cultura

Orvieto rende omaggio a Ilario Ciaurro. Fino al 15 luglio l'antologica sull'eclettico maestro dell'Arte de' Vascellari

domenica 27 maggio 2012
di Laura Ricci
Orvieto rende omaggio a Ilario Ciaurro. Fino al 15 luglio l'antologica sull'eclettico maestro dell'Arte de' Vascellari

Umbro di adozione, l'artista Ilario Ciaurro (Cicciano, Napoli, 1889 - Terni 1992), che con la sua multiforme personalità ha attraversato, grazie alla sua vita ultracentenaria, un intero secolo di vita sociale e culturale, è protagonista dell'ultima mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto a Palazzo Coelli. Sono 145, raccolte in cinque sale, le interessanti opere che si possono ammirare: dipinti (nell'immagine di apertura un autoritratto), sculture, incisioni e ceramiche provenienti da collezioni pubbliche e private, tra cui una selezione di 17 opere donate recentemente alla Fondazione CRO dalla nipote dell'artista, Iole Colombini Gasperoni, e ceramiche e documenti appartenuti a Pericle Perali provenienti dalla collezione di proprietà del Comune di Orvieto.

La mostra è stata curata da Teresa Sacchi Lodispoto e da Sabrina Spinazzè per le sezioni pittura, grafica e scultura, e da Alberto Satolli per la sezione relativa alla ceramica. Curata dai tre anche la pubblicazione su Ilario Ciaurro che correda l'evento espositivo - edita da Orvieto Arte Cultura e Sviluppo, la socieà strumentale della Fondazione - da considerarsi non tanto come un catalogo, quanto come un volume che va ad arricchire la collana degli orvietani illustri. Ed è certo che se orvietano di nascita Ciaurro non fu, nella storia della città, nel periodo che vede sorgere l'arte dei Vascellari, l'artista ha lasciato un'indelebile impronta. Che dalla ceramica si estende anche alla pittura, grazie ad alcune tele che raffigurano angoli più o meno remoti di Orvieto o vedute d'insieme della magnifica e singolare rupe, dominata dal gioiello del Duomo.

Come ha illustrato l'avvocato Adolfo Ciardiello, nel presentare la mostra e il volume durante l'inaugurazione di venerdì 25 maggio (fuori città, per altri impegni, il Presidente Vincenzo Fumi), il legame di Ciaurro con Orvieto fu forte e appassionato, dominato da sentimenti contrastanti: da un lato l'amore per le atmosfere e le suggestioni di un ambiente artistico e naturale ricco di fascino e di stimoli in grado di suscitare molteplici ispirazioni, dall'altro i limiti e i lacci con cui la mentalità provinciale stringe e fa scalpitare, talvolta, le anime libere e poco conformi degli artisti. Sentimenti che Ciaurro confidò, in numerose lettere, al pittore Umberto Prencipe e allo scultore Aurelio De Felice, personalità di spicco del panorama artistico dell'epoca, entrambi suoi amici. Il volume su Ilario Ciaurro, nato dalla consapevolezza di un vuoto biografico da colmare, raccoglie, a questo proposito, i due carteggi. Interessante, poi, proprio all'interno di Palazzo Coelli, il raffronto che si può fare tra le opere pittoriche di Ciaurro e quelle di Prencipe, la cui collezione è ospitata in modo permanente nelle sale della sede della Fondazione.

Durante la presentazione, le Dott.sse Spinazzè e Lodispoto hanno offerto alcuni significativi spiragli sulla lunga esistenza di Ciaurro, sottolineando, oltre all'importanza culturale della sua opera, le sue notevoli doti umane. Quello che le due studiose hanno riscontrato, infatti, durante il loro lavoro e la loro ricerca per mettere a fuoco la personalità di Ciaurro, sono stati il ricordo, la simpatia, il calore e la gratitudine che l'artista riusciva a suscitare in chi incontrava. A questo proposito, molto significativa e gradita è risultata una testimonianza di Nazzareno Montanucci, proprietario del noto e omonimo caffè cittadino, che ha ricordato alcuni aneddoti relativi al rapporto con Ciaurro e la sua famiglia.



A Orvieto, città che frequentava e amava, Ciaurro trascorse gli anni della direzione della fabbrica orvietana "Arte de' Vascellari" di Pericle Perali, poi continuata nella sua fabbrica fondata nel 1924 e chiusa nel 1937. A lui si devono, nella Collegiata dei Santi Andrea e Bartolomeo, la vetrata del rosone e le maioliche e le terrecotte nel portico del fianco esterno della chiesa. Un'occasione certamente da non perdere, questa dell'antologica a Palazzo Coelli, per conoscere un maestro delle arti figurative del territorio ternano, e per immergersi in quel raffinato universo di figure e di simboli che, con misurata rivisitazione neogotica, ha tentato di ristabilire un forte legame con la tradizione della ceramica orvietana medievale.

La mostra resterà in allestimento fino al 15 luglio 2012. Si può visitare nei giorni di giovedì , venerdì, sabato e domenica dalle ore 10:00 alle ore 18:00. L'ingresso è libero.

Note su Ilario Ciaurro
Pittore, scultore, incisore, ceramista, decoratore d'interni, scrittore, critico d'arte, giornalista, polemista, animatore culturale, Ilario Ciaurro ha segnato, nella sua lunghissima esistenza, un intero secolo di vita artistica umbra. Un'attività multiforme che, nonostante solo raramente oltrepassi i confini della scena locale, si svolge sempre con matura consapevolezza rispetto agli indirizzi dell'arte del suo tempo. Sin dagli esordi Ciaurro orienta la sua ricerca pittorica in direzione antiaccademica, neoromantica e postimpressionista. Rispetto a queste istanze non derogherà mai, neanche nella seconda metà del secolo; piuttosto, le arricchirà di nuovi spunti, mentre in sede critica difenderà con consapevolezza la spontaneità della visione e la scelta di soggetti intimistici. Negli anni Venti e Trenta, dunque, l'artista preferisce, alla statica solidità di molta pittura dell'epoca, un linguaggio impostato su valori cromatici e luministici, mostrandosi sensibile verso le suggestioni dell'arcaismo e, in particolare, della pittura del Trecento e del Quattrocento umbro. Contestualmente, mettendo a frutto un'insopprimibile vocazione alla manualità artigianale, si afferma tra i principali ceramisti umbri. Ricollegandosi a un'antica tradizione, attraverso l'esperienza della direzione della fabbrica orvietana "Arte de' Vascellari" di Pericle Perali, poi continuata nella sua fabbrica fondata nel 1924 e chiusa nel 1937, rinnova i fasti della ceramica medioevale con nuove iconografie e modalità stilistiche, producendo attivamente per l'Italia e per gli Stati Uniti. Stabilitosi definitivamente a Terni nel 1948 dopo un periodo trascorso in Lombardia, nel secondo dopoguerra diviene figura chiave dell'ambiente artistico locale, animatore culturale e punto di riferimento per gli artisti più giovani, ma anche titolare di un nuovo laboratorio ceramico, da cui escono oggetti d'uso lontani dal revival medievale e attenti alle novità del design contemporaneo, destinati alla decorazione di edifici pubblici e a interni di abitazioni private. 
Notevole è anche il suo apporto alla vita pubblica ternana, che da consigliere comunale lo vede impegnato a fianco di Aurelio De Felice a favore dell'apertura dell'Istituto d'arte, di cui assume la carica di vicepresidente. Attivo fino agli ultimi giorni della sua vita, realizza negli anni Ottanta e Novanta dipinti di grande formato caratterizzati da una straordinaria esplosione di colore.