cultura

Al Mancinelli tutti pazzi per Favino in "Servo per due". Da Orvieto l'omaggio a Pino Daniele

giovedì 8 gennaio 2015
di Davide Pompei
Al Mancinelli tutti pazzi per Favino in "Servo per due". Da Orvieto l'omaggio a Pino Daniele

"E che meraviglia, il teatro è finzione". La infrange di continuo. Dialogando con il pubblico, trascinandolo fisicamente sul palco con risultati esilaranti. E una fine primo atto a dir poco spiazzante. Strappa risate involontarie anche quando il copione richiede attenzione e suscita tenerezza anche quando il suo personaggio sciocco, ma non stupido, si esprime a gesti. Smorfie, inchini e mezzi passi.

In "Servo per due", la parte del leone la fa l'affamato Pippo di Pierfrancesco Favino, che, energico e poliedrico, entra ed esce dalla sala nera e da quella rossa agli ordini di Ludovico e Rocco – sotto al borsalino c'è in realtà Rachele – e, al tempo stesso, dal suo ruolo di Arlecchino moderno. A ruggire, però, è tutta la compagnia de "Gli Ipocriti" diretta a Melina Balsamo e popolata da tanti nomi di talento. Su tutti, Stefano Pesce nei panni dell'estroso Amerigo, aspirante attore tutto enfasi, posture e azzeccato accento emiliano, e Paolo Sassanelli in quelli del rintronato Alfredo – prima delle tappe di Orvieto, interpretato da Ugo Dighero – che diverte e si diverte, inserendo nelle battute riferimenti locali.

Sono dodici più uno – altrettanti si alternano nel corso della tournée – gli attori del Gruppo Danny Rose che lunedì 5 gennaio e martedì 6 gennaio danno vita su un palco del Teatro Mancinelli di Orvieto che odora ancora delle note di Umbria Jazz Winter a un potente adattamento lungo due atti, ispirato alla commedia "Il servitore di due padroni". Ancora Goldoni, dunque, dopo "Il teatro comico", per riprendere la stagione di prosa. A tradurre "One man, two guvnors" di Richard Bean insieme a Pierfrancesco Favino - che per questa interpretazione ha vinto il Premio "Le Maschere del Teatro Italiano 201"4 nella categoria miglior attore protagonista – ci pensano Marit Nissen, Simonetta Solder e Paolo Sassanelli.

"Sin da subito – annota quest'ultimo che, con Favino, firma la regia – è stato chiaro che avremmo dovuto fare un'immersione nel mondo della Commedia dell'Arte, passando attraverso seminari di acrobatica, clown e maschera". E poi il lavoro fondamentale del canto e del ballo, ai limiti del musical. O piuttosto del cabaret. L'avanspettacolo, con tanto di occhio di bue e microfono retrò. E le note dal vivo sceneggiate dai quattro dell'orchestrina "Musica da ripostiglio" - gruppo finalista nella terna miglior autore di musiche, che ha curato anche alcuni arrangiamenti – raccolte nel cd in vendita al termine di uno spettacolo dai tempi perfetti e dal grande affiatamento degli attori.

La nave – non è un caso che somigli all'onirico Rex di Fellini – non si schianta. Le risate piegano, però, in due lo spettatore che riscopre con l'energia pura del gioco teatrale, grazie a un allestimento scenico e artistico impattante, ricco nelle scenografie, calibrato nelle coreografie visive e verbali. Geniali, alcune trovate sceniche. Irriverenti, le allusioni disseminate nel testo. La Rimini del 1936 rivive nel décolleté generoso della seducente Zaira, nel caschetto biondo della svampita Clarice.

"Quando esponiamo ciò che vorremmo costruire con il nostro gruppo – confida Favino – ci sentiamo spesso rispondere con la parola utopia. Noi preferiamo la parola sogno o progetto perché questi ultimi, con il lavoro e la passione sono per definizione realizzabili". Con la giusta dose d'emozione – stavolta senza finzione – dedica la recita di lunedì "a una persona speciale". E dal palco di Orvieto, la chitarra intona "Quando". Aggiungendo applausi agli applausi.