cultura

Settimana dell'Umbria a New York. "Umbria Jazz" e il "Festival di Spoleto" nella Grande Mela

martedì 4 maggio 2010
Settimana dell'Umbria a New York. "Umbria Jazz" e il "Festival di Spoleto" nella Grande Mela

Con una serata per la stampa specializzata, svoltasi sulla terrazza con vista sulla "Sky line" e il fiume Hudson, della sede Rai di New York, l'Umbria dei grandi eventi culturali, "Umbria Jazz" e il "Festival di Spoleto", si è presentata anche quest'anno nella "Grande Mela", per sostenere la propria offerta turistica sul mercato americano. Promossa e coordinata dall'Agenzia Regionale di Promozione Turistica, l'iniziativa prevede fino all'8 maggio concerti nella "Convent Avenue Baptist Church" del quartiere di Harlem e al "Birdland Jazz Club" della formazione di Enrico Rava, orfana del suo "leader" costretto a rimanere in patria per via di un infortunio, e sostituito - ha spiegato ai maggiori critici americani del settore Carlo Pagnotta, direttore artistico di "Umbria Jazz" - dal sassofonista e clarinettista Dan Kinzelman, un americano che vive da molti anni in Italia e che ha lavorato a lungo a fianco di Rava, di cui è l'arrangiatore musicale personale".

Gli altri componenti del gruppo sono Gianluca Petrella, considerato da molti il numero uno a livello mondiale dei nuovi talenti nel trombone, il pianista folignate Giovanni Guidi, Pietro Leveratto al basso e Fabrizio Sferra alla batteria. Dopo New York, il gruppo proseguirà la sua "tournée" americana a Chicago, dove sono previsti due concerti, il 10 e l'11 maggio, al jazz club "Showcase". Alla serata presso la sede Rai, è stata Alessandra Ferri (come già aveva fatto qualche giorno fa a Bruxelles il direttore artistico della manifestazione Giorgio Ferrara, nel corso di una iniziativa di promozione culturale e turistica organizzata dalla Regione Umbria) ad anticipare, alla vigilia della conferenza-stampa nazionale, alcuni contenuti del programma dell'edizione 2010 del "Festival dei Due Mondi": uno spettacolo basato su un testo dello scrittore giapponese Mishima, per la regia dello stesso Ferrara; i "Sonetti" di Shakespeare messi in scena dal "Berliner Ensemble"; un monologo interpretato dall'attore John Malcovich; un evento di grande danza, il 3 luglio, del coreografo John Neumaier; e il concerto finale del Festival eseguito dall'Orchestra "Verdi" con musiche di Bernstein e Mahler.

"È un bel programma - ha dichiarato il sindaco di Spoleto Daniele Benedetti -, che si colloca sulla linea di rinascita e di rafforzamento del Festival dei Due Mondi, che cerca con successo di ripartire e rinnovarsi dopo la scomparsa del maestro Menotti, mettendo a sistema tutti gli eventi. Recuperare la dimensione internazionale di un festival come il nostro, esportarlo, come 'Umbria Jazz', in America, dà più forza alla nostra regione ed offre ai turisti un notevole valore aggiunto". "L'Umbria esporta cultura - ha ribadito il sindaco di Perugia Vladimiro Boccali, presente alla conferenza-stampa -, l'Umbria punta sulla qualità e il 'brand', e 'Umbria Jazz' ne è un esempio: coniugando musica moderna e scenari antichi, il jazz con le mura etrusche e medievali, offre al mondo uno scenario irripetibile".

"Il lavoro con gli americani è fondamentale - ha detto Stefano Cimicchi, amministratore unico dell'Agenzia di Promozione Turistica -; in questi giorni si svolgeranno 'workshops' di operatori turistici, con il coinvolgimento dell'Enit, a New York e a Chicago. È un'operazione coordinata e continuativa, tesa a costruire e rafforzare l'immagine dell'Umbria turistica su questo importante mercato". Prima della conferenza-stampa, Cimicchi e i sindaci di Perugia e Spoleto erano stati ricevuti dal Console Generale d'Italia a New York Francesco Tatò, che aveva ribadito la necessità di un'azione "coordinata e comune".

"Proprio con l'Umbria, stasera, su questa terrazza, inauguriamo ufficialmente l'apertura dei nostri spazi per la promozione a New York della cultura italiana - ha detto il responsabile di "Rai Corporation" Massimo Magliaro -; è una funzione nuova, con la quale vogliamo affiancare il lavoro dell'Istituto Italiano di Cultura. Vogliamo che la nostra sede - ha concluso Magliano - diventi il 'salotto buono' dell'Italia a New York".