cultura

"Due cani": dalla farsa nonsense del potere al toccante dramma di Sacco e Vanzetti

domenica 1 novembre 2009
di C. B.

Venerdì 30 ottobre per la rassegna teatrale di Venti Ascensionali 2009 è stato proposto alla Sala del Carmine lo spettacolo "Due cani ovvero la tragica farsa di Sacco e Vanzetti", di e con Lino Musella e Paolo Mazzarelli.
La vicenda racconta di due attori di strada che vengono arrestati mentre stanno mettendo in scena la loro esibizione sul sagrato di una chiesa.
I due si trovano così rinchiusi in un luogo indefinito e non sanno darsi una ragione di quella reclusione. Forse perché hanno disturbato la messa, forse perché il "sindaco del paese" ha equivocato la risposta di uno dei due attori "... attori a chi? Noi siamo due cani ...", forse per quello che voleva significare la loro rappresentazione.
Una situazione senza senso al limite del grottesco che diventa, però, l'espediente per trasportare lo spettatore dalla farsa al dramma.
I due infatti non sono soli, qualcuno interagisce con loro tramite un vecchio telefono e li invita, anzi li obbliga a ripetere la loro rappresentazione.
Allora i bravi Lino Musella e Paolo Mazzarelli da due attori di strada - Carmine e Augusto - si trasformano in Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti e ripercorrono alcuni istanti del processo "farsa" che portò all'ingiusta condanna a morte dei due emigrati italiani.

Lo spettacolo cresce di intensità e le citazioni tratte dalle parole di Sacco e Vanzetti sono di grande impatto emotivo.
Il potere superiore con cui i due attori si rapportano costantemente nello spettacolo si trasforma da grottesco in violento, xenofobo, intollerante e sordo alla verità fino a condannare a morte due innocenti. Un potere che si scaglia contro gli ultimi, i più deboli, gli immigrati, i senza lavoro.
Nel finale le due coppie si confondono l'una con l'altra come in un gioco di specchi e se per i due attori di strada c'è forse una via d'uscita, magari a prezzo della loro amicizia, per i due emigrati italiani innocenti c'è solo la via che porta verso la sedia elettrica e su questo cammino si spengono le luci del palcoscenico.
Non sempre però, specialmente nei momenti in cui i protagonisti sono i due attori di strada, il testo risulta convincente ed il tutto sembra esclusivamente reggersi sulla forte presenza scenica dei bravi Lino Musella e Paolo Mazzarelli.
Lo spettacolo ha tuttavia importanti momenti di emotività quando gli interpreti recitano le parole dei condannati a morte, come nella citazione della lettera di Nicola Sacco al figlio Dante "... dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri, più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso...", o in quella delle parole di Bartolomeo Vanzetti "...io non augurerei alla più bassa creatura della terra ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole..." .