cultura

"Giorgione: orto e cucina". Libro e cooking show a Orvieto per l'oste del Gambero Rosso

martedì 6 gennaio 2015
di Davide Pompei
"Giorgione: orto e cucina". Libro e cooking show a Orvieto per l'oste del Gambero Rosso

"Al regista, l'ho detto subito. Io, a Roma, a fare quelle cose tristi dentro le cucine televisive dove si finge di tutto, non vengo. Non mi interessa. Sto bene così, in questa Umbria stupenda. Le ricette sono una cosa seria. Io non sono uno chef, sono un oste. Non mi ingabbiate in un copione. Dico quello che mi viene, come mi viene. Il linguaggio della tv è complicato, costruito. E allora io la butto in caciara. I libri? Li ho sempre letti, mai avrei pensato di pubblicarne uno".

Così, invece, è stato. Sia per il programma in onda su Gambero Rosso Channel HD, canale 412 di Sky, sia per l'omonimo libro "Giorgione: orto e cucina". Entrambi arrivati per caso, ma non a sproposito. Entrambi ben accolti dal pubblico. Merito della veracità che fa di Giorgio Barchiesi – classe '57, fuggito dalla Capitale – un gigante buono, saggio e sensibile al bioritmo della terra che lavora. Nella sua dispensa non mancano mai aglio rosso, burro, cipolla rossa di Cannara, crema di latte, guanciale e lardo di suino pesante, olio extravergine d'oliva, peperoncino aromatizzato e sale grosso.

Sapori decisamente forti, che una certa retorica eno-gastronomica un po' ruffiana vorrebbe "eccellenze stagionali a chilometro zero". Etichetta a cui lui preferisce quella di "laidi e corrotti", come le 80 ricette raccolte nel libro, proposte non in base all'ordine di portata ma rispettando il calendario dell'orto. Che offre "profumi" in primavera e "sapori di sole" in estate, fino all'arrivo del "tempo della raccolta" autunnale e al "grande freddo" in inverno.

Domenica 4 gennaio, è Giorgione l'ospite del Centro Commerciale Coop "Porta d'Orvieto". O forse, di più, lo sono la sua cucina di campagna, la filosofia del genuino che persegue e la praticità del suo modo di fare spicciolo. L'inconfondibile silhouette alla Hitchcock appare mezz'ora dopo rispetto alla tabella di marcia, fasciata nella salopette d'ordinanza. Quasi una divisa, ormai, all'interno della quale si dondola disinvolto. Lusingato dalla presenza dei non pochi convenuti, ma in fondo a suo agio.

Prima di dare il via al suo cooking show, si dirige però tra banchi e scaffali del supermercato. Buste in mano, riappare soddisfatto, venti minuti dopo e si mette ai fornelli, raccontando la genesi del libro – "È bellissimo! In otto giorni abbiamo scattato foto rappresentative di quattro stagioni" - ma anche i segreti dell'orto dove coltiva e del cortile in cui alleva. Celebri, ormai, l'azienda vinicola di Montefalco dove produce olio e la locanda dove prendono forma le ricette rustiche con gli ingredienti che si procura, seguendone l'autentica e lenta crescita.

Consapevole di tanta popolarità ma anche della diffidenza di un certo tipo di platee, sazie di pubblicazioni e reality che affollano il mondo della cucina, Giorgione mantiene stile garbato e competente mentre colora l'aria di soffritto. Insieme ad autografi e foto dispensa, generoso, i suoi consigli. Senza la presunzione di un guru stellato, con la confidenza del vicino di casa in grembiule eretto ad animatore del pomeriggio di una domenica di provincia. Disinteressato a trasmettere l'esattezza delle dosi o la perfezione chimica di un gusto. Piuttosto, la bellezza sensoriale di un sapore sano sulla base dell'offerta della natura, il piacere conviviale di una tavola apparecchiata, la lentezza come virtù di chi tiene lontano, almeno dalla cucina, le tecnologie.