cultura

Davide Van De Sfroos fa scalo ad AlleGrona: "Il mio laghée? Non solo folk"

sabato 4 luglio 2015
di Davide Pompei
Davide Van De Sfroos fa scalo ad AlleGrona: "Il mio laghée? Non solo folk"

Dal cuore del Lago di Como a quello verde dell'Umbria, dove mancava da un bel po'. Ci voleva l'ottava edizione in corso della "Festa AlleGrona" organizzata dall'Associazione Giovani Allerona Scalo nel Piazzale della Sala Polivalente per riportare da queste parti Davide Van De Sfroos, già ospite nel 2010 della quarta edizione di "Umbria Folk Festival".

"Siamo ritornati - ricorda - qualche altra volta. 'Scendere giù' offre la possibilità di fare della tappa un punto di incontro per il pubblico del Centro Italia che viene non solo dal comprensorio ma anche da Perugia, Roma, Siena. In provincia di Terni, però, forse non siamo mai stati. Sarà una novità, dunque, anche dal punto di vista geografico".

La bandiera del folk popolare lombardo sventolerà nella serata di chiusura della rassegna estiva, domenica 5 luglio intorno alle 23, dopo l'open act degli Organicanto, per quella che costituise l'unica tappa umbra del "Van De Estaa tùur" con la sua formazione standard: Angapiemage "Anga" Persico al violino, Davide "Billa" Brambilla (fisarmonica, tastiere, tromba), Maurizio "Gnola" Glielmo alle chitarre, Lele Garro al basso, Silvio Centamore alla batteria e la voce di Leslie Abbadini. 

"Sarà il tipico concerto estivo - anticipa - full band. Da giugno a settembre, siamo open air in piazze, festival ed eventi d'Italia. È un concerto libero da dischi, pieno di ritmo e di carica. La scaletta ondeggia tra passato e futuro, pesca brani dagli album vecchi, rimasti a lungo in un cassetto, insieme agli ultimi successi di "Goga e Magoga".

I pezzi sono ormai più di cento. "Sceglierne uno come preferito - dice - sarebbe un po' come dire a quale dito della mano tengo di più. Ci sono canzoni che sei 'obbligato' a fare. Sono i tuoi brani più suonati ed è il pubblico che li chiede, come "Pulènta e galèna frègia" e, ovviamente, "Yanez" sentita alla finale di Sanremo. Le canzoni, però, sono come i figli. Vuoi loro bene, anche quando sono lontani. E, da grandi, hanno un altro significato. Nuovi vestiti. Raccontano di osterie sotto casa fino agli indiani d'America, spaziano dalla Bibbia a "El calderon de la Stria".

Cantare in dialetto laghée poteva essere un limite, ma è diventato la mia fortuna. Quello che poteva far conoscere la mia musica, invece, ha finito per appesantirmi, confinandomi sotto un'etichetta e una provenienza geografica. Sono stato marchiato fortemente dall'appellativo di "folk".

In realtà, nelle canzoni c'è anche pop, rock, soul e perfino sfumature punk e metal. La lingua deve essere liberata, in tutta la sua ricchezza, farsi strumento per valorizzare anche le minoranze. Penso alle cornamuse della Scozia. Il messaggio, però, è di forte apertura. Contaminazione e integrazione tra culture, attraverso la musica".