cultura

"Schegge di vetro" in San Giacomo. In mostra, la divagazione sulla materia di Massimo Elli

mercoledì 1 luglio 2015
di Davide Pompei
"Schegge di vetro" in San Giacomo. In mostra, la divagazione sulla materia di Massimo Elli

Non si sente un artista, eppure la tecnica che impiega nel realizzare vetrate lo accosta molto all'arte dei grandi. "Alcuni colleghi – dice, con in mano un catalogo da cui escono forme e colori – fanno corsi intensivi di quattro giorni. Io, ho impiegato degli anni per capirci qualcosa. L'arte del mosaico si tramanda, per quella delle vetrate non ci sono scuole". Massimo Elli ha iniziato la sua attività in uno dei più importanti laboratori italiani. "Vetrerie Artistiche Lindo e Alessandro Grassi" di Milano.

Realizzando opere in Italia e all'estero. Collaborando con i maestri Sassu, Longaretti, Nastasio, Paganini, Pettinari, Rivetta, Spagarino e gli scultori Festa e Perini. Ha realizzato vetrate per il Palazzo Reale di Jeddah, in Arabia Saudita. Quelle per "La Rinascente" di Roma. E poi chiese parrocchiali, da nord a sud. E committenze pubbliche e private, ad Osaka e Tokio.

Sue, le vetrate per la torre della Serra Moresca a Villa Torlonia. Sue, quelle per la Casa delle Bridgettine Sisters di Gerusalemme. E ancora l'attività di restauro che ha riguardato non solo luoghi di culto – uno su tutti, il Rosone di Adamo del Duomo di Milano – ma anche edifici pubblici e collezioni private tra cui le opere dei maestri Beltrami, Grondona e Buffa.

"Schegge di vetro. Divagazione sulla materia" è il titolo della mostra che, per la prima volta, lo porta ad esporre ad Orvieto, nei locali dell'ex Chiesa di San Giacomo Maggiore dove sabato 4 luglio alle 18 si inaugura l'allestimento. Quest'ultimo resterà fruibile, ad ingresso libero, da domenica 5 a domenica 12 luglio con orario 10-19.

"L'idea – anticipa, con accento che tradisce l'origine settentrionale anche se da anni ha fatto delle colline orvietane il suo buen retiro – è nata ad ottobre dell'anno scorso. Ed ora, eccoci qua all'ombra di questo gioiello che è il duomo, la cui vicinanza è impegnativa. Lo spazio, però, è prestigioso. A settembre, mi aspetta un importante lavoro di restauro di alcune vetrate storiche di una chiesa valdese".

La locandina della mostra raffigura la riproduzione di una vetrata artistica realizzata da un disegno di Duilio Cambellotti, nel 1926. "Un genio assoluto – spiega – della scultura e della vetrata che adoro, così come il Liberty che mi è sempre piaciuto. Ad Orvieto, saranno esposti poco meno di trenta pezzi. Mosaici a vetro, ma anche qualche vetrata. Il tema sacro sarà rappresentato da un crocifisso su un bozzetto che ho realizzato tanti anni fa. Per il resto, figure geometriche, stilizzate, colori.

Il coefficiente di difficoltà è dato dal numero dei vetri della vetrata. Di solito, almeno trenta. E in un metro quadro ce ne possono stare tanti. Dopo aver disegnato su un cartone esecutivo, va trasferito tutto su un lucido. Il cartone viene poi numerato e scomposto. Quella che ritrae i guerrieri di Cambellotti – un metro per due – conta qualcosa come 1270 pezzi.

La pittura su vetro è realizzata al contrario. Per le sfumature, si adopera il cosiddetto incarnato o carnagione. Si delineano i contorni impiegando gli ossidi con il bistro. Poi è la volta di polvere e acqua. Il pennello consente alla luce di filtrare. Al contrario della pittura che da colore, qui si lavora al negativo. Nel tempo ho affinato la tecnica, personalizzandola a modo mio per realizzare sfumature ai colpi di colore".