cultura

Sciopero generale studentesco, l'appello italiano di Unione degli Studenti e Link Coordinamento Universitario

lunedì 16 novembre 2009

Il futuro del nostro paese e del mondo è in mano alla nostra generazione. L'Italia di oggi è fortemente in
declino sia dal punto di vista economico sia da quello civile e culturale, e l'unica risposta che il governo
riesce a elaborare è l'attacco alle basi del nostro futuro, alla conoscenza, al lavoro, ai beni comuni, ai diritti,
alla democrazia.
Le uniche risorse di cui disponiamo, oggi, e su cui possiamo costruire una speranza per il futuro, sono la
ricerca, la formazione, il sapere libero. Crediamo davvero di poter uscire dalla crisi senza l'università
pubblica?
Abolire la scuola e l'università pubblica, come di fatto propone il governo, significa sostanzialmente
rassegnarsi in maniera definitiva al declino del nostro paese e alla sconfitta della nostra generazione.
Berlusconi, Gelmini e Tremonti ci chiedono di arrenderci, dare per persa la nostra battaglia per il futuro e
mettere in liquidazione ciò che resta dell'Italia, lasciando che i loro amici si spartiscano il bottino tra le
macerie.
Edilizia scolastica, diritto allo studio, didattica innovativa, democraticità e partecipazione nella nella gestione
delle scuole: sono queste le priorità per gli studenti delle scuole secondarie superiori, e i tagli del governo
vanno in tutt'altra direzione, mirando a distruggere la scuola pubblica.
Chiediamo un serio investimento nell'edilizia scolastica, affinchè le scuole siano messe in sicurezza e perchè
possano essere strutture all'avanguardia, con palestre, laboratori, attrezzature per permettere agli studenti di
poter veramente studiare andando a scuola.

Chiediamo una legge nazionale per il diritto allo studio: diritto allo studio significa tutto ciò che ci permette
di studiare (borse di studio, trasporti, libri di testo, mense e fruizioni culturali di ogni genere come cinema,
teatro, libri, musica, ecc). Oggi questa materia è di competenza delle regioni, con la conseguenza che lo
studente, a seconda di dove studia, ha differenti garanzie. E' necessaria uns legge nazionale che definisca le
garanzie minime che ogni regione deve fornire in tale materia, così come chiediamo in ogni regione un serio
investimento per il diritto allo studio.
Chiediamo una scuola dove gli studenti possano contare nelle scelte dell'istituto, dove ci sia piena
democraticità negli organi collegiali e sia valorizzata la rappresentanza studentesca. Rifiutiamo l'idea del
progetto di legge Aprea che prevede l'ingresso di esterni negli organi di indirizzo della scuola e di fatto
ridurrebbe il ruolo dei rappresentanti degli studenti, il cui numero sarebbe deciso dai singoli regolamenti
delle scuole.

Chiediamo una didattica diversa, innovativa nei metodi e nei contenuti, che metta in grado noi studenti di
affrontare il presente avendone gli adeguati strumenti culturali. Anche per questo il 17 novembre sarà
un'occasione per proporre nelle scuole giornate di didattica alternativa, per sperimentare nuovi modi di fare
lezione più vicini agli studenti.
Il ddl di riforma dell'università proposto dal governo obbliga le università a privatizzarsi, di fatto, nel giro di
pochi mesi. Se il parlamento approvasse questa legge, partirebbe un conto alla rovescia inesorabile: tutti gli
atenei italiani avrebbero 9 mesi per adeguare i loro statuti, con una procedura straordinaria, a quanto deciso
dal governo.
40% di privati nei cda, chiusura delle facoltà, prestito d'onore, precarizzazione della ricerca, attacco alla
rappresentanza studentesca: alla fine di quel conto alla rovescia, non esisterebbe più alcuna università
pubblica, in Italia.

La combinazione tra l'aumento delle tasse, prodotto dai tagli, e l'ingresso dei privati in cda renderebbe i
nostri atenei praticamente identici a quelli privati. La combinazione tra il prestito d'onore e la delega al
governo sul diritto allo studio sostituirebbe le borse, le mense, gli alloggi cui abbiamo diritto con debiti,
debiti e ancora debiti. La combinazione tra l'affidamento della didattica ai dipartimenti, l'obbligo per i
ricercatori di insegnare come i docenti e la precarizzazione dei contratti produrrebbe il blocco totale della
ricerca italiana. Nessuno, semplicemente, potrebbe più fare ricerca, occupato come sarebbe a cercare di
garantire la didattica e a trovarsi un posto di lavoro a fine contratto.
Se facciamo partire quel conto alla rovescia, il prossimo autunno non avremo più un'università da difendere.
Dobbiamo farlo ora, dobbiamo farlo subito, dobbiamo farlo bene. La controriforma non deve passare.
A questo attacco, il più grave mai subito dall'università e dalla scuola italiana nella sua storia plurisecolare,
intendiamo rispondere a tutto campo. Non abbiamo più solo la rabbia di chi non vuole pagare la crisi,
crediamo che il movimento studentesco debba avere la presunzione di dire "voi siete la crisi, noi la
soluzione", partendo dalla centralità del sapere nella società contemporanea.
Tutto ciò avviene mentre è in corso una gravissima crisi democratica, che muta la costituzione materiale del
nostro paese in senso autoritario. Crediamo che il sapere sia l'elemento fondante da cui partire per rinsaldare
le fondamenta e ricostruire la nostra democrazia.

Per questo il 17 novembre, giornata internazionale delle studentesse e degli studenti, bloccheremo tutte le
scuole, le università, i conservatori, le accademie, i centri di ricerca di questo paese. Sarà il nostro primo
sciopero generale, lo sciopero generale studentesco, il giorno in cui facciamo pesare il nostro ruolo e quello
del mondo della conoscenza all'interno della società contemporanea.
Il 17 novembre saremo in piazza, per la prima volta organicamente su tutto il territorio nazionale, con una
piattaforma unitaria di studenti medi, universitari, dottorandi, studenti dei conservatori e delle accademie,
perché il processo di mercificazione del sapere e di parcellizzazione della sua produzione si estende a tutti gli
ambiti della conoscenza, dalle scuole alle università, dai centri di ricerca alle accademie, puntando a fare del
sapere socialmente prodotto una risorsa scarsa, da contendere e commerciare. La nostra condizione di
soggetti in formazione ci pone uguali problemi e uguali opportunità, che vanno colte superando gli steccati
categoriali.

Il classico obiettivo del diritto allo studio per tutti va riempito da rivendicazioni allo stesso tempo puntuali e
inclusive: diritto alla casa, alla mobilità, alle mense pubbliche, alla prevenzione e alla salute, a una
formazione di qualità, all'accesso ai contenuti culturali nel senso più ampio, a un sapere libero da vincoli
proprietari e pubblicamente accessibile, alla formazione continua, alla ricerca e all'arte libere, come dice la
Costituzione, da ogni vincolo ideologico, confessionale o economico, alle pari opportunità, alla
partecipazione democratica e a forme di cogestione nel governo delle istituzioni formative e delle città.
Nessuno di questi obiettivi può essere raggiunto senza un orizzonte comune condiviso da tutti i soggetti in
formazione, in grado di portare un contributo forte, autonomo e centrale alla costruzione di una società della
conoscenza libera, democratica ed eguale.
Invitiamo tutte le studentesse e gli studenti a far sentire la propria voce il 17 novembre per riprenderci
assieme il nostro futuro!

Unione degli Studenti
Link - Coordinamento Universitario


Questa notizia è correlata a:

17 novembre. Giornata mondiale degli studenti. Manifestazione ad Orvieto per il diritto allo studio

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