Gli studenti aderiscono al concorso dell'Anmig e diventano esploratori della memoria

Si sono concluse con un nuovo inizio le iniziative organizzate dal Circolo Culturale “Il Teatro” di Ficulle in collaborazione con l’Amministrazione Comunale in onore del settantesimo anniversario del passaggio del fronte. Dopo le tre iniziative organizzate dal Circolo, il testimone è passato ora alle allieve e agli allievi della terza classe della Scuola Secondaria di Primo Grado “Monaco Graziano” di Ficulle che con la loro insegnante, la professoressa Tina Marchesani, si sono iscritti al concorso “Pietre della Memoria” promosso dall’ANMIG.
I ragazzi si sono trasformati in esploratori della memoria e andranno a censire monumenti, a ricercare documenti e testimonianze, a produrre relazioni che potranno far conoscere sempre di più le vicende che hanno caratterizzato la Prima Guerra Mondiale, la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra di Liberazione nel nostro territorio. Questa ricerca porterà alla redazione di un prodotto non ancora definito ma che si plasmerà sulla base dei documenti e dei monumenti censiti e schedati, ma soprattutto sulla base delle sensibilità che emergeranno dai ragazzi stessi.
L’avventura è iniziata con la partecipazione della classe all’ultimo convegno promosso dal Circolo Culturale nel mese di Ottobre sul testo “Il ponte” di Giov Battista Tomassini (nella foto insieme alla presidente del circolo culturale Albertina Biggi), il quale ha conquistato l’attenzione degli allievi riuscendo a commuovere la platea con la sensibilità di chi della conoscenza storica fa una testimonianza e una scelta di vita. La memoria storica, la conoscenza storica e la coscienza storica sono tutti ingredienti che sanno ben nutrire lo spirito, quello degli adulti come quello degli adolescenti che dopo le parole dell’autore si sono messi all’opera per continuare sul suo esempio.
«La scrittura di queste pagine - si legge nel libro di Tomassini - è la rimembranza di quello che i luoghi a noi familiari, che ci sanno di pace, di casa, di quiete, hanno visto e patito. […] Spesso mi sono chiesto cosa veramente mi abbia spinto a un lavoro del genere: esclusivamente la passione. La passione e il timore, a volte l’angoscia, che di tante vicende della piccola gente delle campagne e dei borghi rurali, non rimangano tracce e non pervengano all’attenzione degli storici. […] “Quando spirano venti di guerra” ci ricordano i nostri morti “sappiate che a soffiare non è la brava gente. Ricordatevi di noi e amate e difendete la pace”».

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