cultura

In mostra "Giuseppina Anselmi Faina. Una pittrice dell'Ottocento tra Piemonte e Umbria"

giovedì 28 gennaio 2016
In mostra "Giuseppina Anselmi Faina. Una pittrice dell'Ottocento tra Piemonte e Umbria"

Non solo una pubblicazione che, come annunciato, valorizzerà la storia e il valore artistico di Giuseppina Anselmi Faina, ma anche una mostra promossa dalla Fondazione per il Museo "Claudio Faina" di Orvieto che dedica alla figura della nobildonna Giuseppina Anselmi Faina un'esposizione dal titolo "Giuseppina Anselmi Faina. Una pittrice dell'Ottocento tra Piemonte e Umbria".

Attraverso la presentazione di suoi dipinti, disegni, bozzetti e documenti si tenta di raccontare la vita di una donna dell’Ottocento che cercò di affermare - durante tutta la sua vita - il diritto ad essere un’artista: una pittrice.  Si tratta di un esperimento interessante che prova a trasformare un’esposizione in una biografia: le opere cercano infatti di seguire le tappe delle sua vita da Torino, a Firenze, a Roma, ad Orvieto e tentano di ricostruirne la personalità. Sullo sfondo si snodano vicende familiari, avvenimenti significativi del Risorgimento italiano, incontri con artisti di primo piano del suo tempo.

Il filo conduttore della mostra, curata da Giuseppe M. Della Fina, è stato il volume - significativamente con lo stesso titolo della mostra - dello storico Luca Montecchi e appena pubblicato.
L’inaugurazione si svolgerà sabato 6 febbraio, alle ore 17.00, e vedrà la partecipazione del presidente della Fondazione per il Museo “Claudio Faina”, Antonio Concina, di Luca Montecchi e del curatore.

Nel pomeriggio di venerdì 5 febbraio, alle ore 17.30, a San Venanzo, per iniziativa dell’Amministrazione Comunale, verrà presentato il volume di Luca Montecchi, la cui pubblicazione è stato resa possibile da contributi della Regione Umbria, del Comune di San Venanzo, della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e della stessa Fondazione Faina. L'allestimento resterà visitabile fino a domenica 6 giugno.

Giuseppina Anselmi Faina
Giuseppina Anselmi nasce a Torino il 17 novembre 1818. Il padre, Giuseppe Anselmi, funzionario della corte dei Savoia, uomo colto e amante dell’arte, avvia ben presto la figlia allo studio del disegno e della pittura, prima presso Lorenzo Metalli, poi nello studio privato di Giovan Battista Biscarra, primo pittore di corte e direttore dell’Accademia Albertina. Nel 1832, a soli 14 anni, Giuseppina partecipa alla seconda Pubblica Esposizione di Torino, che si svolge al Castello del Valentino, dove presenta un disegno a matita, un Gesù bambino dormiente, copia di un originale ritenuto di Sebastiano Conca. Nel 1838 è presente alla nuova esposizione che ha luogo presso le sale del Valentino con alcuni disegni. Acquisito un certo riconoscimento, nel 1841 esegue, dietro commissione di re Carlo Alberto, due opere per la rinnovata Galleria del Daniel in Palazzo Reale a Torino: il Ritratto di Eustachio Chappuis e Il ritratto di Attone vescovo di Vercelli.

L’anno successivo si distingue alla prima Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Torino con quattro olii (Tre ragazzi che si divertono all’altalena, Un’ Affricana in custodia di un tesoro, Un puttino e Una figura di donna tratta dal vero) e un disegno a matita (Ritratto di Giuseppe Baretti). Il quadro che più attira l’attenzione è quello raffigurante i tre figli del conte Melano di Portula effigiati sull’altalena: l’opera è scelta dalla Società per trarre da essa le litografie da donare ai soci del sodalizio artistico. Tra il maggio e il giugno 1842 inizia un lungo viaggio di perfezionamento che porterà l’Anselmi prima a Firenze e poi a Roma. Nella città eterna visita gli atelier di alcuni dei più importanti pittori e scultori del tempo: Vincenzo Camuccini, Pietro Tenerani, Luigi Cauda, Luigi Canina, Luigi Fioroni, Bertel Thorwaldsen, Natale Carta e Fedele Bruni. Viene nominata, nel 1843, accademica di merito dall’Accademia dei Virtuosi al Pantheon e più tardi riceve analoga nomina dalle Accademie di Belle Arti di Firenze e Perugia.

Nel 1843 viene celebrato il matrimonio con il conte Claudio Faina di Orvieto. Nella nuova città in cui si trasferisce, l’Anselmi, abituata a frequentare i salotti torinesi, fiorentini e romani, fatica ad ambientarsi. Ricrea in piccolo un salotto artistico frequentato da letterati e pittori orvietani e perugini. Tra il 1844 e il 1851 nascono i tre figli: Clelia, Eugenia e Gemma. Divisa tra doveri familiari e interessi artistici, l’Anselmi non smette di dipingere. Invia quadri alle esposizioni torinesi del 1844, del 1845, del 1847 e a quelle perugine del 1848 e 1855. Negli anni cruciali in cui avvengono le vicende politiche legate al Risorgimento e che vedono la partecipazione attiva di due cognati dell’Anselmi, Mauro e Zeffirino Faina, l’attività artistica rallenta. La famiglia è al centro dell’attenzione della polizia pontificia: Zeffirino viene condannato a morte in contumacia per aver fatto parte del Governo Provvisorio instauratosi a Perugia nel 1859. Sono anni difficili per Lei che restano tali anche dopo l’Unità d’Italia per una serie di motivi: la sua salute comincia a mostrare i primi segni di un peggioramento; nel 1866 il figlio Eugenio, anche a seguito di una delusione d’amore, si arruola tra i volontari di Giuseppe Garibaldi nella III Guerra d’Indipendenza; l’anno successivo la figlia Gemma muore.

Intanto i rapporti con il marito Claudio si deteriorano. L’Anselmi vive una dura crisi che supera dopo un viaggio che compie insieme alla figlia Clelia nell’Italia settentrionale. Ritorna sui luoghi della sua infanzia, a Torino e a Vercelli, città natale di sua madre Anna Rottari. Trascorre un piacevole soggiorno a Cannobio, sul Lago Maggiore, dove finalmente riprende in mano pennelli e tavolozza. L’Anselmi torna così a dipingere e piano piano supera il periodo difficile attraversato. Carica di aspettative e desiderosa di distinguersi a livello artistico, trascorre periodi a Firenze e a Roma dove si divide tra visite agli atelier di pittori e scultori, serate ai teatri e pomeriggi trascorsi in salotti culturali. Nel 1871 partecipa alla prima Esposizione nazionale dei lavori femminili, che si svolge a Firenze. L’Anselmi espone, tra l’altro, due nuovi ritratti: quello della principessa Maria Bonaparte Valentini e quello di Emma Marignoli, opere che le procurano lodi e premi. Nei primi mesi del 1872 la sua malferma salute torna a peggiorare e decide di tornare a Firenze per sottoporsi a nuovi controlli medici. Qui muore improvvisamente l’8 marzo 1872.

Alcuni giudizi su di Lei: “si direbbe che la natura l’abbia creata pittrice”

“Vi dirigo con queste righe il dottore cavaliere Anselmi mastro uditore che accompagnato dalla sua figlia giovine pittrice che ha già dati molti bei frutti del suo ingegno, si recano a visitare la amenissima vostra città. Vogliate accoglierli colla solita vostra cortesia e presentarli agli artisti che frequentano le vostre adunanze. Io non vi chieggo perdono del disturbo che vi arreco, anzi sono persuaso che mi sarete grato di avervi fatto conoscere due persone così gentili e di tanto merito e vi abbraccio con viva cordialissima amicizia”

Lorenzo Valerio a Gian Pietro Vieusseux, Torino 25 maggio 1842

“ Cinque quadri espose la signora Giuseppina Anselmi, i quali mostrano tutti, più o meno, la sua rara franchezza nell’arte. Si direbbe che la natura l’abbia creata pittrice. Raccolsero gran numero di suffragi i Fanciulli che si trastullano coll’altalena, lavoro di mirabile spontaneità”

Angelo Brofferio, in “Il Messaggiere Torinese”, n. 22, 28 maggio 1842, pag. 89

“Io viaggio per stordirmi e per non riflettere troppo ed alla perdita fatta ed alla falsa posizione in cui sono stata messa!”

Lettera di Giuseppina Anselmi Faina al figlio Eugenio, 17 luglio 1868

“Capisco che tu rimpianga di non averla potuta riabbracciare una ultima volta, ma ciò non fu per tua colpa, giacché tutti ti dicevamo che il caso non era gravissimo, ciò che io pure sentii dalla bocca di Cipriani stesso. E dire che il giorno della mia partenza essa stava tanto meglio, e mi disse le più tenere ed affettuose parole. Povera Sorella mia! Certo essa vivrà eternamente nel mio cuore, e presente alla mia mente, da dove non so toglierla né dì né notte. Io non feci nulla per essa ed ho anzi il rimorso di averla lasciata nella sua ultima malattia. Ma chi avrebbe mai creduto la sua fine tanto prossima? Io sì che dove volgo lo sguardo trovo delle care prove del suo affetto e del suo genio nei magnifici lavori che ho in tutte le cose da Lei eseguite. E fra queste la più atta a ricordarmela negli ultimi giorni che vivemmo insieme sì è il mio stesso ritratto ch’ella faceva con tanto amore, ma ripetendo sempre che non lo avrebbe finito!”

Lettera di Luciana Bonaparte Valentini ad Eugenio Faina, Perugia 24 marzo 1872

“Fra queste spicca quell’egregia donna che visse dividendo tanta copia di affetti, fra la famiglia e l’arte, e che in questa raggiunse tanta eccellenza, da produrre opere che potrebbe qualche celebrato pittore, firmare. Giuseppina Faina fu vera artista”

Giulio De Angelis, Le pittrici, in “Il giornale dell’esposizione provinciale umbra”, n. 10, 12 ottobre 1879, pp. 77-78

“Al perfezionamento ed alla fama della Artista nocque il pregiudizio della famiglia, dei parenti, della società in cui visse che la vollero “Dilettante di pittura” non pittrice, pregiudizio da cui seppe liberarsi l’anima energica ed avventurosa di Massimo D’Azeglio, non poté l’animo mite della Damigella Giuseppina Anselmi"

Appunti di Eugenio Faina scritti su carta intestata della “Giunta Parlamentare d’Inchiesta sulle condizioni dei contadini nelle Province Meridionali e nella Sicilia”, 1906-1909