cultura

"Conoscere e amare l'Italia". In mostra gli scatti di Renato Bazzoni, padre del FAI

sabato 28 novembre 2015
di Davide Pompei
"Conoscere e amare l'Italia". In mostra gli scatti di Renato Bazzoni, padre del FAI

"Si protegge ciò che si ama, si ama ciò che si conosce". Filosofia di vita, quella che ispira l'intera azione del Fondo Ambiente Italiano, fatta propria anche dalla mostra fotografica itinerante che dopo la Cavallerizza di Milano, il Teatrino di Vetriano a Vetriano di Pescaglia e il Teatro Ariston di Sanremo, per la sua quarta tappa trova posto a due passi dal Duomo di Orvieto. "Conoscere e amare l'Italia. Le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni, padre del FAI" è il titolo dell'allestimento che sarà aperto al pubblico sabato 5 dicembre alle 17 all'Auditorium di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, che ha contribuito alla realizzazione dell’iniziativa.

Attesi, in quell'occasione, gli interventi di Alessandra Cannistrà, alla guida del Gruppo FAI Orvieto, del sindaco Giuseppe Germani, del presidente della Fondazione CRO Vincenzo Fumi, della presidente regionale FAI Umbria Nives Tesi, della vicepresidente dell'associazione "Amici del FAI" Annamaria Morano, dell'architetto Alberto Saibene, curatore della mostra e di Guido Barlozzetti per Orvieto ritrovata nel film "Treno Popolare" girato sulla Rupe da Raffaello Matarazzo nel 1933.

L'allestimento, patrocinato da Comune e Soprintendenza, sarà poi visitabile ad ingresso libero al civico 3 di Piazza Febei da domenica 6 dicembre a sabato 9 gennaio, dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30 (ultimo ingresso). Chiuso, invece, nei giorni festivi. Ovvero: 8, 24, 25, 26, 31 dicembre e 1 gennaio. Promossa dal FAI, la mostra organizzata con il fondamentale contributo e sostegno dell'associazione "Amici del FAI", raccoglie gli scatti dell'architetto milanese, ripercorrendo le tappe del suo impegno civile per la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano a partire dagli anni '50.

Sei, le sezioni in cui si articola. A ciascuna, corrisponde un monitor su cui scorrono le immagini. Trecento, in tutto, gli scatti appartenenti a un corpus di quasi 30.000 foto donato al FAI dalla moglie Carla. "La prima – anticipano gli organizzatori – è dedicata all’Architettura spontanea o rustica, frutto delle ricognizioni di Bazzoni nei primi anni '50 alla scoperta di un’Italia minuta e produttiva, dalle fattorie fortificate medievali ai primi esempi di edilizia industriale ottocentesca.

Le alluvioni di Firenze e di gran parte del Veneto nel 1966 stimolarono il lavoro di indagine che confluì nella mostra Italia da salvare, curata nel 1967 da Italia Nostra e Touring Club. Il progetto, che per la prima volta ha posto l’opinione pubblica di fronte ai disastri del dissesto ambientale, ha visto la partecipazione di Bazzoni come primo motore della mostra e coordinatore della ricerca iconografica. La storia di questo evento costituisce la seconda sezione. La terza affronta, invece, il tema del fragile habitat di Venezia e della 'bellezza accattivante e splendente, direi sfacciata' della Laguna, che Bazzoni considerava non sufficientemente salvaguardata.

Le fotografie della quarta sezione, dal titolo Tutti al mare, sono scatti aerei che testimoniano gli scempi edilizi nelle zone costiere nel periodo del boom economico e della nascita del turismo di massa. Una visione in chiaroscuro, tra il documento, la divulgazione e la denuncia, che precede le ultime due sezioni. 'Nel solco di Romolo: leggere il territorio' – la storia dell’uomo attraverso il paesaggio, che per Bazzoni era 'un corpo vivo che traduce in forme i contenuti delle civiltà che vi si svolgono' – e 'Dolce Umbria', scatti degli anni '70 che ritraggono una regione in bilico tra passato rurale e segnali di modernità.

Così la superstrada che solca la valle del Tevere collega rapidamente la regione, ma è anche il vettore dei primi disordini urbanistici. Le nuove villette che crescono al margine dei centri storici 'sporcano' il paesaggio, ma assicurano benessere a una regione che comincia ad assistere al ritorno di chi era emigrato".

Durante la mostra il FAI promuove l’iniziativa "Tu, come la vedi?" per condividere l’Italia che gli italiani amano e quella che non vorrebbero vedere. Attraverso il sito www.mostrabazzoni.it sarà, infatti, possibile inviare gli scatti che raccontano l’Italia che emoziona, che piace o quella che rattrista, dimenticata e umiliata, come incentivo a combattere il degrado.

Tra gli eventi collaterali: "Orvieto caput Etruriae. La Città nelle Lettere", percorso didattico dedicato alla rappresentazione letteraria di luoghi e tempi della città, e "Il paesaggio còlto", progetto didattico della sezione di composizione e progettazione del Liceo d’Arte di Orvieto che costituisce una proposta per un'iconografia del paesaggio urbano e per la sua valorizzazione.

Architetto nella Milano della ricostruzione e del boom economico, Bazzoni è morto nel 1996, nel pieno delle sue battaglie, lasciando però un testamento morale che il FAI ha fatto proprio negli anni. Quaranta, quelli che ricorrono dalla fondazione avvenuta nel 1975. Dovuto, dunque, l'omaggio al suo cofondatore, in continuità con la pubblicazione della raccolta degli scritti di Bazzoni, "Tutta questa bellezza". "Il nostro Paese - annotava - reca importantissime stratificazioni di antiche civiltà. Noi non possiamo ignorarlo, non possiamo distruggere queste vestigia. Anzi, dobbiamo farle nostre, in modo che non vengano conservati dei cimiteri, ma delle sedi umane perfettamente vitali".


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