletti, i Gesuiti e il Monastero del Buon Gesù.

Dalla trattazione emerge a tutto tondo la figura dell'antico mercante, da un lato cittadino del mondo, dall'altro saldamente ancorato alle radici, investendo in immobili e censi nei territori legati alla sua origine, e che amava dichiararsi civis urbevetanus, appellativo derivatogli dalla cittadinanza onoraria orvietana conferitagli nel 1602 dalla città in obbligo almeno di un segno di gratitudine per il lauto prestito di oltre 8.000 scudi.Il lascito complessivo del Cappelletti, di fatto, si è rivelato uno degli elementi portanti del sistema culturale orvietano per più di tre secoli, visto che l'emblema del Collegio compare nell'affresco settecentesco recentemente riportato alla luce nel palazzo comunale, nella Sala delle virtù, accanto a quelli del Monte Pio, dell'Opera del Duomo e dell'Ospedale di Santa Maria della Stella".